Musica Soul

Marvin Gaye, a 40 anni dalla morte

E’ stata una delle più belle voci della musica soul

  • 1 aprile, 06:00
  • 2 aprile, 16:20
Marvin Gaye
  • Keystone Pictures
Di: Sergio De Laurentiis

La storia comincia in una chiesa di Washington, con un bambino che comincia a cantare in pubblico. Il bambino ha solo quattro anni e spesso è accompagnato al piano dal padre. Sembra l’inizio di una felice storia di successo e di amore. Sembra.

Il bambino ha un dono straordinario, la voce, ma è anche cocciuto, insofferente alle regole, refrattario agli ordini. L’ossessione del padre è stabilire regole e impartire ordini. Pessima combinazione. Il fatto che il padre sia un ministro della fede, un pastore della Chiesa Ebraica Pentecostale, una scheggia degli Avventisti del Settimo Giorno, rende il tutto ancora più surreale. L’uomo di fede non perde occasione di picchiare il figlio per ogni singola inadempienza, proprio in nome della regole religiose. Il bambino cresce e appena può – la decisione non sorprende - si allontana il più possibile dal padre. A 17 anni si arruola nell’Aeronautica militare. Scelta curiosa per uno che non sopporta la disciplina. E infatti dura poco. Congedato onorevolmente, si dedica alla musica. Non ha solo una gran voce, è un musicista completo, compone e se la cava egregiamente sia col piano che con la batteria.

Marvin Gaye, "You're the Man", Tamia

La Recensione 09.05.2019, 16:00

  • Tamia records

A una festa dove suona, viene notato dal padrone di casa. Fosse un tappezziere o un immobiliarista, l’evento probabilmente sarebbe scarsamente rilevante. Ma il padrone di casa, il signor Gordy, non è né l’uno, né l’altro: è il fondatore e presidente dell’etichetta di musica soul di maggior successo dell’epoca, la Motown. Ha avuto successo perché Barry Gordy ha un fiuto eccezionale per i talenti e ha costruito attorno a loro una vera e propria “fabbrica”. Il batterista-pianista-cantante-compositore viene spedito dritto dritto in fabbrica ed entra a far parte della famiglia Motown. All’inizio se ne sta nelle retrovie: suona e compone per alcune delle star dell’etichetta. Poi, poco a poco, si guadagna il proscenio e comincia a incidere col suo nome. In realtà, per distanziarsi dal padre e per evitare facili ironie e illazioni, al suo vero nome ha aggiunto una piccola vocale . E così Marvin Gay si trasforma in Marvin Gaye (oddio, non proprio una cosa sconvolgente, ma evidentemente a lui tanto basta, e chi siamo noi per obiettare?).

L’inizio non è dei più entusiasmanti. Il pubblico si fila poco i primi singoli, ma comincia a drizzare le orecchie quando la voce vellutata, morbida del nostro si fa strada in radio e nelle classifiche con brani come “Stubborn Kind of Fellow” (come ricorda il coautore del pezzo, William Stevenson, il tipo lunatico, cocciuto del titolo è proprio lui, Marvin Gaye), “Can I Get a Witness” e soprattutto “Pride & Joy”, il suo primo vero successo. È dedicato alla moglie, Anna Gordy, e no, non è un’omonimia, è la sorella di Barry Gordy, il patron della Motown.

I successi si accumulano, spesso cantati in duo, con altre stelle dell’etichetta, come Mary Wells, Kim Weston e Tammi Terrell. Ma qualcosa gli rode: il vestito che Barry Gordy gli ha cucito addosso, quello del crooner romantico, gli sta stretto. Come lo scorpione della favola, la sua vera natura lo porta a fare quello che gli riesce meglio, ribellarsi. Ne ha abbastanza di ballate melodiche, di pezzi pop rassicuranti. Non ha le fette di salame sugli occhi, vede cosa sta accadendo tutto attorno: le tensioni sociali, la guerra in Vietnam, la brutalità della repressione contro la sua gente, contro gli studenti, contro chi contesta, gli assassini dei fratelli Kennedy e di Martin Luther King. Il 1 giugno del 1970 entra in studio per registrare uno dei brani più importanti della storia della musica popolare degli ultimi decenni. Tutto ruota attorno a una domanda, ripetuta a mo’ di mantra: “What’s Going On?”, che sta succedendo? È un brano ipnotico, sottilmente angosciante, morbido e ruvido allo stesso tempo, e la sua voce è semplicemente perfetta, riflette tutte le sfaccettature del brano.

All’inizio c’è un leggero inghippo. Barry Gordy non ne vuole sapere di pubblicarlo: troppo politico, allontana il pubblico moderato, quello che ha decretato il successo della Motown. Ma Gaye, a questo punto si sarà capito, è testardo come pochi: si impunta e alla fine la spunta. Il brano viene pubblicato nel 1971 e nel giro di un mese è in testa alle classifiche. Il coltello dalla parte del manico ce l’ha Marvin. Vuole il completo controllo creativo e lo ottiene. “What’s Going On”, l’album, viene registrato in dieci giorni, in marzo, e pubblicato poco dopo, in maggio. Non è solo il primo disco di Marvin Gaye a vendere più di un milione di copie. È anche il primo concept-album della musica soul. Un capolavoro, che racconta in maniera poetica, spirituale, i tormenti, le ansie e le speranze del suo Paese, gli Stati Uniti, ma che risuona forte e chiaro in tutto il mondo.

Per gli album successivi metterà un po’ da parte l’impegno sociale, politico per dedicarsi al sempiterno tema dell’amore. Nel suo caso, l’amore prende tutte le forme possibili; da quello più spirituale (è pur sempre il figlio di un pastore, no?) a quello più sensuale, focoso e terreno. E la reazione del pubblico è (quasi) sempre la stessa: successi su successi.

E quindi, tutto bene, no? Non proprio. Se la musica spesso raggiunge vette meravigliose, la vita di tutti i giorni non gli riserva molte soddisfazioni. Ci sono gli avvocati per il primo doloroso divorzio, c’è l’agenzia delle tasse che gli sta alle calcagna, e per non farsi mancare nulla, ci sono i problemi con droghe e alcol che lo rendono sempre più inaffidabile e paranoico (con tanto di giubbotti antiproiettile e guardie del corpo per difenderlo dagl attacchi di non si sa chi…). A un certo punto sembra ritrovare una sua via, un modo per rimettere a posto le cose. Siamo all’inizio degli anni ’80 quando si trasferisce in Europa, a Ostenda in Belgio. È un periodo sereno e fruttuoso. Dopo aver lasciato la Motown, nel 1982 pubblica “Midnight Love” con la sua nuova casa discografica, la Columbia Records. E manco a dirlo, il disco è l’ennesimo successo. Contiene uno dei suoi brani più conosciuti, “Sexual Healing”.

E quindi le cose vanno meglio, no? No. Nonostante il successo dell’album, la tournée seguente è tormentata, soprattutto perché Marvin torna ad avere troppa confidenza con droghe e alcol. Alla fine del tour decide di restare negli Stati Uniti. Ma non in un posto qualunque. La scelta è sorprendente: decide di tornare a vivere con i propri genitori, l’amata madre Alberta, e il temuto e detestato padre Marvin Gay Senior. L’epilogo è noto. Durante una lite tra i genitori Marvin Jr. interviene per difendere la madre e colpisce il padre. Per tutta risposta Marvin Sr. prende la pistola e spara due pallottole al figlio. Poche ore dopo si spegne una delle voci più sublimi della storia della musica popolare. Era il 1 aprile del 1984. Il giorno dopo avrebbe compiuto 45 anni.

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