Letteratura

Le tracce di Foscolo nella sua Zacinto

Tra le mura di un’anima inquieta 

  • 8 agosto, 13:12
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Il coloratissimo ritratto di Foscolo per opera di Ch. Barlos (2022)

Di: Lucrezia Greppi

«Finché sarò memore di me stesso», scriveva Ugo Foscolo nel 1808, «non oblierò mai che nacqui da madre greca, che fui allattato da greca nutrice, e che vidi il primo raggio di sole nella chiara e selvosa Zacinto, risuonante ancora de’ versi con che Omero e Teocrito la celebravano». Una terra che, annota nel poemetto Le Grazie, venne lodata da Virgilio e dall’autore dell’Odissea per «la beltà de’ suoi boschi» e la «serenità del cielo». Una bellezza sacra, scrive ancora nel celeberrimo sonetto A Zacinto, giacché dal «greco mar» in cui si specchia l’isola «vergine nacque Venere». Acque in cui a lungo vagò l’eroe mitico, per poi approdare finalmente alla «petrosa Itaca», al contrario di lui, moderno esule, cui il fato riservò «illacrimata sepoltura».

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Alle parole del poeta fanno eco, duecento anni dopo, quelle dell’Associazione culturale di Zante “Ugo Foscolo”, fondata nel 2009: «Non dimenticheremo mai che Foscolo nacque sulla nostra isola da madre greca e padre italiano, che imparò le prime lettere sull’isola […] che non smise mai di sentirsi zantiota, che dedicò un’ode a Zante, che corrispose con la madre e altri amici in greco, che cercò di combattere nella Grecia ribelle nel 1821 e che desiderava trascorrere i suoi ultimi anni a Zante». All’associazione si deve la ricostruzione della casa del poeta italo-greco, nel centro della città, nel quartiere di Madonna Odigitria, dall’anno scorso aperta permanentemente al pubblico.

Il caso volle infatti che questa modesta dimora, dove Foscolo trascorse la sua infanzia (dal 1778 al 1785), venisse prima distrutta dai bombardamenti dell’aviazione italiana (il 6 novembre 1940), di nuovo danneggiata da esplosioni e missili (l’11 gennaio 1944), e infine rasa al suolo da terremoti e incendi (nell’agosto 1953). Una storia sfortunata che inizia con una minaccia di demolizione, avanzata dall’ultimo proprietario della casa e osteggiata dai cittadini e dagli intellettuali dell’epoca: nel 1886 il Comune di Zante la acquistò, pungolato da chi non voleva veder realizzato lo stesso “sacrilegio” commesso in quegli anni, vale a dire la demolizione della casa in cui Foscolo trascorse la sua adolescenza (dal 1788 al 1792), di ritorno da Spalato e a seguito della morte del padre; si trattava della casa di Giovanna Spathis, sorella della madre del poeta, dove dimorò sino alla sua partenza per Venezia.

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La casa-museo di Foscolo, ricostruita nel 2016, è una delle poche tracce del poeta nella sua Zacinto. Due si trovano nelle immediate vicinanze dell’edificio: un cenotafio (vuoto, le sue spoglie sono a Santa Croce a Firenze), opera di Ioannis Vitsaris (1876), con un angelo piangente e la scritta «O materna mia terra, a noi prescrisse / il fato illacrimata sepoltura», e l’incisione, in greco, «sotto questo lume leggeva “fanciulletto” Ugo Foscolo», sull’edicola votiva della cappella intitolata alla Madonna Odigitria. Infine, il busto in bronzo del poeta, realizzato dallo scultore Costas Dimitriadis (1927), che oggi si trova ai margini dell’ampia piazza Dionisio Solomòs. Una posizione piuttosto infelice (la vista del busto è ostacolata dai gradini dell’anfiteatro retrostante) che forse lo stesso Solomòs – autore di quell’Inno alla libertà (1824), che, musicato dal Manzaros, diventò ed è l’inno nazionale ellenico, ma anche di un Elogio di Ugo Foscolo e di un sonetto In morte di Ugo Foscolo (1827) – avrebbe giudicato poco appropriata. 

