Fino a metà marzo, al Museo MAXXI di Roma è possibile visitare la mostra Italia in Movimento. Autostrade e Futuro, curata da Pippo Ciorra e da Angela Parente in collaborazione con Autostrade per l’Italia, esposizione che nasce per celebrare i cento anni dall’apertura del primo tratto autostradale italiano, inaugurato nel 1925.
In che modo le autostrade ticinesi e italiane intercettano e anche producono un dialogo tra architettura, infrastruttura e paesaggio? E come modificano la percezione del territorio che poi abitano? Ne hanno parlato - su Rete Due ad Alphaville - il curatore della mostra nonché professore di Composizione architettonica all’Università di Camerino Pippo Ciorra e Nicola Navone, architetto e docente presso l’Accademia di Architettura dell’Università della Svizzera italiana.
«L’autostrada ha avuto varie fasi, quindi ha stabilito diversi tipi di rapporto con la società e con il paesaggio. In quei primi anni ha simboleggiato il primo istinto di modernizzazione del Paese. L’Italia è un Paese complesso così come lo è la Svizzera. Ci sono montagne, i luoghi sono distanti tra loro ed alcuni punti sono difficili da attraversare. Quindi l’autostrada era un’avventura nei primi tempi. L’autostrada dei laghi era il tentativo di connettere luoghi altrimenti separati da condizioni geografiche, da lingue e dialetti diversissimi. In sostanza, nel primo periodo è stata una specie di spina dorsale della costruzione del Paese, cioè la costruzione di una comunità ampia attraverso la possibilità di muoversi più liberamente da un luogo all’altro».
Pippo Ciorra, curatore della mostra Italia in Movimento
Per quanto riguarda proprio le autostrade svizzere, in particolare quelle ticinesi, come quella che attraversa il nostro Cantone da Chiasso ad Airolo nel tratto lungo la A2, essa porta curiosamente una firma d’autore. È stata infatti progettata grazie alla consulenza estetica dell’architetto Rino Tami, commissionato dall’Ufficio Strade Nazionali del Cantone Ticino tra il 1963 e 1983. Un’autostrada che è considerata tra le maggiori opere d’architettura realizzate in Ticino nel Novecento, tanto da diventare un modello da seguire dentro e fuori dalla Svizzera. Perché questo primato?
«Giovanni Battista Carloni, in un suo celebre saggio sull’architettura in Ticino del Novecento, si chiese quale fosse l’opera di architettura più importante. Rispose, forse provocatoriamente, l’autostrada. Lo fece tuttavia a giusto titolo: non soltanto l’autostrada ha determinato un cambiamento importante nella percezione del paesaggio, anzi essa ha segnato un modo nuovo di progettare un’infrastruttura. Ciò è merito soprattutto del coinvolgimento di Rino Tami. Nella monografia di Tami L’autostrada come opera d’arte, tami elenca i principi rivoluzionari della sua concezione dell’autostrada. Il primo è la scelta di un materiale unitario, il cemento armato. Poi, per esempio, un lavoro di “tipizzazione”, cioè la ricerca di una definizione di tipi disegnati con un estremo rigore geometrico. Sono tutti disegnati con un’estrema cura. Ma attenzione, quando si dice tipizzazione forse si rischia di dare un’immagine sbagliata. Si creano dei tipi che si adattano al contesto. L’ultimo aspetto che voglio sottolineare, anche per comprendere la qualità del lavoro di Tami, è che tali molto spesso non progetta dal nulla: risponde ai progetti degli ingegneri. E come un giocatore di scacchi che, nonostante debba sempre giocare con il nero, riesce a realizzare sempre delle partite magnifiche».
Nicola Navone, architetto e docente
Anche nella costruzione della rete autostradale italiana vengono coinvolti poi i grandi maestri dell’architettura italiana. Anche da questo punto di vista queste autostrade rappresentano una freccia che mira dritta al futuro in virtù della natura dei progetti decisamente innovativi.
«Direi che forse l’elemento comune nella fase eroica era il cemento armato, che anche da noi era la materia prima più potente della costruzione dell’autostrada. Anche se noi architetti, quando eravamo giovani negli anni Settanta e Ottanta, eravamo molto invidiosi dell’esperienza Rino Tami. Forse c’è una differenza culturale interessante, perché in Italia la separazione tra il lavoro dei grandi ingegneri e quello dei grandi architetti rimane per molto tempo marcata. Più tardi hanno cominciato a spuntare come dei regali della cultura alcuni elementi architettonici che si mettevano vicino a quelli ingegneristici. Interessante che l’autostrada svizzera offra al mondo come paradigma il mettere insieme in modo armonioso paesaggio e infrastruttura. Mentre nella storia dell’autostrada italiana questi due elementi si riuniscono in realtà negli autogrill, questi meravigliosi ristoranti a ponte che purtroppo ora stanno cominciando a smontare, che raccontavano bene sia l’ingegneria che l’architettura dell’infrastruttura. Negli anni Novanta, poi, la città diventa custode dell’architettura e l’autostrada prende la funzione di passerella su cui si affacciano le opere architettoniche».
Pippo Ciorra, curatore della mostra Italia in Movimento
Ticino e Italia in movimento
Alphaville 23.01.2025, 12:35
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