Musica Italiana

Caparezza, chi l’avrebbe mai detto?

A 50 anni, il rapper che visse due volte può dire di essere il prodotto più inaspettato della fine degli anni Novanta

  • 9 ottobre 2023, 12:13
  • 9 ottobre 2023, 14:00
Caparezza, 2014
Di: Michele Serra

Cinquant’anni, una decina di dischi, almeno cinque o sei volti musicali. Chi l’avrebbe mai detto, a metà anni Novanta, che il viaggio sarebbe durato così a lungo?
Michele Salvemini ai tempi era ancora Mikimix, e in fondo non c’è da stupirsene: aveva poco più di vent’anni – età in cui, com’è ormai noto, il cervello non ha ancora completato la sua maturazione. Nel caso di Michele, anche la sua vita musicale era ancora lontana dalla maturità. Mikimix era un MC ventenne negli anni in cui l’hip-hop era lontanissimo dai pensieri del pubblico, con la notevole eccezione degli Articolo 31 (per non citare Jovanotti), che non faceva altro che sottolineare come l’unico spazio disponibile per il genere, sul mercato, fosse quello dell’incontro con il pop e più in generale con il disimpegno. Mikimix aveva forse preso nota del percorso dei colleghi quando tentò di lanciare la sua carriera musicale, sostenuto – o meglio, telecomandato – prima dalla RTI e poi dalla Sony Music.
Tra il 1996 e il 1997 ecco i primi due dischi della sua carriera, anche se, a dire il vero, si trattava praticamente dello stesso disco: La mia buona stella era quasi un repack del precedente Tengo Duro, che risaliva a un anno prima e conteneva la meravigliosa title-track, in cui Michele raccontava un brutto quarto d’ora passato cercando di non farsela addosso per le strade di Milano. Vale la pena citare in questa sede almeno una parte di quel testo meraviglioso, affinché ne sia preservata la memoria: “Entro in un bar per fare il bisognino / E siccome son garbato prendo prima un cappuccino / Lo bevo pian pianino e cammino come un cretino / Per scoprire che nel bagno c’è solo il lavandino / Esco fuori, fuoriesco, rinuncio / Se trovo un altro bar rischio di fare indigestione di cappuccio / Entro nel tram e come in tutti gli automezzi sbatto qua e là la vescica mi va a pezzi”. In tempi in cui non era esperienza di tutti i giorni non capire se un cantante c’era o ci faceva, forse era semplicemente avanti sui tempi. Forse.

L’apice della parabola di Mikimix è senza dubbio la partecipazione al Festival di Sanremo del 1997 nella categoria Nuove Proposte, con E la notte se ne va. È l’anno del trionfo dei Jalisse tra i big, ma anche di Paola e Chiara e della loro viralissima (ante litteram) Amici come prima. Il passaggio di mikimix viene invece pressoché ignorato dal pubblico italiano, ma per motivi ancora inspiegabili il singolo presentato sul palco dell’Ariston diventa una hit in Francia. Si parla di quasi centomila copie, un venduto che per l’epoca era bene, non benissimo – oggi sarebbe roba da stappare, se non lo champagne, almeno una bottiglia di prosecco. Michele parte per un tour promozionale oltralpe: “Era giunto il momento di inimicarmi anche i rapper europei”, scrive nella sua pseudo-autobiografia del 2008 Saghe mentali, ben consapevole che le sue performance sui palchi dei festival pop, insieme alla sua breve esperienza di conduttore per il canale televisivo Videomusic, lo avevano reso facile bersaglio per gli insulti dei rapper che allora si muovevano ancora in un panorama indipendente/underground. Del resto erano ancora i Novanta, anni in cui “vuoi fare musica commerciale” era ancora un’accusa, non un complimento. Forse anche in questo caso, Mikimix era troppo avanti per i tempi. Forse.

Saghe Mentali risulta il modo migliore per ripercorrere quella fase della vita di Michele Salvemini (anche se nel riguardarlo oggi la prima domanda che spontaneamente mi sorge in testa è: chi avrà pensato che presentare una biografia messa in pagina con la grafica di un finto diario sarebbe stata una buona idea? Chi l’ha mandato in stampa senza correggere i refusi – nel 2008, credo che le case editrici avessero ancora dei correttori di bozze alle proprie dipendenze – né alcune espressioni gergali lievemente sbagliate, e che suonano quindi terribilmente false?). Seguendo il testo scopriamo che il tour in Francia, nonostante alcuni momenti interessanti come un’ospitata televisiva insieme ai Supertramp, è stato la vera pietra tombale della velleità di Mikimix: “Fine delle trasmissioni. Tornai in Italia a godermi gli insulti comprensibili dei miei colleghi connazionali”.
Eppure, da quella fine trasmissioni è nata la carriera musicale di Michele Salvemini: lasciata Milano per tornare a Molfetta, Michele quell’estate trova lavoro in un villaggio turistico, dove conosce un ragazzo (“un punk”) a cui fa ascoltare alcuni dei molti pezzi scartati negli anni in cui aveva indossato la maschera di Mikimix. E quello, inaspettatamente, gli dice qualcosa tipo: “Ma sono belli, perché non ricominci facendo di testa tua?”. È la pulce che serve all’orecchio di Michele per rimettersi in moto. Ma per rinascere nel mondo dello spettacolo non basta la voglia, ci vuole un radicale cambiamento di immagine. Una nuova maschera. Michele cambia modo di cantare, usa una voce più nasale, caricaturale; soprattutto, si fa crescere barba e capelli. Dai secondi, ipertrofici, fa derivare il suo nuovo nom de plume: Caparezza. Il primo pezzo che scrive è un crossover rap-rock intitolato Mea culpa, in cui si prende la responsabilità della sua sconfitta artistica e dichiara di avere una nuova vita davanti. Qualche decennio dopo, possiamo dire che ha avuto ragione lui. Chi l’avrebbe mai detto.            

Auguri Caparezza! Genio in corsa senza sosta

Un' ora per voi 10.10.2021, 15:00

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