Il poeta Dionisio Solomòs omaggiò il suo illustre connazionale, morto il 10 settembre 1827 a Londra, nella chiesa cattolica di San Marco a Zante, dove Foscolo ricevette la prima educazione. Oltre a ripercorrerne la vita e le opere, Solomòs arricchisce la sua orazione funebre (in italiano, l’isola era infatti sotto dominio veneziano) di interessanti informazioni sulla personalità del poeta italo-greco: «Credo che a molti qui in Zante si giri ancora per lo pensiero come egli, di tenera età, arrestasse gli occhi degli altri coll’arditezza della sua fisonomia, fatta più osservabile dai forti baleni degli occhi cerulei, colla volubilità delle parole, che egli pronunziava con alto suono, colla rattezza de’ suoi passi, dal che la moltitudine, bieca ne’ suoi giudizi, suol quasi sempre argomentare follia, quasi che desse argomento d’alta saviezza chi lentamente cammina». Foscolo, aggiunge Solomòs, era come «un leone addormentato sulle sue zampe protese innanzi, in atto di essere preste alle difese»; non poche volte «svegliavasi, alzava il capo, guardava attorno, e ruggiva». Troviamo così rispondenza delle descrizioni che lo stesso Foscolo fece di sé: quel personaggio inquieto, arguto ed audace di cui parla in Alla sera («quello spirto guerrier ch’entro mi rugge») e nel suo Autoritratto: un uomo «schietto», «iracondo», «inquieto» e «tenace», dall’«ardito aspetto» e con occhi «intenti», i cui «passi» e «pensier» erano «ratti».

Ugo Foscolo, "Alla sera"

Colpo di poesia 21.04.2022, 21:50

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Un «temperamento vivo e indomabile», come lo definì la zia materna, che dimostrò sin dalla più tenera età: radunati diversi ragazzi, Foscolo assalì infatti le porte del ghetto ebraico a Zante, in nome della libertà; la popolazione insorse contro i “rivoltosi”, che si diedero alla fuga, ad eccezione del capo-brigata che continuò imperterrito a martellare il muro; il piccolo Foscolo venne quindi arrestato e messo in prigione per un giorno. Il curioso aneddoto (la cui veridicità è confermata da un documento, che lo assegna al 1785, ma forse potrebbe trattarsi del 1789) lo si ricorda nella casa-museo di Ugo Foscolo. Al suo interno il visitatore vi trova la biblioteca foscoliana, una collezione di fotografie che mostra la casa di Foscolo attraverso i secoli, articoli di giornale dell’epoca, edizioni rare delle sue opere e moderne opere d’arte a lui dedicate, nelle più diverse tecniche e stili. Tra queste, il ritratto in bianco e nero, dall’evocativo titolo Portatore di memoria, di Thaleia Xenou – Xenaki (2021) e il coloratissimo quadro pop di Ch. Barlos (2022); ed ancora, nell’opera di Dionisis Mataragas vediamo Foscolo immerso tra le fiamme (2022), mentre Maria Rousea incornicia la sua immagine tra Firenze e Zante (2007).

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Se poche dunque sono le tracce di Ugo Foscolo sull’isola materna, nella sua casa finalmente aperta al pubblico la sua memoria è viva più che mai. Un lungo percorso, e non poco accidentato, come si è visto, dove infine l’Associazione a lui intitolata ha raggiunto tutti gli obiettivi che si era prefissata: la creazione di un museo, la ricostituzione della biblioteca foscoliana, la promozione della ricerca sulla sua opera e l’organizzazione di attività ed eventi culturali dedicati all’illustre connazionale. Il tutto in questa casa, emersa dalle ceneri della guerra e dei disastri naturali della bella e selvatica Zacinto.

Ugo Foscolo in Svizzera

RSI Cultura 30.03.2021, 11:12

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