Tra i grandi del ventesimo secolo italiano, odb (8 marzo 1923 – 30 settembre 2003) in una vita ne ha vissute tantissime. Proviamo a ricordarne qualcuna, tra libri, fumetti e varie scorribande editoriali
"Devono essere la delusione per il presente e l'apprensione per il futuro a renderci tanto devoti al passato. Non c'è ricorrenza gradevole o sgradita che non venga puntualmente ricordata, commentata, discussa, celebrata come se si trattasse, sempre, di qualcosa di eccezionale veramente. Siamo ammalati di un'influenza di nostalgia perpetua.”
Speriamo mi perdoni, l’eventuale onnisciente anima immortale di Oreste del Buono. Perché queste parole sono sue, e lui ci credeva davvero, all’esistenza di quella orribile influenza di nostalgia perpetua. Nonostante ciò sono qui lo stesso a scrivere, nella ricorrenza (gradevole? Sgradita?) della sua nascita: 8 marzo 1923, cent’anni fa. A settembre saranno anche ottanta tondi dalla sua morte. Per non fargli un ulteriore torto, eviteremo di ricordare anche quella.
È morto all’alba del ventunesimo secolo Oreste del Buono, lui che è stato uno dei grandi del ventesimo in Italia – anche se sempre un po’ meno celebrato, un po’ meno ricordato, un po’ meno onnipresente, post-mortem, rispetto ad altri suoi pari. Forse perché è sempre difficile definire del Buono, classificarlo, riassumerlo con la prima riga di Wikipedia (che del resto era ai primi vagiti, quando lui lasciava questa terra). Dicono di lui di solito: era un intellettuale eclettico. Che, certo, come definizione fa un po’ ridere. E poi si sa, lui trovava ripugnante il titolo di intellettuale. Però: se pensiamo a cinque cose belle, a caso, della cultura italiana del Novecento, è pressoché certo che Del Buono c'entri con almeno una. Più probabile, due.

Immagine di copertina de "L'antimeridiano" che raccoglie i romanzi di Oreste del Buono (Edizioni ISBN, 2010)
Compagni di viaggio: da Vittorini a Scerbanenco
Odb – come amava firmare i suoi corsivi – a vent'anni scriveva sul Politecnico diretto da Elio Vittorini, articoli di critica letteraria che stavano fianco a fianco a quelli firmati da Ernest Hemingway e Bertolt Brecht (per non citare la rubirca “Comunicazioni”, dove trovavano spazio lettere di Albert Einstein). Articoli divertentissimi e apocalittici, come il pezzo (gennaio 1947) in cui metteva insieme Kafka, Walpole e Mary Shelley, e che si concludeva con un lapidario: "Abbiamo pochi libri, poche opere veramente necessarie, il resto degli scaffali è ingombro dei libri polverosi e sciocchi che hanno sprecato la loro ora".
OdB a Trent’anni era già scrittore, giornalista, ma anche critico cinematografico dal taglio innovatore (“Io non sono un critico, sono uno spettatore comune che si paga il biglietto e che usa in modo irriverente questo straordinario privilegio”); poi a quaranta, cinquanta, sessanta e oltre sarebbe diventato (elenco parziale): direttore dei Gialli Mondadori con cui pubblicava Giorgio Scerbanenco; direttore italiano di Playboy; appassionato di calcio con Gianni Brera e Beppe Viola, tifoso e amico di Gianni Rivera, che scrisse insieme a lui Un tocco in più; traduttore dei grandi della letteratura mondiale (elenco parziale: Roberto Louis Stevenson, Guy de Maupassant, Oscar Wilde, Marcel Proust, Gustave Flaubert); direttore editoriale e editor (elenco parziale: Garzanti, Mondadori, Rizzoli, Bompiani, Einaudi); amico e collaboratore di Federico Fellini e Sergio Leone; autore televisivo… Ma è inutile che io insista sul curriculum vitae, rischio il guazzabuglio. E poi nel caso di del Buono bisognerebbe dire curriculum vitarum, perché uno normale ce ne avrebbe messe sei, di vite, a comporlo. Probabilmente, peraltro, senza riuscirci. Dunque mi limiterò a sottolineare qualche tappa, senza pretese di esaustività.
