Società

Caso P. Diddy e fratelli Menendez: cosa hanno in comune?

Una riflessione su come la società della mascolinità tossica influenzi le vittime maschili di abusi sessuali

  • Oggi, 08:48
  • 2 ore fa
Puff Daddy
Di:  Emanuela Musto 

Tra settembre e ottobre Sean Combs, noto come P. Diddy è stato uno dei protagonisti della cronaca a livello internazionale. Diddy è stato arrestato il 16 settembre con molteplici accuse, tra cui traffico sessuale, racket e violenza sessuale. Il rapper e produttore americano che ha dominato la scena musicale negli anni Novanta è ora nel mirino dei media per le numerose accuse e denunce a suo carico.  La prima denuncia è arrivata nel novembre 2023 da parte di Cassandra “Cassie” Ventura, ex compagna del magnate dell’industria musicale, da lì è partito l’effetto Me Too: a catena una dopo l’altra le vittime hanno denunciato le azioni di Diddy. Il numero di denunce sono più di 120, 60 uomini hanno accusato il rapper di presunti stupri e aggressioni sessuali. Uno scandalo soprattutto per l’omertà durata quasi 30 anni che sta facendo tremare Hollywood e l’intera industria musicale americana.

Quasi contemporaneamente sulla piattaforma di streaming Netflix sono usciti con ordine prima Monsters: The Lyle and Erik Menendez Story di Ryan Murphy e in seguito il documentario The Menendez Brothers. Al centro di questi due progetti vi è il caso d’omicidio di José e Mary Louise Menendez, uccisi nel 1989 dai propri figli a colpi di arma da fuoco nella loro casa in un quartiere esclusivo di Beverly Hills. Il processo dei fratelli Menendez diventò uno dei casi criminali più famosi della fine del 20esimo secolo a causa di un potente mix di drammi familiari, legami con Hollywood, testimonianze drammatiche e soprattutto la capacità della tv via cavo di coprire l’intero svolgimento delle udienze. Lyle e Erik infatti, durante il processo, spiegarono di aver ucciso i genitori per paura che questi ultimi potessero tentare di fargli del male a seguito della minaccia di denunciare il padre per maltrattamenti e abusi sessuali perpetrati sui fratelli sin dai primi anni dell’infanzia. Nonostante le agghiaccianti testimonianze sulla condotta deviata di José Menendez, entrambi i fratelli vennero condannati all’ergastolo.

Anche se apparentemente il caso di Puff Daddy e quello dei fratelli Menendez hanno poco in comune, una cosa c’è: il silenzio delle vittime maschili di abusi sessuali. Perché se ne parla così poco? Che ruolo ha la mascolinità tossica in una percentuale di denuncia così bassa da parte degli uomini?

Sebbene la maggior parte dei sopravvissuti ad aggressioni sessuali siano donne, anche gli uomini ne sono vittime. È stato dimostrato che gli uomini sopprimono le manifestazioni emotive più delle donne. Questa mentalità diffusa può comportare un aumento dei sentimenti di riluttanza ed esitazione verso la ricerca di aiuto per la salute mentale. Ma perché questo avviene? Ecco che subentra il concetto di mascolinità tossica e le conseguenze che causa sugli uomini. Generalmente, la mascolinità tossica si riferisce agli aspetti negativi di tratti e comportamenti iper-maschili esagerati. Alcuni di questi comportamenti si riferiscono al bisogno di dominio, di comportamento violento e aggressivo, di competitività estrema e di repressione delle emozioni, tratti che hanno implicazioni molto negative sulla salute degli uomini.  Secondo uno studio dell’American Psychological Association, gli uomini hanno 3.5 volte più probabilità di morire per suicidio rispetto alle donne, sono maggiormente soggetti a depressione, abuso di sostanze e problemi di salute cardiovascolare. La soppressione emotiva, la pressione di comportamenti aggressivi e dominanti, nonché una riluttanza a cercare assistenza sanitaria influisce terribilmente sulla loro salute mentale.  Questo si può legare alla tendenza a pensare che mostrare emozioni o cercare aiuto per un disagio emotivo sia un segno di debolezza.

Un fattore di fondo nella violenza sessuale sono le caratteristiche dell’affermazione del dominio, del potere e della normalizzazione dei comportamenti violenti e aggressivi sono spesso evidenti in questi casi. Dopo un’aggressione, i sopravvissuti alla violenza sessuale che si identificano come maschi sono particolarmente colpiti da un ulteriore serie di barriere che la mascolinità tossica presenta. Poiché gli uomini non si sentono generalmente predisposti (socialmente) a riconoscersi come a rischio di aggressione, quando vengono aggrediti, spesso innescano sentimenti di vergogna, stigmatizzazione e debolezza. Convinzioni diffuse come “gli uomini non vengono aggrediti sessualmente”, “Gli uomini dovrebbero essere forti, perché non è riuscito a sopraffare l’aggressore?”, “non posso parlare con nessuno, perché penserebbero che sono debole” possono creare barriere che impediscono loro di parlare di aggressioni sessuali, spesso per vergogna o imbarazzo. Molti uomini aspettano anni per chiedere aiuto o per rivelare un’aggressione, mentre molti non lo cercano né lo rivelano affatto.

Lo stigma dei sopravvissuti ad aggressioni sessuali maschili da parte di altri uomini può danneggiare i processi di guarigione delle vittime. Poiché socialmente ci si aspetta che gli uomini siano intrinsecamente più sessuali delle donne, è “improbabile” che un uomo venga aggredito o violentato sessualmente. Considerando tutti questi fattori appare chiaro che denunciare per gli uomini risulti ancora più difficile.

E in Svizzera? Qual è la situazione attuale?

Fino a pochi anni fa il diritto penale svizzero definiva lo stupro come violenza durante un rapporto sessuale vaginale con una donna, esonerando legalmente gli uomini dallo stato di vittime. Fortunatamente quest’anno il Parlamento ha adottato una revisione ridefinisce la violenza carnale, l’aggressione o la coazione sessuale. Nella nuova norma non c’è più solo una rigida definizione di consenso, ma una delucidazione più ampia di violenza sessuale che non copre solo la congiunzione carnale, ma si estende in maniera neutrale anche ad altri atti, escludendo la questione di genere. Ciò vuole dire che anche i maschi possono essere legalmente riconosciuti come vittime di violenza.

Osservando le statistiche sui crimini registrati dalla polizia del 2023 è interessante notare che seppure esigua (si parla del 20% circa) vi siano state denunce da parte di uomini riguardo a crimini concernenti molestie sessuali, condotta indecente, atti sessuali perpetuati contro bambini tra gli altri. Ma sotto la voce “stupro” non appaiono denunce da parte del genere maschile.

Vittime di violenza sessuale in Svizzera 2023

Vi è da considerare che dietro a questi dati vi possa essere una sottostima delle vittime maschili rispetto a quelle femminili proprio in relazione agli stereotipi associati alla mascolinità e alla scarsa visibilità che il problema ha nella nostra società, il che si riflette anche nella scarsità di studi focalizzati sulla comprensione di questo tipo di violenza.

Gli uomini possono provare qualsiasi emozione scelgano. Gli uomini possono essere vulnerabili. Gli uomini possono essere furiosi e parlare apertamente di violenza sessuale. Va bene allo stesso tempo non volerne parlare, provare sentimenti di rabbia e dolore. Queste emozioni sono naturali e possono essere espresse in modi sani. Tuttavia, è utile disimparare comportamenti e atteggiamenti tossici riguardo al concetto di mascolinità, contribuendo così ad una cultura che creda ai sopravvissuti e fornisca loro sostegno.

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