Il Festival di Sanremo 2024 si è concluso ed é finito con l’immagine nostalgica di Amadeus e Fiorello che in carrozza se ne vanno, salutano l’Ariston, il teatro che li ha ospitati per ben cinque anni. Ricorderemo questa edizione per i pezzi dance, per i ritornelli, per le polemiche su John Travolta e il ballo del Qua qua, per il sistema di voto, architettato in modo tale da tenere tutti col fiato sospeso fino all’ultimo minuto.
Geolier, ampiamente votato dal televoto per la sua “I p’ me, Tu p’ te”, poteva mettere a rischio tutto quello che Angelina Mango è riuscita a conquistarsi lentamente durante la settimana festivaliera, anche con il consenso legato alla cover della serata dei duetti di venerdì e al gradimento sempre più forte del suo brano e della sua messa in scena. Ma alla fine ha vinto Angelina Mango con “La Noia” ed è stata una vittoria giusta, meritata.
Il verdetto non ha scontentato nessuno. Neanche la vittoria di Geolier avrebbe scontentato, ma avrebbe confermato i timori di molti e cioè che il televoto potesse non essere troppo trasparente e condizionato da un regionalismo molto potente. Ciò detto, è innegabile che Geolier incarni la modernità di una scena musicale, quella napoletana, che ha dimostrato di avere un respiro universale, che si espande ben al di là dei confini regionali.
In terza posizione con “Sinceramente” troviamo Annalisa; sicuramente è scontenta, perché di una sua vittoria si era parlato già prima del festival di Sanremo, ma alla fine, per quanto brava non aveva una canzone di spessore.
Cosa possiamo aggiungere?
Ah sì, aggiungiamo volentieri che Ghali con “Casa Mia” si è classificato in quarta posizione. A titolo personale penso sia stato il più elegante e il più strutturato a livello artistico del festival.
In ogni caso il più grande vincitore resta Amadeus, colui che è riuscito a mettere in scena il festival di Sanremo anche durante il Covid, realizzando una potente rivoluzione: prendere un impolverato festival di Sanremo, relegato ai classici ritornelli della canzone italiana, e trasformarlo in un evento sociale, culturale e musicale capace di rappresentare nuove generazioni, che alla fine sono la linfa vitale di questo evento. Questi anni in cui è stato direttore artistico del Festival gli hanno consentito di entrare nella storia della televisione, non solo per i grandi ascolti, ma anche per la genialità della costruzione e della conduzione del più importante evento musicale d’Italia.