“State attenti, perché questa è la prima e l'ultima volta che succederà”.
Aveva ragione, Courtney Love, quando lo affermò sul palco del Club Lingerie di Hollywood, Los Angeles, l’8 settembre 1993: trent’anni fa esatti. Quella sera era in programma un concerto di beneficenza contro la violenza sulle donne, Rock Against Rape. Dopo le esibizioni di Johnette Napolitano dei Concrete Blonde e di Exene Cervenka degli X, e prima delle headliner, le 7 Year Bitch, Courtney salì sul palco per eseguire due canzoni delle Hole, Doll Parts e Miss World, parte di quello che sarebbe stato il suo prossimo album. Poi però, successe qualcosa di inaspettato: sul palco salì con lei Kurt Cobain, presentato come “Il mio coniuge, Yoko”.
Prima e ultima volta sul palco insieme, era vero. E solo per due canzoni: Pennyroyal Tea dei Nirvana (che sarebbe stata pubblicata su In Utero due settimane dopo) e Where Did You Sleep Last Night? di Lead Belly, che sarebbe stata inserita dai Nirvana nel celeberrimo MTV Unplugged registrato solo un paio di mesi più tardi. La Love chiuse il set riferendosi a se stessa e a Cobain come a "Sonny e Cher".
La registrazione di quelle due canzoni non è mai stata pubblicata ufficialmente, ma circola in rete da almeno quindici anni, e tra le altre cose testimonia la perfetta consapevolezza di Courtney Love, che si stava facendo trasportare da un periodo meraviglioso e orribile della sua vita, quello che ancora oggi la conforta e – probabilmente – la tormenta.
A proposito di vittime e di sopravvissuti del grunge, lei è una delle pochissime persone a poter oggi raccontare cosa significa trovarsi al centro di una tempesta perfetta di quelle proporzioni, e riuscire a venirne fuori. Una donna che è riuscita a sopravvivere – come del resto da titolo del suo disco più famoso, Live through this.
Courtney Love ha vissuto effettivamente attraverso esperienze che avrebbero piegato chiunque, e oggi è ancora lì, ha ancora la testa matta di una rockstar: sembra esserci nata, con la sigaretta in bocca, la chitarra in mano. Eppure non sappiamo se il mondo l'abbia mai presa sul serio.
Nel 2005, in una di quelle interviste stupide che si fanno sui tappeti rossi agli eventi dello spettacolo americano, una giornalista le ha chiesto: che consiglio daresti a una ragazza che arriva a Los Angeles per sfondare, oggi? Lei ha risposto: “Se Harvey Weinstein ti invita a una festa privata al Four Seasons, non andarci”. Quelle parole ai tempi avevano suscitato solo qualche risatina da parte dell'intervistatrice: solo 15 anni dopo abbiamo capito quanto andavano prese sul serio. Come, del resto, la stessa Courtney Love.
Quante volte è sopravvissuta Courtney? Prima è sopravvissuta alla famiglia. Love è nata Courtney Michelle Harrison nel 1965 dalla psicoterapeuta Linda Carroll e Hank Harrison, manager dei Grateful Dead, nientemeno. I suoi genitori si separarono quando lei aveva cinque anni, e il padre fu accusato di aver minacciato di rapirla e portarla in un altro paese, oltre che di averle dato dell'LSD quando era una bambina. È sopravvissuta a un'adolescenza turbolenta: arrestata per furto a 14 anni, poi affidata ai servizi sociali fino a 16, infine diventata stripper in Alaska, in Oregon e a Los Angeles. Fu con i soldi di quel lavoro che comprò gli strumenti e un furgone per la sua band. Fu per quel lavoro che adottò un nome d'arte, lo stesso con cui sarebbe stata conosciuta in tutto il mondo.
Infine, naturalmente, è sopravvissuta al marito, quel ragazzo che aveva sposato a 28 anni, e che l'aveva strappata dalle braccia di Billy Corgan degli Smashing Pumpkins. Prima di Kurt, Courtney era già, se non una rockstar, una musicista ascoltata in tutto il mondo. Dopo Kurt, divenne attrice di un dramma messo in piedi dalla stampa, con tutti gli elementi del caso mediatico hollywoodiano: la coppia famosa, la droga, il rock'n'roll, la donna fatale. Lei, formosa, con i capelli biondo platino, le labbra rosso fuoco, era perfetta per la parte. La realtà è che, come sempre, era una riduzione.
Quando il disco più famoso di Courtney Love con le Hole (proprio Live Through This) arrivò sugli scaffali pochi giorni dopo la morte di Kurt Cobain, fu un successo commerciale. Lei però divenne una delle donne più odiate della storia della musica, dai fan dei Nirvana che le attribuivano la responsabilità della morte delo marito. Difficile, con gli occhi del 2021, non vedere in quel processo mediatico il marchio indelebile del maschilismo: quella donna ha fallito, non ha salvato il suo uomo, non è stata l'angelo del focolare, eccetera.
Ovviamente, non era così. Courtney era semplicemente rimasta quello che era, che probabilmente era quello che aveva fatto innamorare Kurt: una musicista capace di scrivere testi potentissimi, che parlavano di maternità, immagine del corpo, violenza di genere e violenza sessuale. Colpiti da quei testi, i fan (again) dei Nirvana dicevano spesso che li aveva scritti Cobain, che erano il suo ultimo lascito. Non era vero.
Quei testi erano il diario dell'esistenza di Courtney, che aveva fatto semplicemente quello che ha sempre saputo fare meglio, nella vita. Sopravvivere.