Musica Italiana

Fabri Fibra, da Mr. Simpatia a padre della patria

Alla fine dell’estate del 2004, vent’anni fa, usciva il disco che cambierà le sorti del rap italiano

  • Ieri, 12:00
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  • fabrifibra.it
Di: Patrizio Ruviglioni

Quando alla fine dell’estate del 2004, vent’anni fa, esce Mr. Simpatia, Fabri Fibra non immagina che quel disco cambierà le sorti della sua vita e del rap italiano tutto. Lì per lì, è lo sfogo di un frustrato: Fabrizio Tarducci, questo il suo vero nome, sta per compiere 28 anni ed è impanato in un lavoro d’ufficio dove subisce, dice, mobbing e angherie quotidiane, l’album che l’ha lanciato come solista, Turbe giovanili (2002), non è andato fuori dalle riserve indiane e non vede prospettive. L’hip hop d’altronde è poca cosa, le major hanno disinvestito, i pochi lavori del giro sono tutti indipendenti (questo è pubblicato dalla Vibra Records) e gli unici casi, nel paese, che hanno vera risonanza sono 50 Cent e ovviamente Eminem, entrambi dagli Stati Uniti.

Fabri Fibra “Caos”

Represent 26.03.2022, 23:00

E proprio a Eminem s’ispira per l’idea di un personaggio, di una maschera: dove c’è lo Slim Shady, lui s’inventa Mr. Simpatia. Il risultato è identico, nel senso che oltre a una grossa vicinanza di stile il pubblico, allo stesso modo, non sa se l’artista che ascolta sia serio veramente o stia solo scherzando. Cioè, “il pubblico”: i pochi che ci s’imbattono; Mr. Simpatia è un album di culto, underground, masterizzato online, e mentre lo stile feroce di Eminem prevedeva da subito di fare nomi e cognomi e dire atrocità per mettere a disagio lo show business ‒ c’era, insomma, la certezza che qualcuno lo avrebbe ascoltato, che si sarebbe scandalizzato ‒ qui è tutto artigianale, senza freni. Lui dirà che si tratta di esagerazioni, di una reazione a un periodo “duro” che l’ha convinto a lasciar da parte ogni forma “di ottimismo”. Sta di fatto che il confine è sempre labile.

Già dalla copertina tinta di rosso sangue, con Fabri Fibra che si è appena sparato un colpo di pistola in testa, è un bestiario di cattiverie gratuite, con uscite omofobe, misogine, misantrope, in cui su una serie di basi acide e martellanti se la prende sistematicamente con tutti, da chi non passa i suoi pezzi in radio al suo capo, dalle ex fidanzate alla famiglia e agli altri artisti. L’operazione è dissociata, guidata da black humor e sadismo, lui dice mostruosità e progetta omicidi, lontano dalla retorica del branco e della strada che sta per prendere piede in altri progetti dell’hip hop di allora, come Club Dogo il Truceklan. È un film horror, una non-epica di provincia, dov’è squallida la quotidianità e dov’è squallido il rapporto con le donne e il lavoro, e che dà voce agli istinti peggiori di un uomo qualunque. Quando in apertura si sente L’uomo del mirino, è chiaro di avere di fronte una persona ‒ o almeno, il suo alterego ‒ che non sta bene: infierisce su sé stessa, sostiene che tutti ci si sono coalizzati contro, ma la verità ‒ e il sottotesto è che lo sa, anche per questo fa male ‒ è che l’Italia lo ignora. E forse è per questo stile da true crime, di cui il pezzo Venerdì 17 è manifesto, che il disco risulta perverso e al tempo stesso ipnotico.

Sì, perché chiaramente il flow, la tecnica e in generale l’immaginario che evoca bastano per renderlo un lavoro di culto, fondamentale. Ma è osservando la sua rabbia, quel ghigno isterico e il resto, che una major, la Universal, realizza che Fabri Fibra è speciale, e lo scrittura per il 2006. Puntano su di lui, solo di lui. Il titolo del lavoro che ne uscirà rientra in un’altra auto-fustigazione, Tradimento, là dove in Mr. Simpatia c’era un brano, Non fare la puttana, dove metteva le mani avanti in maniera spericolata, dicendo che non si sarebbe mai venduto ‒ ma ecco, è serio o no?

Da lì, il passo è breve: dopo pochi mesi riceve il disco di platino con le varie Applausi per Fibra e Mal di stomaco, gira un videoclip in cui dice che è morto e diventa, in generale, un fenomeno di costume, mitigando in parte la radice underground per trasformarsi in un Eminem italiano a tutti gli effetti, nell’imbucato alla festa che imbarazza il mondo dello spettacolo con rime sui colleghi e su argomenti spiacevoli, mettendoli di fronte alla parte peggiore di sé, ai fantasmi. Per un po’ questo, oltre ad aprire un portone per il rap ad alti livelli (Marracash e i Club Dogo stessi s’infileranno lì, e niente sarà più lo stesso), lo trasforma in una sorta di nemico pubblico, idolo degli adolescenti che lo ascoltano di nascosto dai genitori, al centro di alcune censure e tanti dibattiti sul valore educativo o meno del rap, con lui che per primo alimenterà questa faida con magliette con su scritto “Io odio Fabri Fibra”. Poi comincia a percorre un’altra strada.

Nel 2008 canta In Italia con Gianna Nannini, all’epoca sulla cresta del pop, ed è un’altra hit, ma apre a una nuova fase della carriera. Come ha raccontato nel 2023 nel podcast Passa dal Basement, sente il bisogno di allentare i toni, trova posto nello star system sotto un’altra veste, quella cioè di chi parla del paese e dei suoi vizi in parte, anche, incarnandoli. Cambia il flow, che diventa un po’ alla volta più lento e meditato, meno provocatorio; e cambia lo stile, meno rabbioso e più sarcastico, direttamente malinconico (come testimonia un altro successo, Stavo pensando a te, del 2017, quasi una ballata d’amore pop-rap). Si trasforma, così, in una sorta di padre della patria, che mischia genio e qualunquismo, riporta pareri e accuse, ha rivisto alcune uscite omofobe ‒ dicendo, anche lì, che si trattava di un personaggio, di una posa ‒ e testimonia la trasformazione del rap e dell’industria.

Se con il nuovo album, The death of Slim Shady (coup de grâce), Eminem ha appena celebrato la morte di Slim Shady, il Mr. Simpatia di Fabri Fibra resta un’esperienza fulminante, finita in soffitta presto. Rimane, da vent’anni, un personaggio che è tra i massimi esponenti del rap italiano, che l’ha traghettato fuori dalle cantine, un’icona su cui non è tramontato il sole. Adesso ogni estate ha il suo tormentone, spesso in collaborazione, e fa dischi e pezzi in cui rappa, calmo, testi più generici, in cui la cifra è diventata una sorta di distacco da ciò che dice, come se anche qui stesse interpretando una parte. La sensazione, insomma, è la stessa: anche adesso che è in tv ed è benvoluto da tutti, non si sa mai se Fabri Fibra scherzi o faccia sul serio; ed è questa la sua forza.

Contestato il concerto di Fabri Fibra

Il Quotidiano 13.06.2022, 21:00

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