Musica italiana

Chiacchierando con Pino Daniele

Il cantautore, che oggi avrebbe compiuto 70 anni, si accendeva quando parlava di Napoli e dei talenti musicali sbocciati nella sua città

  • Oggi, 11:01
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Pino Daniele durante il suo ultimo concerto, a Milano nel 2014

  • Imago/Pacific Press Agency
Di: Gian Luca Verga 

Pino manca da un decennio giusto giusto. Pino che era arista straordinario anche dal profilo umano e al quale sono anche legato in quanto la mia prima vera intervista a un “semidio” della musica la realizzai proprio con lui. Diciamo che un certo chilometraggio lo avevo maturato nei mesi precedenti raccogliendo le chimere, le gioie e le sofferenze di molti artisti locali che spalmavo tra un quotidiano, il fu Giornale del Popolo, palestra per molti cuccioli d’uomo con ambizioni giornalistiche, e la Radiotelevisione svizzera (RSI). Ma la mia prima, di quelle che ti appunti sul petto come si appunta una coccarda, fu con Pino Daniele nell’87 a Lugano. L’appuntamento è nel pomeriggio del concerto annunciato al Padiglione Conza di Lugano. Qualcuno tra voi magari c’era e può certificare la data.

25:06

“Pino Daniele: nero a metà”

La Recensione 16.01.2025, 10:35

  • Keystone
  • Claudio Farinone

Seduti a un tavolaccio di legno coperto da una tovaglia bianca a quadretti rossi, macchiata qua e là di vino e caffè, con alcuni colleghi della carta stampata attendiamo. Pino arriva, si siede con la sua aria in apparenza svogliata, pigra. Ordina “na tazzulella ‘e cafè” prima di concedersi ai nostri microfoni. Mi accodo sorseggiando il 5° della giornata.

Iniziamo a chiacchierare; l’intervista è collettiva. Io dispongo di un Marantz a cassette; una sciccheria per l’epoca, un reperto antelucano, oggi, che ricordo con nostalgia. Nel marasma degli armadi conservo ancora quella cassetta.

Qualche minuto e Pino si innervosisce con un collega che formula domande obiettivamente fuori luogo. Minaccia scherzosamente di rovesciargli il caffè addosso, che per un napoletano verace… non so se mi spiego! Cerco di recuperare spostando il baricentro del discorso sulla musica. «Pino, lavoro per la RSI, ricordi il concerto da noi filmato e prodotto a Zurigo?» Fu la chiave di volta! Pino si sciolse, si commosse e iniziammo a parlar con passione e trasporto di musica, di blues, di Mediterraneo, di contaminazioni e dell’allora concetto di “World Music” di cui si professava un antesignano. Parlammo della scena napoletana, dei suoi figli illustri, da Murolo ai Napoli Centrale, materia che ben palleggiavo; di Napoli come “La Gerusalemme della musica mediterranea”, città in cui convivono e dialogano culture, suoni, etnie, tradizioni. Di socialità, politica ed emarginazione. Chiuse l’incontro stampa e rivolgendosi a me: «Vieni in camerino che ci facciamo un caffè come dico io e parliamo ancora un po’!» Ovviamente lo dice in “napoletano”, con la sua voce flebile e dolce che ti scioglie come una bossa nova sussurrata tra la sabbia di Ipanema o la brezza che spira guardando un tramonto sul Golfo dal Vomero.

29:38

Napoli è: Pino Daniele

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  • TiPress
  • Claudio Farinone e Giovanni Conti

Il caffè era una bomba, la chiacchierata pure. Era davvero un piacere discorrere amabilmente con lui. Esperienza che nel corso degli anni mi capitò in più di un’occasione. Questo giovane svizzero che amava parlare di musica e contaminazione gli stava simpatico. Ad esempio, a Sanremo nel ’93, nell’ambito della rassegna Premio Tenco del quale fu ospite in più di un’occasione. Mi salutò con «Ecco lo svizzero», invitandomi a salire in camera sua. L’intervista gliela feci io seduto sul suo letto, lui comodamente sprofondato in poltrona. Ed era un fiume in piena, che si accendeva nel discorrere della sua Napoli, della ricchezza di una città comunque fucina straordinaria di talenti musicali. Una città che elaborava linguaggi artistici unici, come la sua storia, come le tradizioni maturate nel corso dei secoli. Soprattutto musicali. Certo, con un certo orgoglio e passione assoluta mi raccontò con dovizia di particolari della Napoli musicale degli anni’ 70, quella sua, dei Napoli Centrale di James Senese, dei Toni Esposito, di Rino Zurzolo, dei fratelli Bennato, di Sorrenti e Mark Harris per citarne alcuni. Oltre alla sua gloriosa generazione, condivise gli incontri e le amicizie internazionali che poteva vantare e con le quali dialogava col suo strumento, scivolando anche sui giovani quali Almamegretta e 99 Posse, che stavano muovendo i primi passi. Li affascinavano perché pure loro elaboravano linguaggi cosmopoliti, mischiando tradizioni e contemporaneità.

Ancora alcune interviste nel corso degli anni fino all’ultima, nel luglio del 2014, sei mesi prima della sua scomparsa. Era in tour per celebrare Nero a metà, terzo album e pietra miliare di tutta la sua discografia; una tappa estiva si svolse a Campione d’Italia, all’aperto. Con la promessa di andarlo a salutare dopo il soundcheck lo chiamai nei giorni precedenti per registrare una chiacchierata dedicata a tour e alla celebrazione di questa pietra miliare. Era in fissa che lo chiamassi e che abitassi a Zurigo. Ci misi un po’ a farli capire che abitavo a Lugano e come la sede della RSI fosse sempre a Lugano. Finimmo la chiacchierata ridendo, anche se non sono sicuro avesse compreso bene perché salutandolo il giorno dell’evento fu stupito fossi sceso da Zurigo per un semplice saluto. Forse mi “perculò”, forse no, ma sorrideva. Rimane comunque il suo abbraccio, l’abbraccio di questo straordinario “nero a metà”.

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  • Francesca Margiotta e Herbert Cioffi

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