Società

Una nuova ondata di fake su Facebook?

Mark Zuckerberg ha annunciato un ammorbidimento sui controlli dei contenuti e la rimozione dei fact checkers

  • Ieri, 07:55
  • Ieri, 09:42
Facebook e il suo fondatore, Mark Zuckerberg, hanno dovuto chinarsi al volere di Pechino
  • Reuters
Di: Alessandro Chiara/Lina Simoneschi/Red. 

Meta, la società a cui fa capo Facebook, ha annunciato cambiamenti epocali nelle politiche di moderazione dei contenuti sui suoi social (Facebook, Instagram e Threads): via i fact checkers, per ora solo negli Stati Uniti, e un ammorbidimento delle restrizioni su contenuti che potrebbero essere controversi. Con quali conseguenze sul dibattito democratico?

C’è una frase che Zuckerberg ha detto qualche giorno fa in un post esplosivo, che riassume il senso dell’operazione: «dobbiamo ridurre gli errori ma non ridurre i contenuti». Allora che cosa significa questo in pratica?

Significa che su tutte le piattaforme del gruppo Meta non saranno più impiegati i cosiddetti fact checker esterni, i controllori dei fatti. Questo avverrà per adesso solo negli Stati Uniti, perché l’idea è che saranno gli utenti fra loro a correggersi, inoltre sarà dato più spazio anche ai contenuti politici. In sostanza l’idea è: meno post rimossi, ma ovviamente potenzialmente più disinformazione in circolo. La notizia su Wired è stata data con questo titolo: «Mark Zuckerberg ci ha appena regalato una nuova ondata di fango sui social media». 

«In effetti Mark Zuckerberg con questa scelta ha deciso di abbandonare il ruolo di imprenditore alternativo a Musk nel campo dei social media. I fact checking anche se non erano perfetti non erano comunque da buttare in toto. E lo ha fatto, secondo me, per far piacere al Presidente entrante, quindi con una scelta di Realpolitik particolarmente evidente, vista la crescente polarizzazione. Questo magari può far del bene al business perché si resta più appiccicati alle piattaforme, ma sicuramente più generare effetti sociali polarizzanti, visto che non siamo mica scissi tra quando stiamo su una piattaforma sociale e quando viviamo offline». (Luca Zorloni, direttore di Wired)

Walter Quattrociocchi, direttore del Center of Data Science and Complexity for Society dell’Università la Sapienza di Roma, relativizza la portata della decisione sulla base della fallibilità degli stessi fact checker e della difficoltà di determinare il vero in un ambiente complesso e in continuo mutamento:

«Ci ritroviamo con giornalisti e blogger che passano le giornate a cercare di capire se un’informazione è vera o falsa. Poco tempo fa mi è capitato di parlare con degli esperti, che fanno parte dell’ente indipendente che valutava l’informazione vera o falsa per Meta. E quello che mi hanno detto che è un delirio ogni volta, perché il concetto di verità è temporaneo e purtroppo è aderente a narrative. A volte ci sono narrative che sono pro la nostra visione e a volte ci sono narrative che sono contro la nostra visione. Impostare una regola dall’alto in un sistema complesso come quello dei social è banalmente idiota. Questo è il punto. E lo è sempre stato. Quindi bisogna andare al nocciolo della questione, ovvero che esiste una competizione tra informazione vera, informazione falsa in un ambiente che è principalmente pensato per l’intrattenimento. E qui probabilmente c’è una forzatura: l’idea di porre il fact checking che sappiamo da dieci anni che non funziona. Zuckerberg ha accontentato questa volta Trump, ma accontento anche i democratici quando bannò Trump dalla sua piattaforma. Diciamo che l’adeguamento al vento politico è sempre stato un elemento sensibile. Il punto è che bisogna capire però quale delle due azioni è stata un’azione forzata».  (Walter Quattrociocchi, direttore del Center of Data Science and Complexity for Society dell’Università la Sapienza di Roma)

25:02

La nuova politica di Facebook 

Alphaville 10.01.2025, 12:35

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