LA DONAZIONE

Una nuova luce sui libretti di Giuseppe Verdi

Dalla scrivania del letterato Temistocle Solera all’Istituto Nazionale di Studi Verdiani

  • 18.01.2024, 16:44
  • 18.01.2024, 16:48
Ritratto del compositore operistico italiano Giuseppe Verdi

Ritratto del compositore operistico italiano Giuseppe Verdi

  • Keystone
Di: Barbara Tartari e Giovanni Conti/Red. 

È stato donato all’Istituto Nazionale di Studi Verdiani un ricco fondo documentario proveniente dalla scrivania del letterato Temistocle Solera (1816-1878), librettista di Giuseppe Verdi negli anni dal 1839 al 1846. Fu Solera a mettere a punto i testi di Oberto, Nabucco, I lombardi alla prima crociata, Giovanna d’Arco e Attila. A donare l’insieme di 68 pezzi che compongono la collezione, in gran parte carte autografe ancora mai studiate, il pronipote Rodolfo Solera con la moglie Emma e le figlie Federica e Francesca, a cui la documentazione è arrivata per discendenza diretta.

Il fondo documentario si compone di libretti non rappresentati, il frammento d’uno messo in musica dal compositore cubano Villate Montes proprio grazie all’interessamento di Verdi, lettere al figlio e ad altri interlocutori, scritti in prosa e in poesia d’argomento civico, politico o religioso, articoli di giornale e varie onorificenze.

Tutto ciò rispecchia in particolare l’ultimo ventennio della vita di Solera che, pur essendo posteriore alle collaborazioni artistiche dirette con Verdi, mostra non poche correlazioni con vicende tarde della biografia del Maestro di Busseto.

A “Voi che sapete…”, lo spazio quotidiano che Rete Due dedica all’approfondimento di argomenti musicali affrontato con taglio giornalistico, Barbara Tartari e Giovanni Conti ne hanno parlato con Alessandro Roccatagliati, direttore del Comitato Scientifico dell’Istituto di Studi Verdiani, e con la critica musicale Carla Moreni.

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Nuova luce sui libretti di Giuseppe Verdi

Voi che sapete... 18.01.2024, 10:00

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  • Barbara Tartari e Giovanni Conti

Racconta Roccatagliati : “Questi 68 pezzi sono relativi al periodo nel quale Verdi è già lanciato nella sua carriera. Sono pezzi vari, nel senso che hanno diversa natura a nell’interno del fondo, e danno un quadro molto completo di come Solera, rientrato in Italia dalla Spagna a metà degli anni ’50, provi ad arrabattarsi fino alla fine della sua vita. In quegli anni Solera ricoprì funzioni civili a Firenze, e poi in altri luoghi d’Italia al servizio dello Stato post-unitario. Ad un certo punto si spostò a Parigi e cercò di guadagnarsi da vivere scrivendo libretti e articoli e pubblicazioni varie. Nel fondo c’è anche un libretto che Solera provò a consegnare a Verdi a Busseto nel 1875. Ma a quel punto le posizioni erano sideralmente lontane e non ci fu maniera di darlo a Verdi”.

La svolta di Verdi

Il rapporto fra Solera e Verdi a un certo punto venne meno. Eppure fu importante. Conferma Carla Moreni: “Quando ascoltiamo ‘Va’ pensiero’ - una delle arie più famose del Nabucco di Giuseppe Verdi e i cui versi furono scritti da Solera -diciamo subito Verdi. Nessuno pensa a Solera. E invece questi versi sono opera di questo poeta geniale, estroso, molto ‘matto’ per aver resistito più di sette anni accanto a Verdi. Fu lui a far svoltare Verdi. Gli scrisse lui il libretto ‘Oberto’ e poi appunto il Nabucco, il titolo della svolta, nonostante era stato rifiutato dal compositore Nicolai Merelli. L’impresario della Scala di allora incontrò Verdi in corsia dei Servi. Nevicava, una sera fredda. Verdi era disperato. La famiglia era distrutta. Lui era deciso a smettere di fare il compositore. Merelli gli infilò in tasca il libretto di Solera e gli disse: ‘Guarda, un libretto stupendo, magnifico, straordinario. Leggilo’. Lui tornò a casa, gettò sul tavolo il libretto che si aprì proprio sul ‘Va’ pensiero’ e da lì non ci sarà mai più sfiducia in Verdi nei confronti della musica”.

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