Tutti abbiamo un cognome. Sin dal primissimo giorno al mondo, la nostra persona viene associata a un nome e a un cognome. Forse è anche per questo che l’onomastica ci affascina tanto.
I cognomi sono “parlanti” e possono raccontare infinite storie. Dentro di essi si condensano antichi usi, curiosi soprannomi e tradizioni passate. Il cognome diventa un catalizzatore di identità, e non solo quella individuale, ma anche collettiva, perché contiene la storia di una famiglia, di un territorio, di un’intera comunità. Il cognome è una porta sul passato, testimone di un periodo lontano che vive però nel più concreto presente. Non c’è infatti uso più quotidiano se non quello delle nostre generalità; ci accompagnano ovunque, da sempre, in ogni situazione di vita. Il cognome è una delle prime parole che impariamo a scrivere ed è uno dei termini che utilizziamo più di frequente. Forse proprio quest’uso ripetuto, automatico e naturale non ci permette più di vedere con chiarezza cosa nasconde al suo interno. La radice ne risulta opaca, come spesso accade a quelle parole sentite troppe volte, a cui non si presta più la dovuta attenzione. Ecco, proviamo allora a rispolverare la superficie, nel tentativo di dar luce nuova a quei significati nascosti tra le lettere dei nostri cognomi.
Tra i processi che hanno portato alla formazione dei cognomi si possono individuare quattro grandi categorie: quelli legati alla paternità o alla maternità (come Dalessi, Devittori, De Luigi, De Maria, eccetera); quelli relativi a una professione, un mestiere, una carica o un titolo, ad esempio Ferrari (dal latino ferrarius, indicava i fabbri), Caccia, Cattaneo (che deriva da “capitano”), Molinari, Soldati, Giudici, Vescovi, Marchesi e altri; i cognomi che indicano una caratteristica fisica o un soprannome, come Gobbi, Bassi, Mancini, Bianchi, Rossi eccetera; e infine, ci sono tutti quei cognomi che si riferiscono a un luogo.
Tra questi possiamo ulteriormente distinguere due gruppi: i cognomi di provenienza e quelli di residenza. Ci sono infatti nomi che indicano il luogo di cui si è originari, pensiamo a Mantovani, Padovani, il generico Lombardi, Molteni (dal paese Molteno, vicino a Lecco) e Rezzonico (dal comune omonimo che si affaccia sul Lago di Como), e poi quelli che si riferiscono alla microtoponomastica, cioè i cosiddetti cognomi di residenza, che indicano un punto all’interno di un centro abitato, come Canonica, Villa, Sala, Porta, Corti, Fontana, Riva, Chiesa, Molino, Torre, ma anche alcuni meno ovvi, come Carobbio, che deriva dal dialetto carobì, “incrocio di strade”, Caminada, da “casa con camino”, e Posterla, che indicava la “porta d’accesso al borgo”, derivato dal latino tardo postĕrŭla, “porticina di dietro”.
Un gruppo a sé è costituito dagli zoonomi, cognomi che sono quindi legati al mondo animale. Si tratta di una categoria di cognomi comune nel nord Italia e in Ticino. Non è infatti difficile trovare qualcuno nella nostra rete di conoscenze che si chiami Colombo, Polli, Ratti, Lepori (da lepri), Cavalli e tanti altri. Colombo, uno dei cognomi più diffusi nella vicina Milano, ha una storia particolarmente curiosa: al pari del partenopeo Esposito e del fiorentino Innocenti, Colombo era il cognome assegnato ai bambini “esposti”, cioè ai figli illegittimi abbandonati o agli orfani accolti negli istituti. A iniziare questa tradizione fu l’ospedale Ca’ Granda di Milano, la cui insegna raffigurava una colomba. Se quindi è certamente dallo zoonimo da cui ha origine questo famoso cognome, la sua storia si lega indissolubilmente a quella dei tanti trovatelli lombardi a cui bisognava dare un nome.
Non tutti i cognomi sono però trasparenti e talvolta riconoscere l’origine richiede uno sforzo maggiore. Se perciò non serve spiegare che Ricci deriva da una caratteristica fisica, un nome con cui si indicavano persone con capelli ricci o crespi (altro cognome tipicamente settentrionale), ci sono infatti casi ben più complessi, che descrivono l’ampiezza di questo studio. La famiglia Cereghetti, originaria della Val di Muggio, ha un’interessante etimologia: il nome deriva presumibilmente da clericus, chierico, da cui derivano poi anche i cognomi Chierici e Clerici. Fumagalli, un antico cognome nobiliare diffuso soprattutto in Lombardia, sarebbe la contrattura di fuma che in dialetto significa “rubare, sottrarre” e gal; indicherebbe quindi un ladro di polli, che per estensione poteva indicare una persona poco raccomandabile. Su Crivelli ci sono invece alcuni dubbi; potrebbe avere alla radice la parola “crivello”, uno strumento da lavoro utilizzato dai mugnai, oppure potrebbe fare riferimento al crivell, un antico termine dialettale che indica uno stampo per costruire cappelli ed essere dunque nato originariamente come soprannome per i cappellai. In realtà sono moltissimi i cognomi con più di un’etimologia possibile: anche Galli, o Gallo (meno frequente in Ticino), è legato sia all’animale sia al popolo dei Galli.
I più numerosi sul nostro territorio, i Bernasconi, hanno una storia ancora poco chiara. Secondo Ottavio Lurati, esperto linguista e autore del libro “Perché ci chiamiamo così? Cognomi tra Lombardia, Piemonte e Svizzera italiana” uscito nel 2000, questo tipico cognome ticinese era assegnato a chi abitava nella zona della Bernasca, un’area vicino a Novazzano. C’è chi invece azzarda una paraetimologia divertente, ipotizzando un legame con la capitale elvetica Berna.
Nel nostro nome c’è la nostra storia: perché ci chiamiamo così?
Millevoci 30.10.2017, 11:05
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Bisogna sempre considerare che i cognomi nella forma odierna possono aver subito svariate modifiche e alterazioni, tali da rendere la radice quasi irriconoscibile. In molti casi, la trasmissione orale e scritta di queste parole ha contribuito a opacizzare la forma originaria, al punto che riconoscere un’unica etimologia è sostanzialmente impossibile.
In ogni caso, questo argomento continuerà a esercitare grande fascino. I cognomi sono parte di noi, perché sono il primo, essenziale, passo nel mondo sociale. Sono ciò che ci rendono umani, l’elemento che ci restituisce individualità e che al contempo è intimo legame con una collettività più ampia.