Articoli

U2 - Kiss the Future

Al Festival di Berlino è stato presentato il film del regista Nenad Cicin-Sain incentrato sullo storico concerto degli U2 a Sarajevo il 23 settembre 1997. Ce ne parla l'inviato RSI Alessandro Bertoglio

  • 20.02.2023, 10:49
  • 14.09.2023, 09:01
Bono e Adam Clayton a Berlino
  • Keystone
Di: Alessandro Bertoglio 

Capire cosa siano oggi, anno 2023, gli U2 non è cosa semplice. Negli ultimi mesi, Bono si è lanciato nella realizzazione di una atipica biografia, “Surrender” nella quale 40 episodi della sua vita sono legati ad altrettante canzoni. Un progetto che è poi stato ampliato con la realizzazione di un album, “Songs of Surrender” in uscita a giorni. All’insegna del “less is more”, i 4 ragazzi si sono spartiti una facciata a testa, 10 canzoni ciascuno, riproposte in maniera assai più intima e scarna. Ci hanno già regalato come singolo di lancio una versione di “One” che nulla aggiunge all’originale. Anzi, toglie fin troppo!

E, in tempi recentissimi, ecco l’annuncio, sfruttando i costosissimi spot pubblicitari del Superbowl, della residenza (così si chiama una lunga serie di show, sempre nel medesimo luogo) in autunno a Las Vegas nel nuovissimo The Sphere: una serie di concerti che li vedranno sul palco senza lo storico batterista Larry Mullen Jr. che si è chiamato fuori dall’attività dal vivo a causa di problemi di salute.

Questo minitour a km 0 (nel senso che non si spostano proprio) ha come titolo "U2:UV Achtung Baby Live At The Sphere", ennesima celebrazione del capolavoro datato 1991 e già raccontato nel documentario “From the sky down” che è sempre un bel vedere. Disco, “Achtung Baby”, che ci porta a Berlino, essendo stato concepito ed inciso negli storici Hansa Studios, ad un passo da Potsdamer Platz: era appena caduto il muro ed era una Berlino molto, molto diversa da quella che li ha accolti domenica, in occasione della prima mondiale di “Kiss the Future” un documentario nel quale sono in parte protagonisti, in parole e musica, ma che riguarda uno spaccato di vita di una città, Sarajevo, che proprio negli anni di Achtung Baby subiva un feroce e devastante assedio da parte delle forze serbe (aprile 1992-febbraio 1996).

Cos’è “Kiss the Future”? Essenzialmente si tratta di un atto d’amore che il regista Nenad Cicin-Sain ha costruito basandosi sul libro dell'operatore umanitario americano Bill Carter "Fools Rush In: A True Story of Love, War, and Redemption". A Sarajevo c'era anche Carter in quegli anni, e come tanti giovani coetanei, viveva di musica. Nel suo libro racconta come abbia avuto la faccia tosta (la follia del titolo) di convincere una delle band più socialmente impegnate del tempo, a prendersi a cuore la causa-Sarajevo, facendo sì che quella città, la sua gente e i suoi giovani, non venissero dimenticati e relegati solo alle vicende di guerra dei telegiornali. Sarajevo, dalla data di Verona in poi, è diventato un collegamento satellitare fisso dello Zoo Tv Tour. Missione compiuta.

Nenad Cicin-Sain, madre serba e padre croato, da sempre voleva raccontare come il concerto del 1997 degli U2 nella martoriata ma appena liberata Sarajevo, fosse simbolicamente da considerare come "la fine della guerra": ha così raccolto le testimonianze di chi quell'evento ha contribuito a realizzarlo e, grazie ad una coppia di produttori più che raffinata, Ben Affleck e Matt Damon, e alle loro conoscenze, è riuscito a coinvolgere la band. E il titolo, arriva appunto dalle parole di Bono sul palco di Sarajevo, ad inizio concerto (prima che la voce lo tradisse, ma permettendogli comunque di portare a termine lo show): “Viva Sarajevo! Fuck the past! Kiss the future!

In “Kiss the Future” c’è musica (non tantissima) ma soprattutto ci sono storie ed emozioni. Che amiate alla follia, o solo un po’ meno la band, potrebbe in un paio di momenti scattare la lacrimuccia: perché qui, in questo film, riscopriamo una band pura, attiva socialmente e attenta al mondo che la circonda, come non succedeva più in maniera così convinta, dai primi album. E, forse, come non è più successo dopo, se non sporadicamente e con un’intensità decisamente minore. Un film senza sbavature, costruito per raccontare eventi ma soprattutto per omaggiare la resistenza di una generazione di fronte al sopruso. Con la musica a fare da sottofondo alle granate, ma anche a costituire l’appiglio per superare il conflitto e tornare a vivere di quella multietnicità e di quella vitalità che erano patrimonio della città bosniaca. Un film da gustare e con gli occhi, con la testa e con il cuore.

SPOILER – NON LEGGETE SE NON VOLETE ROVINARVI LA VISIONE IN SALA

Tra le bellissime idee registiche di Nenad Cicin-Sain c’è anche quella in cui ci regala il monito più importante: quello che è accaduto in Bosnia è ciò che può accadere ancora (e in un luogo non molto distante da Sarajevo la profezia è in pieno compimento). Come ce lo racconta? Il film inizia con una serie di televisori accatastati -come voleva il format dello ZooTv Tour- che propongono i telegiornali d’epoca con i politici attivi durante gli anni dell’assedio, e si chiude con gli stessi schermi dai quali sgorgano le immagini dei leader del momento, Putin su tutti…

Ti potrebbe interessare