Società

Invecchiare? No grazie. O forse sì

L’aspettativa di vita cresce, ma come individui e come società cerchiamo di dimenticare che questo ci allontana dalla giovinezza e ci avvicina alla morte. E non ci prepariamo

  • 1 settembre, 14:05
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Lily Tomlin e Jane Fonda in "Grace and Frankie"

  • © Netflix
Di: Elena Panciera

Mia nonna a luglio ha compiuto 97 anni. Si è ritirata dal lavoro retribuito a 50 anni. Per quasi metà della sua vita si è dedicata ad altro: la famiglia, principalmente. Mia mamma, 72enne, in pensione lo è da quando ne ha 37, di anni. “Baby pensionata”, con due figlie piccole e un lavoro che l’avrebbe portata lontana da casa per tutta la settimana, ha scelto un ritiro anticipato, non senza rimpianti. Anche lei sta per raggiungere il momento in cui avrà trascorso metà della sua vita da pensionata.

Ma non sto scrivendo questo per lamentarmi di tutele e diritti che io – come la maggior parte delle persone della mia generazione e di quelle successive – non avrò. Questo vuole essere uno spazio per interrogarci su come è cambiato il mondo negli ultimi decenni, in relazione all’età.

La speranza di vita alla nascita si è alzata di oltre 2 anni negli ultimi 20 anni: è di 85,4 anni per le donne nate nel 2022, e di 81,6 per gli uomini (Ufficio federale di statistica, Speranza di vita). E aumenta al progredire dell’età: le donne di 65 anni nel 2022 potrebbero raggiungere gli 87,5 anni, quelle di 80 i 90,4; gli uomini di 65 anni potrebbero raggiungere gli 84,8 e quelli di 80 gli 88,8. Nel 1960 gli italiani over 65 erano il 9% della popolazione, nel 2023 sono il 24,1% (Istat, Rapporto annuale 2023). «Oggi la vecchiaia è un fenomeno di massa», nota Lidia Ravera in Age Pride (Einaudi, 2023).

L’età pensionabile è stata alzata di conseguenza (65 anni in Svizzera, 67 in Italia). Sarebbe ragionevole aspettarsi anche una qualità della vita molto superiore a quella di anche solo pochi decenni fa. Ma spesso non è così. 

Ravera constata: «La nuova vecchiaia, quella che sperimentiamo noi figlie del boom demografico, è ancora tutta da esplorare. Siamo la prima generazione che lo vive, questo tempo lungo e disabitato».

I dati relativi alla ricchezza delle persone di età alta delineano situazioni estremamente variegate. Chi possiede più di un miliardo di dollari in media ha 65 anni (Matia Venini, Bernard Arnault scalza Elon Musk: è lui in cima alla classifica dei miliardari di Forbes 2023, in «Forbes», 2023). In Italia, le persone over 65 sono mediamente più ricche, ma solo il 53,7% delle persone tra i 55 e i 64 anni lavora: 5 punti percentuali in meno rispetto alla media europea (Confindustria, L’economia della terza età: consumi, ricchezza e nuove opportunità per le imprese, 2020).

Alcune, però, rimangono in posizioni di responsabilità e potere fino a ben oltre l’età pensionabile: ne sono esempi illustri tanti politici, da John Biden, eletto presidente degli Stati Uniti a 78 anni, a Silvio Berlusconi, attivo fino alla sua morte, a 86 anni. Questo succede se sono di genere maschile: il divario di genere sembra infatti aumentare con l’età. Le donne, che si sobbarcano la maggior parte del lavoro di cura della famiglia in età lavorativa, continuano a farlo anche oltre l’età pensionabile. È un soffitto non solo di cristallo, ma di impenetrabile acciaio, quello riservato alle donne over 50 nel mondo del lavoro.

Non è un paese per vecchie, scriveva Loredana Lipperini nel 2012. A distanza di oltre un decennio, la situazione non è cambiata (Introduzione alla seconda edizione, Bompiani, 2020). Le persone over 65 faticano a trovare ruoli nella società che non siano quelli stereotipati a cui ci hanno abituato: il nonno simpatico, la nonna cuoca, e al massimo l’esperto saggio, rigorosamente uomo. Alle «grandi adulte», come le definisce Ravera in Age Pride, non è concesso essere esperte di nulla se non di bucato e manicaretti, come dimostrano le pubblicità anche recenti, che non riescono a raccontare le donne più grandi se non in funzione di mariti o nipoti. Un solo esempio, recentissimo: la campagna di McDonald’s Treat Yourself and Your Grandma to a Grandma McFlurry, del 2024.

L’alternativa è la vecchia carampana, che tenta inutilmente e ridicolmente di combattere le rughe con creme antietà e look “non consoni”. Una narrazione ben diversa da quella riservata agli uomini, brizzolati ma ancora pieni di fascino, tanto da poter avere relazioni sessuoaffettive senza biasimo anche con donne della metà dei loro anni.

Al problema politico, di rappresentazione e rappresentanza corrisponde, ovviamente, anche un problema lessicale: “vecchiaia” richiama significati negativi che “anzianità” non ha. In Svizzera ci si considera “vecchia” o “vecchio” solo dagli 80 anni (Ufficio federale di statistica, Panorama della società svizzera: invecchiamento e vecchiaia nelle società di oggi). Parliamo di “senior”, “silver” (“argento” come i capelli delle persone di età alta), “terza” e “quarta età”. Ravera propone “grandi adulti”. Tutti eufemismi per evitare di nominare una condizione svalutata e discriminata – e questa discriminazione ha finalmente un nome: “ageismo”. Ma prima o poi chiunque ci passa attraverso. Non abbiamo ancora trovato alternative, nonostante gli sforzi per rimanere perennemente giovani (dalle creme alla chirurgia plastica). La vecchiaia è la condizione statisticamente più vicina alla morte, del resto (altra parola che non riusciamo a pronunciare).

A questa narrazione della terza e quarta età se ne oppongono, per fortuna, altre. Esempio luminoso è la serie tv Grace and Frankie, interpretata da Jane Fonda e Lily Tomlin. Le due protagoniste si trovano improvvisamente single, a 70 anni compiuti. I loro mariti, insieme all’annuncio del loro pensionamento, danno anche quello del loro matrimonio: sono innamorati l’uno dell’altro e vogliono vivere la loro relazione allo scoperto.

Radicalmente diverse, Grace e Frankie si trovano quindi a condividere la stessa peculiare esperienza, nonché la casa. Non sono però le nonne delle favole: bellissime, piene di voglia di vivere, creative e produttive, a un certo punto lanciano un business di sex toy pensati per persone della loro età. Così costruiscono un immaginario nuovo, vitale, che valorizza l’esperienza, contribuisce ad abbattere tabù e perfino a espandere mercati. Un messaggio che dovrebbero iniziare ad accogliere anche le aziende fuori dalla fiction: quello delle persone di età alta è un mercato davvero bistrattato. Invece che proporre prodotti e servizi per rincorrere una gioventù di plastica, servirebbe un approccio privo di pregiudizi e stereotipi per progettare prodotti, eventi, soluzioni accessibili a chiunque, a prescindere dalla loro età.

Vivere bene per vivere a lungo

Il giardino di Albert 13.07.2024, 18:00

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