Speciali

RIP Shane MacGowan

Ricordo di uno splendido irregolare

  • 30 novembre 2023, 17:36
  • 1 dicembre 2023, 15:51
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Nel 1995 a Montreux, nelle vesti di cantante dei "The Popes" dopo l'allontanamento dai "The Pogues"

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Di: Sergio De Laurentiis

Ci sono persone, amici che frequenti per un po’ e poi, senza un perché, perdi di vista. Magari erano imprevedibili, fuori dagli schemi, a volte anche difficili da trattare ma alla fine li ricordi sempre con piacere. Poi arriva la notizia: “Se n’è andato”. E tu, anche se sapevi che non stava bene, rimani spiazzato, fai fatica a metabolizzare la cosa. Ecco, è questa la sensazione provata di fronte alla morte di Shane MacGowan.

Te lo ricordi ancora con quell’improbabile camicia verde e quegli occhiali da sole molto “tarro-style” intento a infilare, apparentemente a casaccio, una sfilza di parole spagnol-italiane nel video di “Fiesta”, una delle canzoni da festa più irresistibili della storia della musica popolare degli ultimi decenni. Ti ricordi bene quegli strani marziani che verso la metà degli anni ’80 mischiano la tradizione folk irlandese con il rock e il punk. All’inizio pensi: “Questi sono pazzi, che gli è passato per la testa?”. Poi ascolti i primi secondi di “Red Roses For Me” – primo album dei Pogues – e tutto diventa chiaro. ‘Sti pazzi ci sanno fare.

Non puoi non notare il più squinternato di tutti. È trasandato, sembra sempre sull’orlo del coma etilico e quando apre la bocca, con quella dentatura (o quello che ne rimane), che te lo dico a fare… Con lui, decenni di teorie su come “costruire il perfetto frontman” finiscono dritte nel WC. Eppure è un magnete irresistibile. È facile affezionarsi a Shane MacGowan, perché è tutto quello che non sei (e non sarai mai). Se gratti un po’ sotto la superficie, ti rendi conto che dietro quelle parole biascicate ci sono anni di letture raffinate (narra la leggenda che il padre si imbarcò in un’impresa non da poco: leggere col figliolo quel monumento di insondabilità che risponde al nome di “Finnegan’s Wake” di James Joyce. Piccolo particolare, all’epoca Shane aveva 11 anni), dietro alle innumervoli pinte di birra e ai fiumi di whisky – gustati per la prima volta, parole sue, rispettivamente a 5 e 8 anni – c’è un osservatore attento e un narratore potente e sensibile allo stesso tempo.

Il buon Shane è un’enorme paradosso, difficilmente inquadrabile. L’aneddotica legata alla sua vita, agli eccessi di tutti i generi e alle dolorose vicende mediche che lo hanno segnato è ampia e debitamente documentata: l’alcolismo, l’abuso di droghe che lo fece finire in carcere (su denuncia di una sua amica; all’inizio era furioso, poi la ringraziò perché probabilmente gli aveva salvato la vita. L’amica era Sinead O’Connor), il licenziamento in tronco dalla sua band per inaffidabilità, l’incidente che gli fece perdere gli ultimi denti, la rovinosa caduta che gli procurò la frattura del bacino e lo costrinse su una sedia a rotelle dal 2015. È una vita che sembra uscire dritta dritta da un feuilleton scombiccherato scritto da uno sotto acido. O meglio ancora, da un libro dell’amato Flann O’Brien, con quella miscela di squallore, allegria, humor abrasivo spesso associata allo spirito irlandese. Una miscela terribilmente affascinante che, guarda caso, caratterizza anche le sue canzoni, uno sguardo sulla vita intrinsecamente irlandese - con le sue mille storie di emigrazione, di povertà – e allo stesso tempo universale, perché quei sentimenti non hanno confini. Solo uno squinternato, storto come lui poteva scrivere canzoni così divertenti, potenti e profonde. 

Tra le tante belle canzoni di Shane MacGowan è impossibile non citarne una, che in un certo senso incorpora tutte le sue contraddizioni. In questa in particolare non c’è molto spazio per i buoni sentimenti. C’è una certa amarezza, ci sono recriminazioni, ci sono sogni svaniti. Eppure, potenza della scrittura, la fiaba di New York, “Fairy Tale of New York”, è diventata in breve tempo una delle canzoni natalizie per eccellenza. Probabilmente poteva scriverla solo lui, Shane Patrick Lysaght MacGowan, nato, guarda un po’, il giorno di Natale del 1957. 

Shane MacGowan

RSI Musica 01.12.2023, 15:46

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