Già all’inizio degli anni ‘60 Roland Barthes nei saggi oggi contenuti in Il senso della moda. Forme e significati dell’abbigliamento (Einaudi, 2006) ci ha spiegato che la moda è un sistema di significazione e comunicazione e proprio per questo può essere studiata, grazie alla semiotica, come si studia il linguaggio. La moda è un linguaggio universale, che ci parla di noi e del tempo in cui viviamo.
La moda è un prisma che fonde creatività e industria, un soggetto culturale. La moda, ufficialmente sdoganata come forma d’arte, appare però come la più contraddittoria. A volte visionaria, altre volte classica, pop ma anche snob, fieramente ignorata da molti eppure capace di muovere il mondo. Lo sostiene Maria Luisa Frisa nel suo libro I racconti della moda (Einaudi, 2024) 15 storie che raccontano la moda in letteratura. Ne esce un viaggio dai salotti sfarzosi di inizio Novecento fino alle passerelle e ai flash delle riviste dei giorni nostri.
Maria Luisa Frisa l’arte della moda la conosce, la teorizza e la narra da anni. Teorica della moda, insegna all’Università IUAV di Venezia, dove ha fondato il corso di laurea in Design della Moda e Arti multimediali. Le forme della moda è il suo saggio sul tema uscito aggiornato due anni fa da Il Mulino.
“I racconti della moda”
Alphaville 09.12.2024, 11:45
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In questa raccolta si serve di alcuni grandi racconti della letteratura contemporanea per dar forma al suo moda-pensiero, usando la letteratura come strumento per parlare di corpi e degli abiti con cui si mostrano e delle società che attraversano. Immaginando sempre la moda come un affaccio panoramico sul mondo. Da Joyce Carol Oates che racconta di ragazze, consenso e abuso nell’America profonda, Pier Vittorio Tondelli con una riflessione su musica, stile e cravatte, Bret Easton Ellis che mette in scena la ricca disperazione del jet set di Los Angeles. E ancora, una serie di recuperi d’eccezione: Irene Brin e Gianna Manzini, ad esempio ma anche un racconto disperso e ritrovato di Michela Murgia.
Maria Luisa Frisa è stata intervistata da Enrico Bianda per Alphaville e sulla moda dice:
È una forma incredibilmente legata a noi, ma nello stesso tempo intima, è quello che ci rappresenta. L’aspetto da una parte ci rivela e dall’altra ci nasconde. Quindi è affascinante, parla di noi e del nostro stare nel tempo, delimita il nostro corpo, ma nello stesso tempo lo libera. Insomma, sottovalutiamo troppo la moda e non ci rendiamo conto quanto sia così connessa a noi e al tempo in cui viviamo.
Maria Luisa Frisa
Fra gli scritti antologizzati da Maria Luisa Frisa c’è Pier Vittorio Tondelli, con un racconto dedicato alla cravatta. In questo testo a colpire Tondelli è il famoso ritratto di Patti Smith nella copertina di Horses, fotografata da Mapplethorpe, dove indossa una cravatta. E nel suo breve saggio Maria Luisa Frisa, avvicina questa fotografia di Patti Smith all’uomo senza cravatta di Gianni Versace, uscito nel 94:
Quello che a me poi interessava era usare i testi per raccontare delle cose della moda che secondo me erano importanti. E poi mi interessava anche parlare della moda maschile, perché si tende sempre a parlare solo della moda femminile. Per me la moda maschile è il territorio dove avvengono i cambiamenti più interessanti. E mi interessava per esempio parlarne adesso. Mi interessava parlare della sessualizzazione del corpo maschile quasi al pari di quello femminile. E in questo Versace molto aveva fatto.
Maria Luisa Frisa, I racconti della moda (Einaudi, 2024)
Versace, Milano 2017