Come fai a vendicarti, se l’industria musicale ti ha lasciato solo, su un marciapiede, in un lago di sangue? L’immagine sarà anche cruenta, ma è effettivamente quello che è successo a 50 Cent.
Vent’anni fa usciva Get Rich or Die Tryin’, il disco che ha reso il signor Curtis Jackson, nato nel Queens nel 1975, uno dei rapper di maggior successo della storia. Ma prima, 50 aveva rischiato la morte. Fisica e artistica. Era un fuggitivo, costretto a guardarsi le spalle nelle strade della sua città. Aveva sulla pelle tutta la storia, e tutte le storie, che spesso i rapper sono costretti a inventare, per cementare la loro credibilità.
50 Cent: la vita (difficile) e la morte (sfiorata)
Senza pretendere di scrivere niente di inedito, è il caso di fare un piccolo riassunto. Che necessariamente comincia con il giovane Curtis Jackson, cresciuto in una famiglia disgregata, che comincia a spacciare crack nell’epoca d’oro della diffusione di quel nuovo prodotto stupefacente, che si allargava a macchia d’olio soprattutto nei quartieri neri delle grandi città. Tra il 1984 e il 1989, negli Stati Uniti il tasso di omicidi dei maschi neri di età compresa tra i 14 e i 17 anni è più che raddoppiato, ed era ancora del 70% più alto 17 anni dopo l'arrivo del crack. Il crack e la violenza nei quartieri neri erano insomma strettamente correlati, creando sacche di caos sociale ed economico in città come New York, Los Angeles e Atlanta. Il giovane Curtis Jackson era figlio della sua città e dei suoi tempi: lo spaccio di crack era redditizio per lui, ma comportava periodi in prigione, e soprattutto il rischio di essere ucciso.
Mentre lavora in strada, Curtis si appassiona al rap. Notato da DJ Jam Master Jay dei Run D.M.C. nel 1996, 50 Cent distribuisce nel 1999 How to Rob, singolo che dovrebbe fare da apripista al suo primo album Power of The Dollar, in cui immagina di rapinare una trentina di celebrità della musica e dello spettacolo, da Jay-Z al Wu-Tang Clan, da Will Smith a Mike Tyson. A maggio del 2000, poco prima dell'uscita dell'album, viene colpito da nove colpi di pistola fuori da casa di sua nonna. 50 ha detto in seguito che a sparagli fu Darryl Baum, la guardia del corpo personale di Mike Tyson. Gli investigatori però hanno concluso che l’agguato non fosse legato alle parole pronunciate in How to Rob, ma alla canzone Ghetto Qur'an, in cui citava uno tra i più noti trafficanti del Queens, Kenneth "Supreme" McGriff. Sia come sia, 50 Centi sopravvive. Ma mentre si sta riprendendo in ospedale, viene abbandonato dall'etichetta discografica Columbia, che rescinde il contratto e cancella l’uscita dell’album.
50 Cent torna alla vita nell'underground hip-hop di New York, ricominciando quasi da zero la sua carriera musicale. Prima si rifugia nei sobborghi della città, insieme al produttore Sha Money, lontano da quartieri che erano diventati troppo pericolosi per lui. Insieme al collettivo G-Unit sforna mixtape che catturano l’attenzione di tutti. Compreso Eminem, il rapper più importante d’America a cavallo tra i millenni. Lo stesso che lo convince a firmare per la Aftermath di Dr. Dre, e a portarlo in studio per lavorare insieme al produttore a quello che sarebbe diventato l’album hip-hop più atteso dell'anno 2003.
"Mi hanno sparato in faccia, e il proiettile mi ha fatto saltare un dente dalla bocca. Adesso, quando parlo, faccio come un piccolo sibilo. Ma questa è la voce che ha venduto nove milioni di dischi. Quindi, se mi hanno sparato in faccia, oggi posso dire che è successo per un motivo"
Get Rich or Die Tryin’, il grande successo
Il resto è storia: prima il singolo Wanksta, poi In Da Club, che stabilisce il record di canzone più trasmessa in una singola settimana nella storia delle radio americane, e che lancia Get Rich or Die Tryin e poi il seguito The Massacre del 2005, due album capaci di vendere complessivamente 14 milioni di dischi solo negli Stati Uniti. E qui la storia di 50 Cent artista diventa la storia di 50 Cent imprenditore.
