Quanto rimane del Medioevo nella cultura novecentesca e contemporanea? E soprattutto, quanto ha ancora da insegnarci il Medioevo, tra tutti gli evi del passato probabilmente il più negletto?
La domanda attraversa in filigrana il prezioso libro di Salvatore Ritrovato Antieroi e uomini liberi, che l’editore Quodlibet ha dato alle stampe con l’eloquente sottotitolo: Quattro passi fra Medioevo e letteratura. Non è una domanda che debba essere intesa solo in senso accademico: da Calvino a Eco a Fo, passando per molti altri autori a noi coevi, tra cui l’indimenticabile Guerra e l’indimenticato Malerba, il Medioevo che è in noi non ha cessato di risuonare nelle pagine di formidabili riprovatori dell’oblio. Anzi, si potrebbe dire che nessuna epoca come quella medievale ha nutrito alle fondamenta concetti chiave della contemporaneità come gioco, irrazionalità, mistero, passione e dissenso.
Scrive Ritrovato: “Il cantastorie, il giullare, il villano, da emarginati, derisi e beffeggiati, tornano in primo piano deridendo e facendosi beffe dell’istituzione, smascherando il potere e la sue favole, e non per un senso di gratuita irriverenza, bensì per inventare un altro modo di stare al mondo e di leggerne la storia”. Si tratta dunque di questo Medioevo, di un Medioevo fortemente e coscientemente attualizzato, che la letteratura moderna e contemporanea riporta agli occhi dell’uomo di oggi: un Medioevo che lungi dall’essere assimilabile al solo oscurantismo, secondo l’inflazionata formula di troppi, ci rivela una straordinaria vocazione pre-illuminista e a suo modo persino rivoluzionaria: farsi beffe dell’autoritarismo e in senso più ampio, appunto, del potere.
Il Novecento che da Zapata (in Messico) a Lenin (in Russia) ai partigiani anti-fascisti (in ogni Occidente) ha gridato il proprio sdegno per le coartazione a cui lo obbligavano autoritarismo e potere, il Novecento insomma che ha raccolto dal popolo la sua voce più veemente e più limpida, ha quindi un debito (non fosse che di riconoscenza) verso gli eroi – o per meglio dire gli “antieroi” – dei cosiddetti “secoli bui”.
Ed è proprio questo il titolo del saggio qui richiamato: Antieroi e uomini liberi. Un titolo che esorta a una domanda cruciale: chi più di coloro che liberi non sono e di coloro che al potere devono rendere la propria coscienza riducendosi, o elevandosi, ad antieroi in lotta contro l’oppressione, chi più di costoro incarnano ancora oggi (pensiamo al famoso dipinto di Pellizza da Volpedo, all’emersione del Terzo Stato francese dalle strettoie della monarchia, al reietto di Volponi) – il riflesso esatto del “vinto medievale”?
Continua a questo proposito Ritrovato: “Quello che succede tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli Ottanta asseconda una sempre maggiore attenzione verso il mondo rurale, popolato di figure umili ed emarginate, che il miracolo economico aveva avviato all’estinzione, ma che tanta parte aveva avuto nella storia e nella cultura italiana, come hanno modo di sottolineare gli studiosi di folklore, mossi a sistemare in aggiornati repertori canti e fiabe popolari, riscattandoli dai rischi della tradizione orale”.
Ecco dunque che il Medioevo, per così dire, riemerge dalle tenebre e rinasce dalle ceneri. Ma non nelle forme asettiche e protocollari della rievocazione storicistica o filologica, ma proprio in grazia di quella passione civile – oltreché che letteraria – che ha dato corpo fino ai nostri giorni a opere di valore assoluto: tutte in pari tempo contemperate da sensibilità novecentesca e spirito medievale. Così si dispiegano i quattro brevi saggi che compongono il lavoro di Ritrovato: quattro illuminanti ed esilaranti exempla di che cosa sia “diventato” il Medioevo nella voce di maestri della cultura contemporanea: Monicelli (Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno), Guerra e Malerba (Storie dell’anno Mille), Calvino e Manganelli e altri (a confronto con Il Milione di Polo) e di nuovo Calvino con le Città invisibili.
Ma i richiami e i rimandi sono talmente numerosi che l’impressione suscitata da questo libro è che il Medioevo tracimi letteralmente nelle terre del Contemporaneo.
D’altra parte, come avverte lo stesso Ritrovato: “Il Medioevo come antidoto alla Modernità? Tutt’altro, direi invece piattaforma di lancio della Modernità”.