Ci sono artisti che passano tutta la vita a cercare di mettere insieme una canzone capace di definire un tempo, un luogo, una generazione. A volte ci riescono al culmine di una carriera. Molti non ci riescono proprio. Quasi nessuno riesce a farlo all’esordio. Simon & Garfunkel, nel loro disco d’esordio, hanno “The Sounds of Silence”.
La “s” del plurale sarebbe caduta nel primo anno successivo alla pubblicazione, lo stesso che avrebbe portato alla versione completa di batteria e strumenti elettrici – commissionata dalla Columbia Records – che chiunque conosce oggi. E probabilmente il debutto “Wednesday Morning, 3 AM” non è il picco della carriera musicale di Simon & Garfunkel (che comprenderà pure pochi album, certo, ma tra questi ci sono “Bookends”; “Bridge over Troubled Water”; “Parsley, Sage, Rosemary and Thyme”). Non è il picco, però ha già dentro quel pezzo definitivo per gli anni Sessanta, definitivo per New York, quindi estremamente definitivo. Il bello è che nell’ottobre 1964, lì, sul momento, se ne accorgono in pochi. Ma andiamo con ordine, dall’inizio.
Paul Simon e Art Garfunkel sono amici da sempre, due ragazzi del Queens che a dodici, tredici anni imparano a cantare insieme, nel corso di lunghi pomeriggi passati uno di fronte all’altro, a studiarsi vicendevolmente la voce.
A quattordici anni, il suono di Simon & Garfunkel è già quello che conosciamo, con armonie perfette realizzate senza sforzo apparente.
A quindici, i due hanno scritto qualche canzone imitando lo stile degli Everly Brothers. Di una (“The Girl for Me”) hanno anche pagato (quattro dollari) i diritti d’autore, per registrarla a loro nome alla Biblioteca del Congresso.
A sedici si fanno chiamare Tom & Jerry, e sono decisi a sfondare nel mondo della musica. Ai tempi però non si può accendere la videocamera del telefonino e registrare, sperando che l’algoritmo ti premi: bisogna bussare alle porte delle compagnie discografiche che si ammucchiano in pochi isolati a Manhattan, tra Broadway e la Cinquantesima. Imprevedibilmente, qualcuno li considera.
A diciassette, registrano il loro primo singolo per la Big Records Label (che ovviamente era una casa discografica molto piccola): si intitola “Hey Schoolgirl”.
Imprevedibilmente, di nuovo, la canzone trova un pubblico, e i due appaiono perfino nel corso del popolare programma televisivo “American Bandstand”. Subito prima della loro performance, Jerry Lee Lewis suona al pianoforte “Great Balls of Fire” («È stata dura salire sul palco dopo di lui», ammetterà negli anni successivi Paul). Grazie anche a quell’esibizione, “Hey Schoolgirl” vende centomila copie. Oggi si stapperebbe lo champagne, ai tempi era un successo appena decente.
Paul Simon si compra una Impala cabriolet rossa con i soldi guadagnati, e incide altri due singoli con Art, pronto a rifarli. Non va proprio come lui aveva previsto: entrambe le canzoni fanno flop, la Big Records fallisce, il motore della Chevrolet esplode.
A diciotto, Simon e Garfunkel sono tornati al punto di partenza. È arrivato il momento di scegliere il college, la scuola li separa per qualche tempo.
A diciannove, venti e ventun anni, Simon e Garfunkel frequentano istituti e corsi diversi: letteratura inglese per Paul, architettura per Art. Al college Paul fa amicizia con una ragazza, Carole Klein, con cui suona e compone canzoni che poi cerca di vendere alle case discografiche. Carole è decisa a lasciare la scuola per perseguire la carriera musicale, Paul cerca di dissuaderla: con le canzoni non si mangia, le dice. Carole non lo ascolta, abbandona gli studi. Negli anni successivi prenderà il nome d’arte di Carole King, e scriverà “You’ve Got a Friend” per James Taylor e “(You Make Me Feel Like) A Natural Woman“ per Aretha Franklin.
Anche Art continua a cantare e suonare la chitarra in quegli anni, affinando la sua abilità di arrangiatore.
A ventidue anni, Simon & Garfunkel sono di nuovo insieme. Paul è convinto di voler diventare un musicista, Art meno; entrambi sono travolti dall’onda del cambiamento dei tempi: chiuso con il rock’n’roll, abbracciano il folk, scoprendo la loro strada. Iniziano a suonare nei locali del Greenwich Village, gli stessi dai quali il giovane Bob Dylan stava ribaltando la musica americana.