Odb e Linus, fumetti e dimissioni
Odb a quarant’anni partecipa alla fondazione del Linus di Giovanni Gandini. Poi diventa direttore, lo tiene dal 1971 al 1981 e dal 1995 fin quasi alla morte, quel giornale che è uno dei pilastri fondamentali della cultura italiana del Novecento (scusate se ripeto le stesse formule). Con Linus, del Buono esplora due delle sue grandi passioni, il fumetto e la satira (elenco parziale: Charles M. Schulz, George Herriman, Walt Kelly, Al Capp, Bill Watterson, Berkeley Breathed, Tony Millionaire, Richard Thompson, Andrea Pazienza, Altan, Igort). Intanto, il direttore del Buono scrive editoriali e piccole rubriche con titoli geniali: Nella misura in cui; oppure E per conoscenza... Nessuna, però, può rivaleggiare con Andarsene. Sottotitolo: un problema non proprio esclusivamente clinico. Lì tra le altre cose, con la sua tipica, feroce ironia, teorizza: "Non parliamo più dei suicidi dei giovani. Di quelli dei vecchi, invece, parliamone il più possibile. C'è da risolvere il sovrappopolamento, l'incubo della fame, la mancanza di posti, il traffico in linee di superficie e metropolitane, eccetera, un'infinità di problemi. I vecchi vanno incoraggiati. Ho ormai l'età per fondare un Partito Suicidi Italiano. Le iniziali funzionano: P.S.I." Ma Andarsene non è solo un riferimento alla morte. È il suo modo di fare: arriva, si innamora delle cose, ci butta dentro chili di passione; poi, quando la relazione perde slancio, se ne va. Si favoleggia che sia arrivato a dimettersi da decine, forse centinaia tra case editrici e imprese editoriali. La lettera di dimissioni, con lui, era un genere letterario.

Una lettera di dimissioni scritta ai tempi di Linus
Una vita letteraria tra ironia e insoddisfazione
Odb a venti, trenta, quaranta, cinquanta, sessanta, settant’anni è sempre in movimento, sempre curioso, sempre sul punto di. Anche in letteratura. Non è un caso se il suo romanzo più bello ha un titolo sospeso: Né vivere né morire. Una storia metaletteraria che prende le mosse da un protagonista costretto a letto dopo un intervento chirurgico, e che si trova a dover riscrivere un suo romanzo, più o meno autobiografico. "Romanzo di un romanzo di un romanzo", scriveva il grande critico letterario torinese Guido Davico Bonino. Ma anche, come spesso capita con del Buono, libro immensamente divertente, ironico, con colpi geniali; e che si legge d’un fiato, nonostante ci siano pochissimi punti e tantissime virgole – e nonostante non sia una lettura facile. Non nel senso della lingua (del Buono in questo era diverso dal suo amico e primo sodale letterario Giorgio Manganelli), quanto del significato ultimo di quelle pagine. Dalla morale, direbbe qualcuno.
Vista la qualità letteraria degli scritti di O.d.B. torno a chiedermi perché, cent’anni dopo, non sia riverito come i suoi contemporanei Pasolini, Calvino, Sascia. Sarà il fatto che è più sfuggente, certo. O forse che, da scrittore aveva “una capacità di comprendere i propri limiti che a volte ha sfiorato a forza di autoironia l’autodenigrazione” (la citazione, in questo caso, è di Goffredo Fofi). Fino ad arrivare all’autosabotaggio, come quando costrinse l’Einaudi a mandare al macero un romanzo già stampato, dopo aver letto la copia staffetta e averlo considerato insoddisfacente.
Il catalogo Einaudi inquinato da odb e dalle Formiche
La stessa Einaudi della quale, a sessant'anni, sarebbe diventato direttore editoriale per i tascabili, decidendo subito di mettere in catalogo Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano, un'antologia di battute scritte da comici di tutto il mondo e raccolte da Gino & Michele con Matteo Molinari. Un libro capace di far inviperire l’intero mondo culturale italiano: la recensione su Repubblica parlava di "catalogo Einaudi inquinato", altri furono meno gentili. Poi le Formiche vendettero milioni di copie, e una delle più importanti case editrici italiane si rimise in piedi economicamente grazie a quelle battute. Dopo qualche anno, odb scrisse la prefazione all'ennesima riedizione: lì, ripubblicò integralmente una delle peggiori stroncature, e firmò la sua introduzione L'uomo che stuprò lo struzzo (nota del redattore: è l’animale raffigurato sul disegnino di Pablo Picasso che da sempre funge da logo della collana Einaudi Tascabili).
Molti non gliel’hanno ancora perdonata.
A molti altri, Oreste del Buono manca. Nostalgia perpetua.
(Per chi volesse cominciare a leggere Oreste del Buono - lo scrittore - il sistema bibliotecario milanese mette a disposizione il suo ultimo libro: La vita sola, scaricabile gratuitamente)
Oreste del Buono, genio insoddisfatto
Alice 04.03.2023, 14:35
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