Patricia Highsmith, considerata tra le più grandi autrici noir e thriller del XX secolo, nasce a Fort Worth in Texas, il 19 gennaio 1921. Figlia unica, trascorre un’infanzia difficile segnata da rapporti conflittuali con la madre, dalla gelosia verso il patrigno e dai litigi in casa.
Il successo arriva in giovane età quando a New York scrive il suo primo romanzo “Sconosciuti in treno” (1950), che nel 1951 diventa un film di Hithchock, “L’altro uomo”. Altri celebri registi, come Wenders, Cavani, Clément e Minghella (il regista di “Il talento di Mr. Ripley”), hanno tratto ispirazione dalle sue opere.
La psicologia dei personaggi e la violenza nelle relazioni umane
Le storie della Highsmith si concentrano principalmente sulla psicologia dei personaggi e sul modo in cui le relazioni umane possano degenerare in violenza. I suoi romanzi raccontano crimini che potrebbero sembrare banali, ma che si rivelano tragicamente inevitabili. Non è tanto l’atto a colpire, quanto il senso di colpa che ne consegue.
L’infelicità della sua infanzia e la complessità dei rapporti con la sua famiglia alimentano in lei l’interesse per il lato patologico e nascosto della “normalità”. I suoi romanzi sono caratterizzati da personaggi che in superficie sembrano normali, ma in realtà vivono logorati da oscuri impulsi e terribili segreti.
Patricia Highsmith è anche l’autrice che, contrariamente alla maggior parte degli altri scrittori di gialli, lascia impuniti i suoi personaggi assassini, quasi per affermare un’intesa tra chi scrive e i suoi personaggi. E proprio come loro, anche lei aveva un lato oscuro e l’alcolismo o alcune strane abitudini, come quella di portare lumache nella borsa, sono solo alcuni degli aspetti più eccentrici della sua vita.
Un’identità complessa e un lato oscuro
Come il suo personaggio più famoso, l’amorale truffatore e serial killer Tom Ripley, l’identità della Highsmith è complessa e nelle sue storie traduce il proprio vissuto, caratterizzato da amori travagliati, crisi depressive e numerosi episodi di natura psicotica. Frutto di questa sofferenza è il romanzo “Diario di Edith”.
Adotta anche lo pseudonimo di Claire Morgan quando pubblica per la prima volta il suo romanzo “The Price of Salt” (1952), una storia d’amore lesbica. Solo nel 1990, cinque anni prima della sua morte, il romanzo viene ripubblicato con il suo vero nome e con un nuovo titolo, “Carol”, mantenuto anche per l’adattamento cinematografico del 2015.
“Scrivere è un modo per dare ordine al disordine e forse anche per spiegare qualcosa a me stessa”
Nel corso della sua vita la Highsmith vive in molti luoghi: Inghilterra, Germania, Italia e Francia, sfuggendo il mondo in cerca del silenzio, una porta sempre aperta per immaginare e riflettere. Dal 1981 si trasferisce in Ticino, dove risiede per gli ultimi 14 anni della sua vita, prima ad Aurigeno, nel Comune di Maggia, e poi a Tegna. Qui trascorre una vita appartata, lontana dai riflettori della notorietà e dal mondo violento che descrive nei suoi libri.
In “A Long Walk From Hell”, pubblicato originariamente in francese nel 1988, Patricia Highsmith dipinge un vivace quadro del Canton Ticino, la sua terra d’adozione e in “Of Time and the Country Life” scrive “Da qualche anno vivo in Ticino, una regione forse meno formale di Zurigo o di Berna, ma i marciapiedi e le grondaie di Locarno non sono ancora disseminati di bicchieri di carta, bottiglie rotte e pacchetti di sigarette vuoti…”.
“La Svizzera è una specie di club”, ha concluso Patricia Highsmith. “Forse non tutti vorrebbero farne parte, ma per chi ama l’ordine e la vita tranquilla, è il posto giusto”.
La giallista texana muore a Locarno il 4 febbraio 1995 all’età di 74 anni, destinando il suo patrimonio a Yaddo, la comunità di artisti di New York dove aveva studiato, e le sue carte all’Archivio svizzero di letteratura di Berna.
Patricia Highsmith la “svizzera”
Alphaville 11.12.2024, 11:30
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