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Il meglio del 2023: film, serie e documentari musicali

Da Maestro al documentario sugli Zeal & Ardor, nove produzioni video/musicali da vedere uscite negli ultimi dodici mesi

  • 27 dicembre 2023, 21:12
  • 27 dicembre 2023, 21:14
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Di: Michele R. Serra

Vista l’ipertrofica produzione di contenuti (scusate la parola) video di argomento musicale, quasi stupisce che il 2023 si sia chiuso senza un vero blockbuster del genere. Niente film come Rocketman o Whitney Houston: I Wanna Dance With Somebody; niente serie come Alta fedeltà; niente documentari come il Get Back dedicato da Peter Jackson ai Beatles nel 2021. Eppure il panorama è tutt’altro che deserto, nell’anno in cui il film-concerto è tornato prepotentemente al centro dei pensieri di Hollywood, grazie agli incassi astronomici ottenuti nelle sale americane dalle pellicole che documentano i tour da record di Taylor Swift e Beyoncé. Tolte le due regine, dunque, ecco i migliori film, documentari e serie tv musicali del 2023: tre per ogni genere.

I migliori film musicali del 2023

Maestro
Nonostante le polemiche – fortunatamente di breve vita, come tutte le polemiche del 2023 – riguardo al naso esagerato indossato da Bradley Cooper per assomigliarli, il film biografico su Leonard Bernstein è un ulteriore successo per l’attore passato dietro la macchina da presa. Materiale senza dubbio di stampo hollywoodiano, che riesce però a usare la retorica a suo vantaggio, e si permette perfino di scardinare gli sterotipi del biopic: preferisce creare un’atmosfera più che spiegare, e non ha paura delle ellissi. Il risultato è una pellicola che racconta in modo estremamente coinvolgente sia la dedizione assoluta che Bernstein aveva nei confronti della musica, sia il suo personale auto-sabotaggio, messo in atto attraverso una vita sentimentale fatta di grande sofferenza.

Mixed by Erry
Il regista salernitano Sidney Sibilia è ormai specializzato in meravigliose storie-italiane-vere del recente passato: dopo quella dell’Isola delle rose, ecco quella dei tre fratelli diventati i più grandi pirati dell’epoca d’oro delle musicassette (sia detto, beninteso, che quando hanno iniziato il reato di pirateria musicale neanche esisteva). Nonostante il finale amaro (in galera) e i molti disclaimer anti-pirateria, è difficile non provare simpatia per i protagonisti di questa vicenda di pochi anni fa, che sembra però appartenere a un’altra era geologica. Soprattutto, è difficile resistere al pop dell’epoca: davvero di un altro livello, dagli Eurythmics ai Frankie Goes To Hollywood.

Margini
Una storia inventata, eppure incredibilmente sincera. Un gruppo di amici di Grosseto organizza il concerto di un importante gruppo hardcore punk nella piccola città. Niccolò Falsetti e Francesco Turbanti ci hanno messo sette anni a metterla insieme, attingendo a piene mani ai loro ricordi di ventenni. Il risultato è una piccola perla presentata a Venezia 79 e nobilitata dalla presenza di una vera band hardcore di provincia, i Payback, e di Zerocalcare, «quel tipo romano che fa i volantini dei concerti». Un film che rende felici, pieno di bellissimi perdenti.

I migliori documentari musicali del 2023

Enzo Jannacci: Vengo anch’io
Se qualcuno avesse un momento di nostalgia per il Novecento (possibile che fosse davvero tutto così meglio, all’epoca?), questa raccolta di immagini messa insieme da Giorgio Verdelli – che già aveva raccontato Paolo Conte e Ezio Bosso, tra gli altri – può essere un ottimo catalizzatore per quel sentimento di nostalgia. Nessuna operazione museale, per carità, ma un grande lavoro di archivio e montaggio, che ci riporta a una Milano sospesa in un tempo mitico, in cui i geni sembravano attirarsi naturalmente l’uno verso l’altro. E allora ecco Enzo con gli amici, con Giorgio Gaber, con Dario Fo, Monica Vitti. Manca qualcosa? Certo, come potrebbe essere altrimenti. Ma c’è moltissimo.