Pur continuando a produrre musica, infatti, Curtis Jackson comincia a diversificare i suoi interessi: lancia un videogioco intitolato Bulletproof nel 2005, le sue sneakers, con Reebok, nel 2004, e poi si compra il 10% delle azioni della Vitamin Water, una società che vende – bè – acqua in bottiglia (ok, pare ci aggiungano anche le vitamine). La Vitamin Water nel 2007 viene venduta alla Coca-Cola, facendogli guadagnare circa 100 milioni di dollari. Ma è solo il primo passo.
Dopo i primi successi, infatti, il secondo passo è verso Hollywood: fonda la sua casa di produzione G-Unit Films, e il primo successo arriva nel 2014 con Power, crime drama con un protagonista sospeso tra il mondo dei club newyorchesi e quello del traffico di droga. Poi dopo il 2020 arrivano BMF, che racconta la storia della banda di Detroit nota come Black Mafia Family, e la serie Hip-Hop Homicides, documentari su rapper assassinati negli ultimi decenni, da XXXTentacion a King Von. L’ultimo progetto è la serie ispirata a 8 Mile, scritta naturalmente insieme a Eminem.
Intendiamoci, neanche la seconda parte della vita di 50 Cent è stata sempre rose e fiori. Ricordiamo il pessimo film basato sulla sua storia, intitolato senza troppa fantasia Get Rich or Die Tryin’ e prodotto nel tentativo di seguire ancora una volta le orme di Eminem e del suo 8 Mile. Ma anche la volta che nel 2007 fece uscire il suo album Curtis lo stesso giorno di Graduation di Kanye West, dichiarando pubblicamente che se non avesse venduto più del rivale nel corso della prima settimana di uscita, avrebbe chiuso la sua carriera: West vinse di 250.000 copie, 50 fece finta di niente. E ancora l’involontariamente esilarante reality show The Money and The Power, spudorata copia del The Apprentice di Donald Trump; la brutta figura rimediata nel beef con Rick Ross; i continui tentativi, falliti, di lanciare la sua carriera di attore; la bancarotta dichiarata nel 2015…
L’elenco potrebbe continuare, e tuttavia la bilancia che pesa successi e fallimenti lo vede ancora re di un piccolo impero da 40 milioni di dollari. Molto lontano dalle cifre nelle tasche dei suoi colleghi più benestanti, da Jay-Z a Kanye West e Pharrell Williams, fino allo stesso Dr.Dre, eppure ancora capace di dimostrare che tra morte e ricchezza ha vinto, per ora, la seconda.
È curioso pensare al modo in cui, quando si parla di 50 Cent, si parla sempre, per prima cosa, di soldi. Sarà una maledizione contenuta nel nome, forse. Ma in ogni caso, trattiamo più spesso 50 Cent come un fatto commerciale, e non artistico. Come il capostipite di quella genealogia di rapper più noti per la loro storia personale, per le loro condanne e i loro litigi con altri musicisti, che non per la musica. Eppure si tratta di un giudizio ingeneroso.
La verità è che 50 Cent è arrivato a scuotere l’hip-hop in un momento, i primi Duemila, in cui i grandi successi commerciali arrivavano da rapper come Nelly e Diddy, che parlavano sempre più di ragazze e sempre meno di strada, con l’obbiettivo dichiarato di far cadere i confini tra pop e rap. In questo senso 50 Cent ha rappresentato il grande ritorno nel mainstream del rap classico, e allo stesso tempo ha gettato un ponte verso il futuro con il suo stile: il suo borbottare monotono, che a volte diventava una cantilena quasi robotica, senza emozioni nonostante i temi tutt’altro che facili, sembra una prima avvisaglia di quelle che poi sarebbero diventate le direttrici fondamentali della trap. Forse Get Rich or Die Tryin’ non è uno degli album rap più belli della storia, ma senza dubbio è uno dei più influenti. E se continuiamo a parlare di soldi quando parliamo di 50 Cent, bè, è il destino che Curtis Jackson si è scelto vent’anni fa. E possiamo dire, senza timore di essere smentiti, che non se ne sia pentito.