Recensioni

Come sono i dischi usciti a ottobre 2023?

Rassegna stampa musicale internazionale con: Rolling Stones, Drake, Blink 182, Bad Bunny, Calcutta

  • 1 novembre 2023, 09:21
  • 2 novembre 2023, 09:54
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Calcutta - Relax (2023), cover

Di: Michele R. Serra 

A fine mese, ogni mese, guardiamo alle uscite degli ultimi trenta giorni (o trentuno, o ventotto), lasciandoci guidare dalle recensioni delle testate specializzate. Dalle star affermate all’underground, ecco gli album che meritano ascolto e attenzione.

UK: Rolling Stones - Hackney Diamonds

Dietro il pessimo titolo, che fa sembrare il nuovo album dei Rolling Stones un locale di pole-dance in provincia, e l’orribile grafica in copertina, degna di una compilation hair metal in offerta, quello che Hackney Diamonds offre - a profusione - sono canzoni davvero ottime: lo sgangherato country di Dreamy Skies; la languida e accattivante Driving Me Too Hard; Get Close che si regge su un favoloso riff di Keith Richards, a dir poco quintessenziale. Chiaramente le sessioni di registrazione non sono state prive di intoppi - in una recente intervista, il nuovo batterista Steve Jordan si è lamentato del fatto che le canzoni fossero “troppo pop”, che le guest star fossero superflue e, curiosamente, che Jagger e Richards avrebbero dovuto produrre il disco con il suo aiuto - ma il prodotto finale ha davvero un senso importante. Difficile non arrivare alla conclusione che - con la morte che incombeva sui loro pensieri dopo la scomparsa di Watts - il sodalizio Jagger-Richards si conclude con qualcosa di sensibilmente più forte di A Bigger Bang. Come tutti gli ascoltatori interessati si auguravano.
(The Guardian)

USA: Drake - For All The Dogs

For All the Dogs non è un album essenziale nella discografia di Drake, ma è anche possibile che i contributi culturali essenziali che Drake può offrire non siano più album, o almeno album di questa lunghezza e varietà.
Forse le innovazioni firmate Drake potrebbero non essere più musicali - potrebbero invece delineare ciò che un musicista, un rapper, una pop star può fare una volta arrivato al suo livello di successo.
Molto di ciò che Drake ha fatto quest’estate suggerisce sia preda di una certa noia, musicale e non. Ha pubblicato un libro di poesia, o sarebbe meglio dire “poesie” (Titles Ruin Everything, scritto con Kenza Samir) che in realtà è solo un inventario di didascalie di Instagram, alcune anche divertenti. Molto più divertente, anche se molto più strana, è stata l’intervista che ha condotto con Bobbi Althoff, attrice/comica che usa la sua ignoranza nei confronti dell’intervistato (finta o meno che sia) come arma. Drake ha trattato l’intervista come una partita a scacchi, apparentemente entusiasta dell’opportunità di una novità.
[...] Per Drake, come sempre, la vetta è un posto difficile dove stare. Ma da quelle parti può esserci anche molta gioia.
(The New York Times)

USA: Blink 182 - One More Time

L’album non è perfetto, certo. La chiusura riflessiva di Childhood appare stucchevole nel suo chiedersi “dov’è andato a finire il tempo”. Il singolo apripista, Edging, è un mediocre numero punk che persino i Green Day avrebbero scartato, e When We Were Young è poco rifinita e sembra lottare contro se stessa.
Ma è comunque il miglior lavoro della band da 20 anni a questa parte, un carburante per questo nuovo capitolo e per quello che seguirà. Possiamo infatti scommettere sul fatto che questa volta i ragazzi rimarranno uniti, tanto che il titolo dell’album potrebbe essere addirittura fuorviante. One More Time non significa “lo faremo solo un’altra volta”. Piuttosto, che la vita ha dato ai Blink un’altra possibilità di fare le cose per bene, e loro non hanno intenzione di rovinare tutto, di nuovo.
(Spin)

Porto Rico: Bad Bunny - Nadie sabe lo que va a pasar mañana

Il suo album del 2022 Un Verano Sin Ti, un capolavoro pop immerso nell’umidità dei Caraibi e in uno sfarzo da sogno, lo ha catapultato al centro dell’attenzione del pubblico. Chi non aveva seguito da prima il percorso di Benito, esposto al sentimentalismo a raffica e allo smalto commerciale di UVST poteva concludere che l’artista portoricano fosse sempre stato il tipo di popstar che fa il tutto esaurito negli stadi. Ma gli accoliti della prima ora sanno che Benito è stato a lungo un rapper d’élite, anche se a volte ha messo da parte questa abilità nella sua scalata al successo.
Nadie sabe lo que va a pasar mañana, il quinto LP in studio da solista di Bad Bunny, funziona come un ritorno a casa: la casa del rap. L’album è gonfio di canzoni ma rimane concentrato su alcuni degli argomenti preferiti di Benito: scopare, contare i soldi, il suo amore per Porto Rico. Mentre canta la spregiudicatezza e l’arrapamento sfrenato che hanno affascinato il mondo intero, alcuni potrebbero rallegrarsi del fatto che El Conejo Malo sia tornato alle sue radici. Eppure, sebbene rimanga straordinariamente divertente e stiloso, solo una parte di queste canzoni si avvicina alla vitalità e al vigore dei suoi inni generazionali.
(pitchfork.com)

Italia: Calcutta - Relax

Dopo l’ascolto dell’intero disco, al netto delle ultime tre o quattro tracce (le uniche che producano in noi la sensazione che non fosse necessario aspettare cinque anni perché fossero distillate), si chiarisce così dove risiedesse l’ironia del titolo del disco e della sua cover. Non c’era in effetti proprio un bel niente da rilassarsi. Calcutta non è, come avevamo immaginato vedendo quella foto per la prima volta, una sorta di anestetico contro il logorio della vita contemporanea, ma è il trapano stesso dell’odontoiatra che sta operando la fanciulla distesa sulla poltrona. La vita, per lui, è quello che succede tra un intervento e l’altro di un dentista esistenziale. Ma forse proprio pensare al peggio e cantarlo con sincerità, anche a squarciagola, è, in fondo, esso stesso rilassarsi? Smettere di fare finta che gli ascessi della vita – l’amore, la morte, il vuoto, il Covid – non dolgano e affrontarli è l’inizio della riduzione della tensione? Questo sembra dirci Calcutta mentre si sottopone per primo all’operazione con la bocca spalancata e il cuore in subbuglio.
(rollingstone.it)

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