A chiederlo agli escursionisti, è difficilissimo che qualcuno ne abbia mai visto uno dei quattro in libertà nelle foreste. Anche perché, fino a pochi anni fa, in Svizzera non ce ne erano più. I tre grandi predatori svizzeri, lupo, orso e lince, e i gatti selvatici si erano praticamente estinti sul nostro territorio, ma oggi la situazione è ben diversa e, nonostante avvistarli casualmente resti una missione praticamente impossibile, si può finalmente acclamare che queste specie stanno tornando. Certo, non si tratta di un caso, ma è il risultato di attenta ricerca scientifica, paziente monitoraggio e ponderati tentativi di reintroduzione, dovuti anche ad organizzazioni come Kora e Pro Natura.
Il lupo sta riconquistando il suo habitat naturale in tutto l’Arco alpino e nel Giura meridionale, estendendo la propria presenza anche all’Altopiano. Nel 2022, in Svizzera si registravano almeno 20 branchi, numerose coppie e diversi individui solitari, per un totale di circa 180 esemplari. Un’espansione rapidissima, se si pensa che nel 2005 erano presenti solamente sei lupi solitari. Le linci contano circa 200 esemplari nelle Prealpi e 100 nel Giura, dove sono presenti anche numerosi gatti selvatici. Invece, le osservazioni degli orsi si limitano per ora a esemplari isolati nel canton Grigioni, ma non si pensa che si stabiliranno popolazioni sul suolo svizzero a breve.
Ai margini della foresta, Lorane e la lince
RSI Cultura 24.03.2024, 18:10
Si parla di ritorno, e non di arrivo, perché fino a qualche secolo fa l’Europa centrale era colma di questi grandi predatori. L’affievolimento della loro presenza in Svizzera ha le radici nel medioevo, quando le superstizioni gettavano benzina sul fuoco di una difficile, eppure stretta, convivenza. Prima di allora, in epoca romana, celtica e persino preistorica, l’uomo aveva una profonda ammirazione per cacciatori quali il lupo e l’orso, che in alcuni casi erano accostati a personaggi mitologici o divinità. Si pensi, ad esempio, alla lupa che allevò Romolo e Remo, fondatori di Roma, o alla dea celtica della caccia e dell’abbondanza Artio, raffigurata spesso come un’orsa. In seguito all’espansione degli insediamenti umani, gli spazi divennero troppo stretti e i conflitti sempre più frequenti. A partire dal Medioevo, lince, gatto selvatico, orso e lupo furono oggetto di vere e proprie persecuzioni, tanto che per secoli le autorità hanno posto delle taglie sulle loro teste accompagnate da pressioni religiose e culturali. Per chi si ricorda il primo canto della “Divina Commedia”, furono proprio il lupo e la lince, assieme al leone, a sbarrare la strada a Dante nella Selva Oscura. Oppure pensiamo alla figura del lupo come spregiudicato assassino nelle fiabe popolari come “I tre porcellini” o “Cappuccetto rosso”, le cui radici risalgono a secoli prima della trascrizione ottocentesca dei fratelli Grimm.
Il lupo tra storia e leggenda
Geronimo 20.06.2022, 11:35
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Queste sistematiche e capillari persecuzioni ai danni dei gatti selvatici e dei grandi predatori hanno lentamente dato gli infausti effetti sperati, facilitati dall’arrivo di fucili sempre più precisi e leggeri. Nella prima metà dell’Ottocento, gli orsi a nord delle Alpi vennero completamente abbattuti e nel 1923 ci fu l’ultimo avvistamento su suolo svizzero. Nello stesso periodo, la diminuzione degli ungulati, come cervi, caprioli e camosci, causata dall’attività venatoria e dal disboscamento spinse al limite le popolazioni di lupo e lince. Come la lince è stata vista per l’ultima volta nel 1909, anche il lupo e il gatto selvatico sono scomparsi nello stesso periodo, con sporadici incontri nel corso del secolo. Tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta avviene una vera e propria svolta politica e culturale. Le prime ondate ambientaliste hanno infatti portato un’inedita sensibilità tra la popolazione e, soprattutto, i legiferatori. In circa vent’anni, grazie anche all’associazione Protezione Svizzera degli Animali (PSA), la Confederazione ha prodotto la più lungimirante e avanzata legge per la protezione degli animali e dell’ambiente del mondo e lince, gatto selvatico, lupo e orso vengono dichiarati animali protetti. Nel 1971 i naturalisti e i ricercatori hanno reintrodotto attivamente la lince portandola dai Carpazi, mentre la proliferazione graduale degli ungulati ha ricostituito le Alpi svizzere come territorio favorevole per i lupi europei, i cui avvistamenti si stanno facendo via via sempre più frequenti nel corso degli ultimi tre decenni. La presenza di grandi parchi transnazionali ha indotto anche il passaggio degli orsi provenienti dai Paesi confinanti, in particolar modo dall’Italia, dove sono stati reintrodotti nei primi anni Duemila.
Il fantasma dell'orso
Falò 02.11.2023, 10:29
La lunga assenza del lupo, assieme al riscaldamento climatico, ha favorito la comparsa nelle nostre zone di un predatore del tutto nuovo, lo sciacallo dorato. Simile a una grossa volpe dalla coda corta e scura, lo sciacallo dorato proviene infatti dalla penisola arabica e si è iniziato a diffondere in Europa centrale nella seconda metà del Novecento, entrando in Svizzera per la prima volta recentissimamente, nel 2011. Una dimostrazione dell’adattamento dell’ecosistema alle nuove condizioni ambientali, anche se ci vorrà del tempo prima che si instauri una popolazione stabile. I gatti selvatici, invece, sembrano essere tornati spontaneamente a vivere nel Giura dalla vicina Francia, ma la loro sopravvivenza è messa alla prova da una minaccia difficilissima da gestire: l’estinzione genetica. Infatti, i gatti selvatici si possono accoppiare con la grande mole di gatti domestici in libertà, sebbene scientificamente appartengano ad un’altra specie. Per il gatto selvatico non si tratta solo di perdere il suo tipico corpo muscoloso e la coda tozza dalla punta nera, ma di ibridare la propria linea genetica rischiando, sul lungo periodo, di scomparire.
Oggi è piuttosto difficile che queste specie arrechino danni agli insediamenti umani, ma per chi alleva bestiame, soprattutto in montagna, la percezione è diversa. Linci, orsi e soprattutto lupi compiono razzie di animali da reddito come pecore e mucche, generando forti dibattiti circa la gestione della loro presenza. Il numero di questi episodi rischia di crescere nei prossimi anni di pari passo alle popolazioni dei predatori e la classe politica, aiutata dalla ricerca scientifica e non dalle superstizioni, dovrà irrobustire un delicato equilibrio tra uomo e natura.
Il lupo, un costo o un beneficio?
Trend 01.05.2024, 22:00