Grazie alla loro capacità di copiare le conversazioni umane, programmi come ChatGPT hanno recentemente spaventato molti settori. Questa settimana la Casa Bianca ha convocato i principali attori dell'intelligenza artificiale (AI) per discutere dei rischi potenziali.
Nei picchetti di sciopero degli sceneggiatori, confrontati con tagli salariali e di occupazione, l'argomento è all'attenzione di tutti, soprattutto dopo il fallimento delle trattative tra i capi degli studios e la Writers Guild of America (WGA), il potente sindacato che rappresenta 11.500 scrittori dell'industria audiovisiva. "L'arte non può essere creata da una macchina", ha dichiarato Eric Heisserer, sceneggiatore del film Bird Box di Netflix.
Il sindacato vuole evitare che qualsiasi prodotto di un robot possa essere considerato come materiale "letterario" o "fonte", termini chiave che implicano il pagamento del copyright. Vuole inoltre impedire che le sceneggiature scritte dai suoi membri possano essere utilizzate per addestrare l'AI. Queste richieste sono state respinte dagli studios, che hanno proposto un incontro annuale per "discutere i progressi della tecnologia".
"È un bene che propongano di fare una riunione su come stanno sfruttando l'AI contro di noi!" ha commentato un Heisserer, un po' disilluso. Lo scrittore lamenta "che i promotori dell'AI ci costringono a guardare come le aziende tecnologiche distruggono il mercato per poi scoprire i limiti creativi dei robot che servono per migliorarli".
Nell'ultimo decennio i grandi studios come Disney stanno licenziando personale in massa per rassicurare Wall Street. Le preoccupazioni della borsa sono state alimentate da affermazioni come quelle del produttore cinematografico Todd Lieberman. "Nei prossimi tre anni vedrete un film scritto dall'AI [...] un buon film". Oltre alle sceneggiature, l'AI potrebbe essere utilizzata anche per il "montaggio" o lo "storyboarding di un film", ha aggiunto Rob Wade, direttore di Fox Entertainment. Entro 10 anni, "l'AI sarà in grado di fare assolutamente tutte queste cose", ha insistito.
I motivi di preoccupazione degli sceneggiatori sono, dunque, molteplici. Tagli occupazionali, riduzione salariale e la minaccia di un'automazione che sta soppiantando il lavoro. Marco Pagani approfondisce la situazione con Armando Fumagalli, ordinario di Teoria dei linguaggi, docente di Semiotica, più volte docente in corsi di sceneggiatura promossi da Rai, Mediaset e dalla Scuola Nazionale di Cinema (uno dei massimi esperti di cinema e di scrittura cinematografica italiana) e con Peppe Fiore, scrittore e sceneggiatore per il cinema e la tv.
Se si ferma la “fabbrica dei sogni”
Alphaville 05.05.2023, 12:35