Musica Pop

Tormentone estivo, dominano Rose Villain e Guè

Ma la storia dimostra che le vette delle classifiche estive possono riservare molte sorprese

  • 18 giugno, 09:24
  • 20 giugno, 08:32
Righeira Vamos a la Playa
  • La copertina di Vamos a la playa dei Righeira, 1983
Di: Vasco Viviani

Nell’undicesima edizione del Festival di Sanremo, anno 1961, vinta da Al di là, brano cantato sia da Luciano Tajoli e da Betty Curtis, successe più o meno di tutto. Mina ruppe la voce fuggendo dal palco in lacrime mentre cantava Io amo tu ami, promettendo che non avrebbe mai più partecipato ad un festival, Gino Paoli cantò senza smoking e Umberto Bindi sfoggiò un vistoso anello al dito mignolo. In quella stessa edizione un brano venne scartato e riciclato per la stagione estiva, in bella mostra su quei juke box di marca Wurlitzer. Era Legata a un granello di sabbia, di Nico Fidenco, che riuscì a vendere ben 1 milione di copie vendute, il primo tormentone estivo. 

Ma la storia ci ha dimostrato come le vette delle classifiche estive possano riservare molte sorprese. Inizialmente trovano posto infatti i capisaldi del genere, con alcune incursioni di complessi stranieri con pezzi di storia. Le annate sono molte ed il tormentone estivo cambia più volte pelle.  

Un gigante di nome è Edoardo Vianello, graziato dalla penna di Carlo Rossi, porta a casa le estati di 1962 e 1963 con Pinne fucile ed occhiali, Abbronzatissima ed I Watussi, brani letteralmente costruiti per essere vissuti nei bagni e nei lidi delle coste italiane, stampati letteralmente sul nostro lobo temporale.

Poi il genio: l’etichetta discografica Durium utilizza tre musicisti italiani sotto contratto fondando un gruppo, Los Marcellos Ferial, che spopolano con Cuando calienta el sol, cover dei quasi omonimi Los Hermanos Rigual. Il cammuffamento resistette grazie ad una Chevrolet targata Venezuela con la quale il tre raggiungevano i locali dove si esibivano con un repertorio unicamente ispanico, a creare quel sentore di impalpabile mistero che questi brani portano seco.

Poi Piero Focaccia con Per quest’anno non cambiare, prima che a metà degli anni ’60 Beatles e Rolling Stones diedero una sterzata a suon di rock’n’roll con A Hard’s day night ed (I Can’t get no) Satisfaction. I tormentoni non sono ancora a fuoco: certo, abbiamo l’ambientazione balneare e dei veri e propri classici che ci accompagneranno fino ad oggi, ma le classifiche sembrano mantenere una certa sobrietà. Piuttosto si sperimentano nuovi stili, come la storica Tema dei Giganti, brano nel quale Sergio, Giacomo, Francesco ed Enrico Maria Papes esternano la loro sull’amore oppure Peppino di Capri che si cimenta con lo ska in una Operazione Sole che fa a pugni con il suo stesso lato B, la sacrale Non chiedo più niente per me.

Tra il 1967 ed il 1969 la confusione è in atto, lo spleen di Frankie Valli e della sua Can’t take my eyes off you, l’espressività  bucolica e nazionalpopolare di Azzurro, per finire nel lettone londinese di John Lennon e Yoko Ono e della loro Give Peace a Chance. Fra Italia ed estero la distanza è abissale, pensando che la coeva Lisa degli occhi blu di Mario Tessuti, a confronto sembra incisa almeno 20 anni prima.

Ma i tempi cambiarono anche nelle nostre zone e, fra una lancinante Anima Mia dei Cugini di Campagna che resiste alle intemperie ed una Tornerò dei Santo California la stagione premierà canzoni sofferte, sexy e psichedeliche come Pazza Idea di patty Pravo e Figli delle stelle di Alan Sorrenti. Poi la Ramaya di Afric Simone e la Mompracen di Sandokan degli Oliver Ononios, in una confusione geografica all’insegna del ballo.

Lo sdoganamento di musiche puramente da ballo spalanca porte di un’ambiguità seducente, fra una Tomorrow targata Amanda Lear e ripresa anche dai CCCP-Fedeli alla linea, la storica YMCA da parte dei Village People e la Comprami della Valentino.

Poi, nel 1981, una divisione che ha il sapore magico dell’assurdo: da una parte la magia gurdjeffiana di Cerco un centro di gravità permanente di Franco battiato (e Giusto Pio), dall’altra la dance aerobica di Claudio Cecchetto (e Claudio Simonetti) di Gioca Jouer.

Mondi lontanissimi, ma che spingono, in egual misura, il popolo a lasciarsi andare, vivendo la danza ed il canto liberamente per interminabili mesi. Battiato ritorna anche per la splendida Giuni Russo, che fra Un’estate al mare ed una Alghero caratterizzerà fortemente quegli anni balneari e dal Piemonte i Righeira polverizzano l’immaginario in una sorta di dopo bomba robotico e disilluso, fra spiagge ed estati al termine. Toni Esposito e Sabrina Salerno smuovono coscienze fra Kalimba de Luna e Boys, mentre il latino entra prepotentemente nel gioco.

La prima fu Lambada di Kaoma, alla quale fecero seguito la Macarena, Ricky Martin, Jarabe de Palo, Asereje e La Camisa Negra, in una magica, ispanica movida. Meglio allora rifugiarsi nelle Notti Magiche calcistiche del duo Bennato Nannini, oppure nella dance di Cristal Waters e Snap, o ancora nella provincia dei supereroi narrata dalla premiata ditta Pezzali/Repetto con Hanno ucciso l’uomo ragno?

Vale tutto ormai, la Moldavia di Dragostea din tei, trasportata in Ticino direttamente dal Villaggio di Rete 3, l’unione Lucerna Messico di Chihuaua ed il messaggio pop azzerato delle Tre parole di Valeria Rossi, gli indirizzi internet dei Gazosa ed il capitano di DJ Francesco.

Il resto è quasi roba di oggi, della quale ancora dovremo saggiare il resistere allo scorrere del tempo. Giusy Ferreri e Baby K hanno lasciato un segno sia singolarmente che in coppia, Shakira ha graffiato i mondiali di calcio e la Corea ha dato il suo Gangnam Style.

Non sappiamo come finirà, Dove e quando lo dicevano Benji e Fede ed è difficile capire se a spuntarla saranno Fedez, e qualche cantante oppure il salento dei temibilissimi Boomdabash, in coppia con Takagi e Ketra. Al momento per distacco stanno dominando Rose Villain e Guè con la bachata di Come un tuono, 26.5 millioni di visualizzazioni e 49 milioni di ascolti al momento, destinati a crescere a dismisura.

Di sicuro verremo sorpresi ad odiarne ed amarne un altro anche nel 2024 costretti a, come direbbe Luis Fonsi: “…Firmar las paredes de tu labirinto, y hacer de tu cuerpo todo un manuscrito...”

Despacito, lentamente, che fa caldo e l’idratazione è importante.

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