Questo diavolo non veste Prada. Questo diavolo indossa una giacca di pelle nera e canta in francese. Nella loro musica, i ginevrini Beau Diable giocano con un immaginario tentatore, evocano forze oscure e provocano al limite del profano. Sì, va bene, ma è un fatto puramente musicale. È la costruzione della loro immagine, che vogliono coerente con il prodotto.
Così, il loro rock lo definiscono “sanguinante”. Più che a pratiche sinistre, questo aggettivo deve condurci verso una passione intensa, ribollente, la stessa che i pezzi del Beau Diable emanano. Anche perché, volendo uscire dalle metafore più mefistofeliche, l’espressione francese “comme un beau diable” significa “con tutta la forza, con tutta l’energia”.
Questo lavoro sull’estetica a tutto tondo mostra coerenza con ciò che gli strumenti forgiano. Melodie di chitarra affilate che si insinuano nelle nostre orecchie, così come taglienti sono i testi. Il tutto sostenuto da un basso e una batteria che non hanno paura di esplorare ritmi più molleggiati, a tratti danzerini. Un colpo diretto assestato all’ascolto per risvegliarsi dal solito, sonnolento tran-tran.
Dei pezzi caricati su Mx3, “Daruma” si fa apprezzare per la dinamica da montagne russe: partenza con crescendo ipnotico, un’impennata improvvisa e il ritornello che danza cadenzato. Se qui c’è un rito che si sta celebrando, è solo quello del rock’n’roll.