A fine mese, ogni mese, guardiamo alle uscite degli ultimi trenta giorni, lasciandoci guidare dalle recensioni delle testate specializzate. Dalle star affermate all'underground, ecco gli album che meritano ascolto e attenzione.
USA: Janelle Monáe – The Age of Pleasure
Nel corso dei tre album precedenti, Janelle Monáe ha costretto gli ascoltatori a fare molti compiti a casa. Ha creato stravaganze fantascientifiche, LP funk-soul con atti, personaggi e trame narrative. Ha creato cortometraggi di accompagnamento alla musica, libri spin-off, nonché diversi suoi alter ego. (…) The Age of Pleasure, il suo quarto album, ha un approccio molto più semplice: questo è un disco di sesso, un'ode spumeggiante ed eccitante al piacere erotico, un disco che passa come un veloce intermezzo carnale.
(Indipendent.co.uk)
Italia: Tedua – La divina commedia
Tedua non ci va leggero per niente con le citazioni, l’introspezione, le immagini, le emozioni, la rabbia, la malinconia, il passato difficile, ma riesce a non farcelo pesare. Ci rende partecipi dei suoi pensieri, spesso malinconici, spesso incazzati, a volte critici, disillusi, ma lo fa con leggerezza. Ce li vomita addosso senza però schiacciarci.
(Rebelmag.it)
UK: King Krule – Space Heavy
Le canzoni di Space Heavy sono state scritte mentre Marshall viaggiava in treno tra le sue case di Londra e Liverpool. I viaggi lo hanno reso sempre più consapevole, perfino ossessionato dall’idea dell'esistenza degli "spazi intermedi". Ha iniziato a scrivere canzoni sullo spazio: mentale, fisico, cosmico e spirituale, e sui vari spazi psicologici ed emotivi esistenti tra gli esseri umani. Ha cercato - e spesso ci è riuscito - di individuare gli spazi tra ciò che sentiamo e vediamo, tra ciò che riconosciamo e ciò che scopriamo. Nel corso di Space Heavy si ha l’impressione che Marshall stia cercando di mappare un mondo che non esiste ancora e che potrebbe, di fatto, non essere mai scoperto.
(Allmusic.com)
Francia: Christine and the Queens – Paranoïa, Angels, True Love
Chris stupisce con un quarto album enorme, tanto nella lunghezza (venti canzoni) quanto nel suono: il musicista (per il quale ora usiamo il pronome "lui") attinge a piene mani da pop, neo-R&B, new wave e trip-hop per erigere, con l'aiuto del compositore e regista americano Mike Dean, un inclassificabile monumento alla tristezza. Gli ultimi anni sono stati duri, per Chris: la perdita della madre e le molte domande sulla sua identità hanno alimentato questo concept album ispirato ad Angels in America del drammaturgo Tony Kushner, in cui il musicista affronta, con parole spesso crude, il dolore, l'amore, il sesso, il dubbio e la solitudine.
(Ledevoir.com)
USA: Amaarae – Fountain Baby
Il primo ritornello di Fountain Baby di Amaarae indica chiaramente a chi ascolta la migliore ambientazione possibile per il disco: "In the club", mentre la sua voce si si appoggia su un muro di tamburi da guerra. Da lì in poi non ci si ferma più. E per tutto questo secondo album della cantante ghanese-americana, risuonano affermazioni sulla sessualità femminile e sulle norme di genere infrante che continuano i temi del suo disco di debutto del 2020, The Angel You Don't Know.
(Variety.com)