Me ne frego totalmente di quale sia il ruolo del poeta, mi hanno chiamato poeta, ma io ho scritto così, sono un artigiano, ho scritto per far piacere a molti e infastidire altri, e va bene!
Jacques Prévert
Alla fine della Seconda guerra mondiale, Jacques Prévert e sua moglie Janine affittarono La Miette (La Briciola), una piccola casa nel cuore del villaggio artistico della Costa Azzurra, prima di trasferirsi nella tenuta L’Ormeau, alla periferia del paese, dove restarono fino alla metà degli anni Cinquanta. Prévert decise di trasferirsi a Saint-Paul-de-Vence per sfuggire alla frenesia della capitale francese, dove l’artista è cresciuto, ma anche per i mitici Studios de la Victorine, ossia gli studi cinematografici di Nizza, che negli anni Quaranta erano in piena attività e rappresentavano un trampolino di lancio per vari sceneggiatori, tra cui Jacques.
Durante la guerra, una volta congedato dall’esercito, Prévert trasferitosi a Saint-Paul-de-Vence, scrisse la sceneggiatura e i dialoghi di un film monumento francese girato in Costa Azzurra: « I bambini del paradiso » (1945), del regista Marcel Carné e i dialoghi del film di André Cayatte, « Gli amanti di Verona » (1949). Inoltre, la sua presenza ha contribuito ad attirare nel villaggio altre personalità del cinema, tra cui i registi Henri-Georges Clouzot e André Cayatte, che hanno vissuto qui per un certo periodo.
La Miette
L’amicizia con Pablo Picasso
Pablo Picasso a St Paul de Vence
«Non sai disegnare, non sai dipingere, ma sei un pittore» - ha detto Picasso di Prévert. A Saint-Paul-de-Vence, il poeta francese più famoso del 20esimo secolo, tra le varie celebrità dell’epoca, conosce anche il pittore spagnolo Pablo Picasso, che ai tempi abitava ad Antibes. Tra i due nasce un’amicizia che si espande anche al loro mondo artistico, infatti il poeta francese ha contribuito in modo determinante alle collaborazioni artistiche di Picasso.
Il loro primo lavoro comune fu il balletto Le Rendez-vous di Roland Petit, basato su un racconto di Jacques Prévert, con musiche di Joseph Kosma, creato per i Ballets des Champs Élysées e con il sipario che riproduce Bougeoir et masque, un olio su tela dipinto da Picasso nel 1943. Il balletto evoca la Parigi bohémienne del dopoguerra, dove una giovane cerca di sfuggire al destino che gli è stato predetto da un oroscopo.
Sul tema centrale del balletto, il poeta scrisse una canzone intitolata “I ragazzi che si amano”, utilizzata nel film di Marcel Carné e passata alla storia:
«I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno [...]»
Paroles, è una raccolta di 95 poesie di Jacques Prévert, pubblicata per la prima volta nel 1946 e arrivata al 16° posto nella classifica dei 100 libri del secolo di Le Monde. Tra le varie poesie essa comprende anche Promenade de Picasso, scritta in onore dell’amico pittore. Il successo della collezione poetica fu immediato e fino ad oggi resta la collezione di poesie più venduta.
Nel 1959, il poeta francese per antonomasia pubblicò Portraits de Picasso, con un testo accompagnato dalle fotografie del celebre pittore scattate da André Villers. Picasso “arricchì” una delle copie del libro con una dedica per il suo amico e autore. Le sue dediche all’interno di un libro sono rare, ma sempre segnate dalla spontaneità e dalla libertà di esprimersi, che si tratti di scrivere, disegnare, dipingere o “scarabocchiare”. In questa occasione, l’artista spagnolo condivise un’intimità sincera con Prévert, donando al poeta la sua inesauribile inventiva, il suo umorismo e la sua autoironia. Creature e caricature si mescolano in forme che sembrano semplici, ma in realtà sono ingannevoli, mentre i colori vivaci e allegri sulla carta sembrano un ammiccamento amichevole, un’unione sacra. Queste pagine animate riflettono l’attrazione di Picasso per le parole e i libri, che illustra con la stessa energia e generosità con cui dipinge, dando l’impressione di un’improvvisazione volutamente maldestra.
Yoyo Maeght, “figlia” di una dinastia di artisti, ricorda Prévert
Yoyo Maeght, Jacques Prévert & Pablo Picasso
Il mio soprannome, Yoyo, rappresenta la mia identità, il mio modo di pensare, tutti quelli che mi conoscono bene dicono di me: “Non cercate di capirla, lei è stata cresciuta da un gruppo di artisti surrealisti”
Yoyo Maeght
Françoise Maeght è la nipote dell’editore, gallerista e mecenate Aimé Maeght, che insieme alla moglie creò la Fondazione Marguerite e Aimé Maeght a Saint-Paul-de-Vence nel 1964, la prima fondazione d’arte indipendente in Francia, concepita in collaborazione con l’architetto catalano Josep Lluís Sert.
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Françoise, che si fa chiamare Yoyo, soprannome datole da piccola da un caro amico di famiglia, di nome Jacques Prévert, organizza e cura mostre di arte moderna e contemporanea ed è autrice di diversi libri sull’arte e sulla storia della famiglia Maeght. È cresciuta circondata da artisti a lei vicini (tra cui Giacometti e Miró) e l’arte l’ha sempre accompagnata nella vita, sin da piccolissima.
Infatti, i suoi ricordi d’infanzia sono popolati da vari artisti, tra cui Prévert, che, a detta sua, si divertiva a spaventarla imitando un orco cattivo che la rincorreva per le vie del villaggio, sempre con la sigaretta in bocca.
Negli anni, il poeta divenne sempre più importante per Aimé Maeght, che lo coinvolse in tanti progetti artistici per la sua fondazione. Infatti, Aimé, con un piccolo gruppo di intellettuali, scrittori e poeti, creò alcune riviste intellettuali e nel 1947 organizzò una mostra surrealista molto importante il cui manifesto fu creato da Mirò. Simbolicamente, questo manifesto ha un significato potente, soprattutto se si pensa che all’epoca non c’erano più né carta né tipografie disponibili, quindi la comunicazione veniva fatta per lo più con manifesti, che venivano attaccati alle porte di caffè, ristoranti, etc. Da questo momento in poi Prévert divenne molto importante per Aimé Maeght, non solo perché fu il poeta ad introdurlo a Mirò, ma anche perché Jacques decise di scrivere per l’amico e collezionista d’arte, molti testi per i cataloghi delle sue mostre, tra cui anche un libro d’artista, di sole 200 copie con incisioni e litografie, firmato e numerato.
«Jacques Prévert è più di un grande nome, è un simbolo di libertà. Non era un pittore e quindi la sua arte non era visibile agli occhi, ma ha portato le sue idee nel mondo artistico e questo è molto importante. Mio nonno, Aimé, era orfano e ha perso un figlio, questo triste avvenimento lo ha spinto a creare la fondazione Maeght, un’opera straordinaria con tutti questi artisti, anch’essi senza figli, riunitisi per creare arte che sorpassa la vita e la morte, e che resterà con noi per l’eternità», ha detto Yoyo Maeght.
La grande famiglia dell’arte
Laser 02.08.2024, 09:00
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