Musica italiana

Cosa resterà di questo Festival 2025

Sanremo asciutto, istituzionale, com’è nello stile di Conti. La potenza dell’immagine in un evento non più solo da ascoltare. I casi Fedez e Giorgia

  • 16 febbraio, 06:49
  • 16 febbraio, 15:41
Sanremo ultima serata.jpg

Olly, emozionato per la vittoria, festeggiato dal secondo classificato Lucio Corsi

  • Ettore Ferrari
Di: Herbert Cioffi 

Il Festival di Sanremo arriva a conclusione, Conti approda. Un Festival completamente asettico, con grandi festeggiamenti sugli ascolti, sui quali farei questa riflessione: è vero, sono tanti, però Conti sta monetizzando una struttura festivaliera che ha realizzato Amadeus consegnando nelle mani dei giovani una manifestazione che prima era vecchia, impolverata. Ora è dei giovani e Conti l’ha presa che era già dei giovani. Quindi deve stare molto attento, perché quest’anno ha monetizzato ma, se continua nella direzione classicheggiante, rischia di essere penalizzato in futuro. In più dobbiamo considerare la modalità di voto, che più volte abbiamo detto essere nuova e onnicomprensiva. Probabilmente è giusto che sia così, però non è che questo Festival abbia conquistato ascolti per eccezionalità emozionale. Per esempio nella scaletta di ieri sera, dal nulla, il conduttore ha omaggiato il curling. Tre minuti con dei nazionali messi lì, roba buttata un po’ così.

19:41

Un cialtrone a Sanremo

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  • Il club dei Cialtroni, Rete Tre

Andiamo allo “scandalo” che ha caratterizzato il Festival. Qual è? Che il sistema di voto va ripensato, e questo è sempre il punto debole del Festival di Sanremo. Perché quest’anno il sabato non si azzeravano le votazioni, ma ogni cantante portava con sé il patrimonio di voti che aveva ottenuto durante la settimana. Non è poco. Perché? Perché il televoto aveva già portato avanti alcuni: Fedez ha una fanbase più forte di Achille Lauro ed ecco che per magia Giorgia e Achille Lauro finiscono per rimanere fuori. E questo scuote platea e sala stampa: il festival è di Giorgia, al punto che la gente le urla «hai vinto!» e un coro dice «sei tu la vincitrice!». Lei si mette quasi a piangere perché questo è, questa è la percezione sociale e questa deve rimanere.

È giusta la vittoria di Olly? Sì, è giusta, è conquistata. È molto bravo e molto amato dai giovani. Il ritornello di Balorda nostalgia è prepotente, preponderante, emozionante, forte, con questa bella immagine del telecomando sbattuto, poggiato lì. Sono cose che abbiamo vissuto tutti e lui le canta molto bene. Il secondo posto per Lucio Corsi è giusto, è arrivato come un fulmine a ciel sereno e per tutta la settimana l’abbiamo raccontato come l’outsider che ci insegna la fallibilità. Lucio Corsi che vince il premio della critica mi trova perfettamente d’accordo, io l’ho votato. Al terzo posto un cantautore puro: Brunori Sas, che rimane lì, pronto a ricordarci che la musica italiana ha tutta una parte che non può essere dimenticata, che abbraccia proprio quello stile. Ed ecco che, con un colpo di spugna, i rapper, i trapper vanno via dal podio di Sanremo.

Cosa ci dobbiamo ricordare di questo Festival? Ci ricorderemo senz’altro le polemiche di Fedez, il suo meraviglioso duetto con Masini. Damiano David che torna solista e canta Lucio Dalla lasciando tutti di stucco. La forza del carattere di Bianca Balti, che ci fa capire che bisogna lottare contro tutto, con forza e col sorriso sulle labbra. E forse anche un tal Lucio Corsi, passato sul palco a dire a Carlo Conti che la sua estrema precisione può essere penalizzante, che essere fallibili e imperfetti può essere fonte di bellezza.

A proposito, come è andata a finire per Cristicchi, che a un certo punto finisce nella cinquina rivotata e rischia di finire in podio? Che non ce la fa. Qualcuno, lentamente, si accorge che il suo pezzo non ha quella potenza. D’altro canto, per citare qualcuno ormai noto in questo Festival, se l’avessero chiesto a me avrei risposto Grazie ma no grazie.

Concludendo sul voto, non accadranno mai più cose di questo genere quando si prenderà coscienza che a correggere il risultato del televoto, quindi del gradimento popolare, debba essere una giuria di qualità. Una giuria di qualità che opera all’interno di un perimetro deciso prima, non un insieme, una “accozzaglia”. Altrimenti succede che Giorgia, che aveva palesemente vinto, si ritrova buttata lì esattamente come come quando vinse Marco Carta o Valerio Scanu.

Finisce così il Festival, che ha le stesse ritualità della fine delle feste natalizie: tutto ciò che brillava si sgonfia di splendore e viene riposto negli scatoloni. Ma Sanremo non perde mai il suo richiamo: il solo fatto che oggi si parli dell’esclusione di Giorgia e Lauro è un successo.

Restano impresse, di questa edizione 2025, la dimensione immensa raggiunta da Sanremo, la forza visiva di un evento che non è più solo da ascoltare, la bravura di Mahmood che balla e canta.

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