Dove va l’Europa? Le incognite sul futuro dell’Ue

Il discorso del vicepresidente americano J. D. Vance alla conferenza sulla sicurezza di Monaco dello scorso 14 febbraio, durante il suo primo viaggio in Europa, è stato accolto da un grande silenzio: forse la consapevolezza tra i dirigenti europei presenti che quelle parole sancivano una rottura storica tra le due sponde dell’Atlantico.

Una cattiva notizia, una delle tante, per un progetto europeo che si trova ad affrontare innumerevoli ostacoli: dal ritorno della guerra sul continente alle divisioni interne all’UE scatenate dal diffondersi in molti paesi delle spinte euroscettiche.

Ne abbiamo parlato in un dossier settimanale di Alphaville intitolato Dove va l’Europa?, che ha visto alternarsi ai microfoni di Rete Due esperte ed esperti. Con loro siamo prima di tutto risaliti alle origini del progetto federalista ricordando il pensiero dell’intellettuale e scrittore svizzero Denis De Rougemont, chiedendoci cosa è rimasto di quell’afflato ideale.

Abbiamo poi analizzato la diffusione di un nuovo nazionalismo che mina dall’interno la tenuta dell’Unione europea e quindi ragionato attorno al successo elettorale dell’AfD (il partito di estrema destra) alle elezioni tedesche del 23 febbraio e le sue conseguenze sul ruolo della locomotiva tedesca in Europa. Ci siamo interrogati anche sul paradosso di un’Europa che mira ad allargarsi ad altri Paesi, ma che così facendo rischia di mettere in pericolo la sua stessa esistenza e infine abbiamo cercato di capire perché gli svizzeri - e i ticinesi in particolare - hanno un così pessimo rapporto con l’idea di un’Europa unita e della sua manifestazione istituzionale, l’Unione Europea.