Play With The Devil: Becoming Zeal & Ardor
Cosa ha spinto Manuel Gagneux a fondare il primo gruppo capace di mixare gli spiritual degli schiavi afroamericani con il death metal? Pare sia stato un giro su uno dei tanti forum di 4chan, piattaforma nota per aver dato i natali a molti meme dell’estrema destra americana (ma anche per qualcosa di più positivo, possiamo dire dopo aver visto Play With The Devil).
È solo una delle tante storie dentro la storia di questo ragazzo basilese, di madre americana e padre svizzero, capace di mettere in piedi uno dei gruppi più strani della storia della musica. Un’altra è quella di come, sorpreso dal successo virale dei suoi primi brani caricati su internet, Manuel ha dovuto comporre una vera band per rispondere alle richieste dei più importanti festival europei. Tutte sono estremamente interessanti, e raccontano come la libertà artistica sia ancora – almeno per qualche musicista, sempre più raro – la cosa più importante.

Little Richard: I Am Everything
La regista Lisa Cortés mette insieme un documentario tutto sommato tradizionale nella forma, ma la vita di “Little” Richard Wayne Penniman basta a rendere il film straordinario. È sufficiente raccontarla in ordine cronologico, dall’infanzia difficile in Georgia al successo, fino al vortice di droghe, alle orge, e ancora all’abbandono della musica, perfino alla rinuncia all’omosessualità. Una lancinante battaglia interiore tra fede religiosa e identità di genere, importante quanto la musica – quella sì, degna di ogni paradiso rock’n’roll che si rispetti.

Le migliori serie TV musicali del 2023

Scott Pilgrim: La serie
Non si tratta strettamente di una serie a tema musicale, ma la musica gioca un ruolo fondamentale in questo adattamento animato del fumetto di Brian Lee O’Malley già beatificato dal film di Edgar Wright del 2010, che aveva lanciato la carriera di star del cinema indie americano come Michael Cera, Mary Elizabeth Winstead e Kieran Culkin (tutti peraltro tornano come doppiatori nella versione americana dalla serie).
La colonna sonora è opera di Joseph Trapanese e del gruppo pop/rock/chiptune Anamanaguchi, che ha composto anche quella del videogioco di Scott Pilgrim. Naturalmente, la parte del leone la fanno le canzoni dei Sex Bob-Omb, la band di Scott. Il tempo passa, ma le storie belle restano: Scott Pilgrim ha quasi vent’anni, ma il successo su Netflix dimostra che anche la Generazione Z lo ama.

Daisy Jones and The Six
Adattamento del best seller americano scritto da Taylor Jenkins Reid, che ha dichiarato più volte di essersi ispirata ai Fleetwood Mac e alla loro scalata verso il successo negli anni Settanta. Ma le parti più divertenti di questo Daisy Jones & The Six sono fiction, e il risultato si legge come una favola rock’n’roll che gioca sugli sterotipi tipici del genere, a partire dalla “donna angelicata costretta a subire gli sbalzi d’umore del musicista che ama” – o qualcosa del genere. A volte non è necessaria grande originalità per costruire un’ottima storia: ci vuole però almeno un po’ di stile, e Daisy Jones & The Six ne ha da vendere. Fortunatamente, anche nella parte musicale.  

Grease: Rise of The Pink Ladies
Quali sono gli ingredienti di un buon remake? In questo caso, la capacità di rileggere l’ambientazione anni Cinquanta di Grease con una lente assolutamente contemporanea, che prevede anche canzoni che assomigliano poco ai primi vagiti del rock’n’roll e molto al pop amatissimo dalla Generazione Z. Se si passa sopra a questi evidenti anacronismi, e al messaggio positivo presentato senza alcuna sottigliezza, ci si può divertire un bel po’, soprattutto grazie all’estetica kitsch – e ai numeri musicali che sono, effettivamente, quasi sempre riuscitissimi. Ah, a voler essere precisi non è un remake, bensì un prequel.

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