Società

“Fare l’amore non fa crescere il Prodotto Interno Lordo”

Nell’ultima puntata di Cliché interviene lo psicoterapeuta Luigi Zoja: “ La moderna società tecnologica promuove un io solitario, incapace di empatia e sessualità”

  • 22 ottobre, 14:00
06:47

Luigi Zoja

Cliché 22.10.2024, 09:00

  • RSI
Di: Alessandro Chiara  

Da giovane studente si era occupato di economia, perché “in mancanza di una vocazione più specifica, la borghesia milanese la sceglieva”. Ma anche dopo la svolta che lo avrebbe portato ad abbracciare la psicoterapia junghiana, alla fine degli anni ‘60, Luigi Zoja ha sempre tenuto lo sguardo sulla dimensione materiale dell’esistenza, studiando le profonde trasformazioni cui l’io è andato incontro nella società tecnologica di oggi.

Anzitutto la sua mercificazione: “il pronome «io» (inglese: I) si è trasformato in prefisso di prodotti di successo: iPod, iBook. La parola «egoista», che era un’offesa, in un profumo alla moda (Égoïste), mentre un altro si chiama Envy me (invidiami), perché l’invidia è diventata qualità”, ha scritto nel suo saggio del 2009 La morte del prossimo.

Se muore il prossimo muore però anche l’io, o almeno una certa idea di io, quella secondo cui è nella relazione, anche carnale, che si costituisce una soggettività empatica, capace di futuro e intelligenza.

“Rimane oggi una maggiore solitudine, una maggiore difficoltà di comunicazione a tutti i livelli. Ce lo dicono anche le statistiche del quoziente intellettivo. Nel secolo scorso c’è stato un aumento del quoziente intellettivo in tutti i Paesi dell’Occidente, dal 2000 ha cominciato a scendere. Da quando, al posto dell’istruzione, abbiamo messo l’informazione basata sulla banalità e sulla riduzione del rapporto con il prossimo”.

Secondo Zoja, l’io plasmato da uno schermo è in contatto solo con le sue emozioni più primarie, ha sostituito l’esperienza con la tecnologia.

Una deriva che riguarda anche il desiderio: “Malgrado la libertà sessuale che abbiamo guadagnato, i ragazzi oggi non imparano la sessualità dal contatto con un altro corpo, come avveniva un tempo, gradualmente, con qualche inibizione, magari frutto della cultura famigliare”.

Il surrogato del gradualismo sessuale-affettivo è oggi la pornografia: “nel porno si vede qualcosa di non reale. Quando i ragazzi cercano di riprodurlo si sentono molto inibiti, si sentono in difficoltà”. Non a caso, Il declino del desiderio è il titolo di un altro saggio pubblicato da Zoja, nel 2022.

“Il problema è che non se ne parla [del desiderio, n.d.r.], si parla soprattutto di ciò che ha conseguenze economiche, e nel mondo del XXI secolo, fare l’amore non fa PIL, non aumenta il Prodotto Interno Lordo”.

È però - questa – una visione miope, a corto termine. L’assenza di desiderio “ha conseguenze su tutta la società”.

“Se in Occidente la generazione non si rinnova, gli immigrati saranno necessari, ma a questo seguirà la polemica politica, e così via, con conseguenze infinite”.

Perché il problema dell’io non è solo un problema mio. Né tuo. È un problema nostro, “che dovrebbe riguardare di più tutta la cultura”.  

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