Dopo una estate passata viaggiando separatamente in due dei luoghi chiave per la cultura di quegli anni – Art tra gli studenti della California, Paul busker per le strade di Parigi – i due si ritrovano a New York. Il loro nuovo contatto nell’industria musicale è Tom Wilson, produttore della Columbia che lavorava con Bob Dylan. Inizialmente Tom vuole comprare alcune canzoni composte da Paul per farle cantare ad altre band sotto contratto con la Columbia, ma Simon insiste per avere un’audizione insieme al suo amico Garfunkel. Il demo prodotto dal duo convince la casa discografica, anche se contiene solo quattro canzoni: diventeranno cinque, nella scaletta di “Wednesday Morning, 3 AM” – il resto sarà composto da standard della tradizione folk, e da una inevitabile quanto poco memorabile cover di “The Times They Are A-Changin’ “ di Dylan. Ma su cinque canzoni originali, almeno tre sono di altissimo livello: “Bleecker Street”, “He Was My Brother” e la stessa “Wednesday Morning, 3 AM”. E poi c’è “The Sound(s) of Silence”.
Preparato l’album, rimane il problema del nome, perché essere di chiara discendenza ebraica, ai tempi, non era un buon passaporto per il successo. L’antisemitismo, anche in America, era tutt’altro morto, tanto che lo stesso Dylan aveva nascosto il suo vero nome per non dare troppo nell’occhio. Ma nonostante avessero diversi pseudonimi già pronti tra cui scegliere, Art e Paul decidono di usare i loro veri nomi, scelta imprevedibilmente condivisa anche dalla casa discografica. Una decisione dalla portata storica, nel suo piccolo: Simon & Garfunkel sarebbero diventati i primi musicisti ebrei da top ten pop a non usare una versione americanizzata dei loro nomi. Ok, a essere precisi per arrivare nelle succitate top ten ci sarebbe voluto ancora un po’, perché “Wednesday Morning, 3 AM” è, effettivamente, un flop. Difficile capire per quale motivo: forse due ragazzi ebrei della middle-class newyorchese non sono particolarmente interessanti per il pubblico, forse il contenuto politico dei loro brani è considerato troppo annacquato, anche se “The Sound of Silence” è ispirata dall’assassinio del presidente Kennedy, e “He Was My Brother” da quello di tre attivisti per i diritti civili dei neri da parte del Ku Klux Klan. Sia come sia, il primo disco di Simon & Garfunkel vende una frazione delle copie vendute dal primo disco di Tom & Jerry. È una delusione che potrebbe essere definitiva.
Nei mesi successivi, Art Garfunkel riprende gli studi mentre Paul Simon trova rifugio in Inghilterra, dove lo aspetta Kathy Chitty, grande amore di quegli anni. A lei Paul dedicherà “Kathy’s Song”, oltre a riferimenti in decine di altre canzoni, da “America a Homeward Bound”. Il periodo inglese è pieno di piccole soddisfazioni, che vanno ben oltre quelle sentimentali: c’è Londra, gli amici e le possibilità di farsi conoscere, fino ad apparizioni alla BBC. Paul diventa piuttosto noto negli ambienti musicali della città, e Art lo raggiunge spesso. Imprevedibilmente (avverbio che uso per l’ultima volta in questo racconto) e completamente a loro insaputa, però, la vita di Simon e Garfunkel sta per venire stravolta da una canzone già incisa e consegnata all’indifferenza del pubblico dentro “Wednesday Morning, 3 AM”.
Dall’altra parte dell’oceano, infatti, Tom Wilson continua a pensare che i due amici debbano avere di più dalla loro musica, e cerca nuove strade per promuoverla.
Scopre così che alcuni DJ radiofonici stavano trasmettendo “The Sounds of Silence” durante la programmazione notturna, e che le radio stavano ricevendo molte richieste dagli ascoltatori. Tom propone alla Columbia di pubblicarla come singolo, e decide di far incidere una traccia di supporto con strumenti elettrici e batteria, che poi fa sovrapporre alla registrazione originale. Non chiede il permesso di farlo, e forse non avrebbe neppure comunicato a Paul e Art l’uscita del disco, se il secondo non lo avesse chiamato per pura casualità pochi giorni prima del lancio previsto. Uno sgarbo che lascia i due musicisti interdetti.
Eppure, quel singolo pubblicato all’insaputa di Paul e Art sarebbe diventato un successo epocale, e avrebbe dato il via a un lustro leggendario. Senza Tom Wilson, forse Paul sarebbe rimasto in Inghilterra, forse Art sarebbe diventato un professore di matematica. Forse non sarebbero esistiti Simon & Garfunkel, senza quello sgarbo. Il miglior sgarbo della loro vita.