Il sociologo e etnologo vallesano Bernard Crettaz è morto lunedì 28 novembre all'età di 84 anni. Era uno studioso molto popolare nella Svizzera romanda. Ha osservato con acume la società e ha condiviso le sue osservazioni sulla morte fino al suo ultimo respiro. È stato vicino alla morte molto prima che questa lo raggiungesse. Per circa dieci anni, fino al 2014, ha organizzato i "Cafés mortels", per parlare di morte nei bistrot.
"Parlando continuamente dei morti e della morte, ci si prepara, addomesticando un po' la paura. Forse è un modo per affrontarla, come in passato, quando osavamo guardarla in faccia", ha detto a RTS e aggiungeva: "la morte rimarrà sempre un tabù (...), un enigma fondamentale".
Nominato nel 1976 conservatore al Museo di etnografia di Ginevra (MEG) è stato docente di sociologia all'UNIGE fino al 2003. Nel 1982, con l'antropologa vodese Yvonne Preiswerk, sua moglie scomparsa 23 anni fa, aveva fondato la Société d'études thanatologiques de Suisse romande. Si è ritirato ufficialmente nel 2000, all'età di 62 anni, per tornare nella sua Val d'Anniviers e dedicarsi alla scrittura. È stato anche l'etnologo ufficiale dell'Expo.02.
La pandemia da Covid-19 è stata per lui un importante tema di riflessione. Al Nouvelliste dichiarò: "Dall'inizio della pandemia, sono stati pubblicati 300 o 400 libri sul tema del coronavirus, che si contraddicono a vicenda. [...] Avevamo emarginato la morte, ma, con questa epidemia che si è abbattuta su di noi [...], vediamo che la morte è qui, che colpisce di nuovo". Ha parlato della morte come di "una lezione di vita".
All'età di 62 anni è tornato a Zinal, nella sua Val d'Anniviers dove si è consacrato alla scrittura.