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Intervista con Vinicio Capossela

Al microfono di Monica Bonetti il cantautore italiano ci parla di urgenze, di poesia, di autori antichi e tanto altro ancora

  • 6 marzo 2023, 17:04
  • 14 settembre 2023, 09:01

CHARLOT 5.3.2023 – Vinicio Capossela intervistato da Monica Bonetti

Monica Bonetti 06.03.2023, 12:13

  • Gianni Bardelli

La crociata dei bambini è una novità uscita a fine febbraio 2023, firmata da Vinicio Capossela. Il cantautore italiano è stato intervistato da Monica Bonetti nell’ambito di Charlot, programma di approfondimento sul mondo dello spettacolo che va in onda ogni domenica dalle 14.35 alle 16.30 su Rete Due.

Per questo brano, che è uscito proprio il 24 febbraio, a un anno esatto dall’invasione russa in Ucraina, Capossela, da cantautore colto e raffinato qual è, riprende “La crociata dei ragazzi” o “La crociata dei bambini” che Bertolt Brecht pubblicò in piena Seconda guerra mondiale. Perché cercare in Brecht il materiale per questo inno a una pace che in realtà non viene quasi mai nominata nel brano, e che quando accade, è indicata con un acronimo?

Quando è iniziata questa ennesima terribile guerra, mi è venuto naturale di leggere Brecht, perché è straordinaria la lucidità con cui negli anni Trenta legge gli eventi e li smaschera. La cosa che mi ha molto toccato di questo brano (che è molto più lungo nel suo testo originale), è questo gruppo di bambini che cercano un paese dove non ci sia la guerra, e mentre si fanno scuola tra di loro sillabano la parola con le lettere “p”, “a”, “c”, “e”. E poi c' è anche questo cane cui i bambini affidano il messaggio per essere trovati (con un cartello appeso al collo, con la preghiera che non gli sparino). Insomma, animali e bambini sono l'espressione stessa di quell’innocenza che viene completamente spazzata via dalla guerra. Questa idea poetica di Brecht mi ha spinto a farne una versione in cui molto del messaggio viene affidato non solo al testo ma anche alla musica.

La canzone è accompagnata da un video realizzato dal noto disegnatore Stefano Ricci, con la collaborazione anche di Ahmed Ben Nessib. La tecnica è quella del gesso bianco sulla carta nera. Non si tratta di un'animazione digitale, ma di ben quattromila settecento immagini, fotografate una per volta. Come è nata anche questa collaborazione?

Mi è venuto di pensare che se volevamo provare ad associare delle immagini a una canzone del genere l'unico linguaggio era appunto quello poetico. Stefano Ricci si è immerso completamente in questo lavoro. Come Michelangelo ha passato due settimane sotto i cartoni senza quasi dormire. Perché è un lavoro veramente enorme quello di disegnare e scattare ogni frammento. Ci sono le parole che scorrono, ma sono parole che vengono continuamente cancellate, il tutto fatto con il gesso sul cartone nero, per ricordare la lavagna e il mondo dei bambini. Aggiungo un’altra cosa: nessuno come Stefano Bucci sa disegnare i cani, lui ha veramente una relazione straordinaria con l'animale.

Capossela, c' è una delle frasi che lei ha pubblicato nei suoi canali social, in accompagnamento all'uscita del brano che rimette in qualche modo la fame, il cibo al centro dell’attenzione. Perché, per dirla ancora con Brecht, la guerra che verrà non è la prima. Anche alla fine dell'ultima c'erano vincitori e vinti. Tra i vinti la povera gente faceva la fame. Tra i vincitori faceva la fame la povera gente. Il messaggio è semplice: è la persona umile quella che alla fine paga di più per le conseguenze della guerra.

Credo sia doveroso, ma allo stesso tempo molto difficile inserire una voce in questo frastuono. É per questo che io personalmente trovo sempre molta forza nella semplicità e nell'opera di questo poeta, perché riporta sempre la questione all'essenziale ed è forse l'unica lingua che si può parlare, quando altre parole sono abolite.

In questi casi è difficile cercare di non essere retorici, cercare di dire qualcosa che abbia ancora un senso, che nello stesso tempo mantenga quell' urgenza e quella necessità di testimoniare. Lei dice che La Crociata dei bambini fa parte di una serie di canzoni urgenti. È l'annuncio di un nuovo album?

Sì, questa fa parte di una serie di canzoni che hanno tutte la stessa radice, l'urgenza. L'urgenza insorge quando c' è un tema di pericolosità. È quella cosa che ti fa pensare “Ora è il tempo di dire questa cosa”. Magari uno non l'aveva né prevista né programmata, ma la cosa si impone perché sono gli eventi stessi ad imporla. Credo che questo sia un tempo che impone delle necessità e di questo ho scritto.

Oltre alla guerra quali sono le altre urgenze?

Beh, sono un po’ le tematiche del nostro tempo. Sempre citando Brecht, sono rimasto molto colpito quando l'attuale Presidente del Consiglio italiano, all'epoca in cui era l'unica forza politica rimasta fuori dal governo Draghi (che in Italia ha messo insieme un po' tutti un paio di anni fa), ha usato le parole di Brecht, una frase che è da sempre l'emblema di un certo modo di intendere l'opposizione, un’idea di sinistra, e cioè “dal momento che tutti i posti buoni della tavola erano occupati, ci siamo seduti dalla parte del torto”. Allora mi sono interrogato su quale fosse questa parte del torto, quando ormai ogni parte accusa l’altra di essere dalla parte del torto, in un momento in cui non c’è più chiarezza. Per esempio, l'autogol dei grandi populismi sta nel fatto che non ci sono più verità assolute, tutto può essere complicato. CI sono i sondaggi di opinione, ma la verità non c’è più. Siamo in un momento in cui avvengono cose importanti come la presa di consapevolezza dei ruoli, del genere maschile e femminile, della violenza di genere. E questo è un tema di una certa urgenza, così come la condizione delle carceri. Insomma, ci sono diversi temi del vivere insieme, direi che sono canzoni che hanno a che fare con l'esperienza civile, però naturalmente è necessario sempre parlarne in una lingua che possa essere un po' più universale di quella sui social. Da questo punto di vista c'è un autore che mi ha colpito molto, tanto è vero che due canzoni sono estratte dal corpo della sua opera. È Ludovico Ariosto che nel suo “Orlando furioso” usa questa metafora stupenda: “se il senno è sulla luna, allora vuol dire che sulla terra non è restata che follia”. Ecco, è di questa follia che ho cercato di scrivere.

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