L’ABBA Voyage ha debuttato nel 2022, ed è ormai una delle principali attrazioni di Londra. Sullo schermo ci sono le riproduzioni digitali degli Abba con il loro aspetto negli anni Settanta. È un concerto, un videoclip, un film ipertecnologico, che dà allo spettatore l’illusione di trovarsi davvero di fronte a una band in carne e ossa. Il 2024 è stato anche l’anno del mega tour Taylor Swift, un vero e proprio musical nel quale il pubblico è parte dell’evento, e dei concerti speciali di Adele, ospitati in un’arena realizzata appositamente a Monaco di Baviera. I concerti oggi sono sempre più esperienze spettacolari e straordinarie. Conta quanto accade sul palco e quanto accade attorno al palco. Non solo: la tecnologia diventa sempre più importante e apre nuove possibilità multimediali per il futuro.
Laser si è addentrato nei meccanismi tecnologici e artistici che permettono al pubblico di godersi un grande spettacolo dal vivo. Tra gli ospiti intervenuti, Claudio Santucci, uno dei fondatori dello studio di designer Giò Forma, che si occupa di questi allestimenti nel grande circuito pop. Un ruolo, questo, che è cambiato nel tempo, si è articolato. E non solo grazie alle tecnologie perché, racconta «tutti gli artisti volevano mettere in campo un vero e proprio spettacolo». Così, prosegue Santucci, «a quel punto ci siamo trovati nella posizione di dire anche quello che si fa sul palco: come si muove l’artista, quali effetti usiamo. E quindi abbiamo preso un po’ il ruolo di direzione creativa».
Il concerto è un’esperienza che deve intrattenere il pubblico per più di due ore, deve colpirlo, meravigliarlo, provocare l’effetto “Wow”. Per Santucci questa ricerca non comporta per forza l’uso di mezzi e trucchi sofisticati: «Un effetto Wow può benissimo essere un momento in cui l’artista è illuminato da una singola luce e dice una frase o canta una canzone». Santucci porta un esempio dall’ultimo tour di Tiziano Ferro: per un brano dal forte contenuto emotivo, si è scelto di inquadrare solo il viso del cantante, che manteneva lo sguardo in camera. Così facendo, era come se guardasse negli occhi ogni singolo spettatore. «Con un’unica luce, con un unico vestito, ha cantato tutta questa canzone e quello per me ha un effetto Wow, perché ha fatto letteralmente piangere la maggior parte dello stadio».
Non solo i casi eclatanti, in cui le star vengono ringiovanite o resuscitate tramite tecniche olografiche. Oggi, in generale, questi grandi rituali pop poggiano molto sulle tecnologie. Gianni Sibilla è direttore del Master in Comunicazione musicale dell’Università Cattolica di Milano, docente dell’università Iulm e giornalista di Rockol. Ha scritto L’industria della canzone (Laterza). È lui a dirci che «la parola live in senso stretto non esiste, perché quando noi pensiamo a qualcosa di live, pensiamo a qualcosa di realizzato in diretta, in tempo reale e in presenza. Ma molte delle cose che noi vediamo durante un concerto o sono registrate o magari le vediamo attraverso uno schermo o attraverso uno streaming». Il concerto come vera e propria produzione, insomma, per offrire «un’esperienza immersiva» che permetta di chiudere fuori tutto per quel paio d’ore. Con l’illusione «di vedere da vicino la star, anche se poi magari la vediamo in uno stadio con 60-70’000 persone».
Per quanto riguarda i destini dell’industria dei concerti, Sibilla vede stagliarsi delle insidie: «La mia idea è che siamo in una bolla al limite dello scoppio. C’è un mercato che è saturo, con prezzi molto alti». Per il nostro ospite, il settore della musica dal vivo non ha mai smesso di crescere (periodo pandemico a parte), a differenza di quello discografico, che si è ripreso grazie alle piattaforme di streaming. Il rischio è che i concerti si trasformino in eventi esclusivi: «Negli ultimi anni a San Siro ci sono diciannove concerti ogni anno. Non so una persona con un reddito medio quanti concerti possa effettivamente vedere».
Il concerto con gli avatar - o gli Abbatar, ricollegandoci al caso da cui siamo partiti - è un evento replicabile potenzialmente all’infinito, perché gli artisti virtuali non si stancano mai, non avranno mai un esaurimento nervoso, nemmeno un raffreddore. Secondo Sibilla, però, il concerto dal vivo classico non è interamente sostituibile «perché vorremmo sempre vedere le persone reali in carne ed ossa». C’è infine un ultimo fattore a ostacolare il rimpiazzo definitivo dei musicisti reali: «Per fare quel tipo di show [sempre l’Abba Voyage, ndr] hanno costruito un palazzetto apposta. Quel tipo di show non puoi portarlo fuori da lì se non costruisci una struttura apposita».
La musica del futuro
RSI Cultura 28.06.2019, 16:00
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