Musica italiana

Max, sei un mito!

Cori da stadio, canzoni lanciate verso il cielo ed entusiasmo collettivo: siamo stati al concerto di Max Pezzali all’ Unipol Forum di Milano, ecco come è andata

  • Oggi, 13:26
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Il concerto di Max Pezzali a Milano

Le merendine, Rete Tre 07.01.2025, 15:05

  • Andrea Munaretto/TSCK/LiveMedia
Di: Simona Rodesino 

Un concerto di Max Pezzali è un’esperienza che avrei voluto vivere da un po’. Lo sai che ti ritroverai a cantare tutte le hit imparate a memoria negli anni, lo sai che quel “Ciao Milano” a inizio show accenderà il pubblico, sai anche che probabilmente tornerai a casa in auto con il volume al massimo urlando che “la regola dell’amico non sbaglia mai”. Lo sai, eppure ti sorprende quando lo vivi. Un po’ una festa, un po’ un gigantesco karaoke, un’occasione per ricordare, sfogarsi, anche sperare, perché no?

Il tour “Max Forever” al momento prevede undici date all’Unipol Forum di Milano seguite da altre sette al Palazzo dello sport di Roma, prima di arrivare all’Autodromo di Imola la prossima estate: date tutte esaurite, neanche a dirlo. Tra l’altro, Pezzali arrivava da un’estate ricca di concerti, compresi tre appuntamenti memorabili a San Siro. Il tour ripercorre oltre trent’anni di carriera partita con gli 883 e Mauro Repetto e poi continuata da solista.

A Milano, il concerto si apre con il brano “S’inkazza”. Pezzali entra in scena poco dopo le 21 con una camicia coloratissima e quel suo modo inconfondibile, un po’ robotico, di muoversi sul palco. Da lì in poi, difficile tenere il conto del numero di canzoni che infiammano il Forum – una raffica di hit sparate in aria, dalle più storiche alle più recenti. Mi guardo intorno e vedo persone di tutte le età, bambini con i genitori, giovani, adulti e ancora persone più anziane. C’è chi con la musica di Max Pezzali ci è cresciuto, chi ha passato diverse fasi della vita, chi ancora lo ha scoperto più tardi o solo di recente. Molti giovanissimi, infatti, lo stanno conoscendo adesso, complice anche la nuova serie Sky di grande successo “Hanno ucciso l’uomo ragno – La leggendaria storia degli 883”, firmata da Sydney Sibilia.

Torniamo al live. Mi sorprende, vedo pochi cellullari rispetto a quello che ho l’abitudine di vedere ad altri concerti e alcuni filmano in orizzontale (“che boomer!” direbbero i Gen-Z seduti lì accanto). Ma il bello è anche questo, poter vedere le generazioni che si uniscono. La maggior parte delle persone è concentrata a godersi il momento e basta.
Il concerto prevede molte scenografie sgargianti che continuano a mutare, raccontando le canzoni: il vecchissimo Peugeot che arranca in salita, gli album delle figurine, le Polaroid, gli Arbre Magique, le carte con il due di picche e la regina di cuori e così via. A un certo punto parte un set acustico fatto da chitarra, voce e armonica che porta Pezzali giù dal palco principale, in mezzo al pubblico nel parterre.
Lo spettacolo è immersivo, punta spesso l’occhio della telecamera anche sul pubblico (vedi la Kiss Cam durante “Come Mai”, che alle prime note scatena un boato). C’è anche una lotteria a sorpresa sugli spalti che premia il vincitore con il concerto della prossima estate. E quando il tutto sembra volgere al termine, ecco che Pezzali entra in scena con un cappello da cowboy e parte l’iconica “Nord sud ovest est”. Ok Max, restiamo ancora un po’. Al massimo pagheremo un deca in più al parcheggio.

1:05:21

Showcase Max Pezzali

RSI Cultura 31.01.2014, 01:00

Un concerto così ha per molti un effetto nostalgia potentissimo. Io sono una millenial, faccio parte di una generazione che con questo sentimento tendenzialmente ci va a nozze. Cresciuta con le canzoni degli 883, quelle melodie erano già fissate nella mia testa anche se ero troppo piccola per comprendere veramente il significato dei testi. L’ho capito dopo.

Pezzali e Repetto hanno messo a fuoco con parole semplici, dirette e slang la loro realtà degli anni Novanta, la provincia, Pavia. Testi in grado di raccontare sentimenti, situazioni, pezzi di vita che prima o poi ci troviamo ad affrontare. Primi amori, amicizie, delusione e disillusione, euforia, voglia di evadere, senso di inadeguatezza (“Ma poi ti guardi in faccia e dici dov’è / Che vuoi che andiamo con ‘ste facce io e te”). E allora ci sentiamo parte di qualcosa, ci sentiamo meno soli. Che poi è anche quello che è accaduto durante il concerto, perché forse la più grande capacità di Max Pezzali è quella di mettere d’accordo (quasi) tutti. Se non è un mito questo.

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