Società

Se la biopirateria minaccia le biobanche

Le biblioteche dei semi sono un importante tassello nella tutela delle varietà antiche, ma occorre mantenere un occhio vigile sulle iniziative globali e sulla rete di interessi che le circonda

  • 23 giugno, 08:49
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Di: Anna Brunati

La biodiversità è essenziale per garantire la sicurezza alimentare, ma moltissime specie vegetali oggi sono a rischio di estinzione. Secondo i dati forniti dalla FAO, il 75% delle varietà vegetali un tempo destinate all’alimentazione umana sono già andate perdute. Per far fronte a questa tendenza allarmante, negli ultimi anni in tutto il mondo sono sorte numerose iniziative per la raccolta, la conservazione e la ricerca sui semi attraverso l’istituzione di biobanche di sementi. Una pratica che presenta pro e contro, dalla possibilità di preservare le varietà antiche al rischio di privatizzazione delle risorse genetiche da parte di poche aziende.

Le biobanche sono archivi di sementi note anche come “biblioteche dei semi”, che conservano le specie catalogate all’interno di vasti database allo scopo di renderle nuovamente disponibili all’occorrenza. Si tratta di una misura d’emergenza, di fronte alla crisi della biodiversità che l’egemonia delle multinazionali nel settore agroalimentare e il sempre più massiccio impiego di pesticidi ed erbicidi hanno contribuito a creare. Oggi, solo 4 multinazionali (Bayer, Corteva, ChemChina e Limagrain) detengono il monopolio di oltre il 50% delle sementi mondiali. L’agricoltura industriale ha inoltre determinato la predominanza sul mercato di una piccola varietà di semi geneticamente modificati e dalle proprietà nutritive ridotte rispetto alle varietà tradizionali, oltre a un impoverimento del suolo, che soffre le tecniche di coltivazione intensiva. 

In questo scenario, le iniziative volte a preservare la diversità delle specie impiegate in agricoltura costituiscono un barlume di speranza che, tuttavia, potrebbe nascondere fini meno nobili di quelli dichiarati. Se a livello locale sorgono progetti e associazioni allo scopo genuino di conservare e diffondere le varietà antiche, alcuni progetti di portata globale che promettono di salvare il futuro alimentare del pianeta sollevano importanti interrogativi.

La più grande e nota di queste “arche di Noè” dei semi è il Global Seed Vault, un deposito sotterraneo a prova di catastrofe, inaugurato nel 2008 nell’arcipelago delle Svalbard, in Norvegia.

La febbre dell'artico - L'arca di Noè dei semi

RSI/Gilberto Mastromatteo - Paolo Martino 14.08.2019, 07:45

Con oltre 1’300’000 duplicati di semenze provenienti dalle banche del germoplasma di tutto il mondo e il sostegno del governo norvegese, della FAO e altre organizzazioni tra cui la Bill e Melinda Gates Foundation, l’iniziativa si propone di “preservare la diversità delle colture e renderle disponibili all’uso a livello globale, per sempre e a beneficio di tutti”. Ma l’attivista e ambientalista indiana Vandana Shiva, leader del movimento No patents on seeds, è di altro avviso e mette in guardia sul pericolo della biopirateria, sottolineando l’enorme interesse dei finanziatori a investire in questo settore. Tra i sostenitori del Global Seed Vault figura infatti anche il controverso Crop Trust, oltre a Dupont Pioneer, tra i maggiori produttori di semi ibridi al mondo, KWS SAAT, attiva nello stesso settore e la multinazionale Syngenta. L’attivista ha più volte messo in evidenza la fitta rete di istituzioni, finanziatori e gruppi di interesse che hanno tutto da guadagnare dall’acquisizione e dal brevetto delle informazioni genetiche dei semi depositati.

Intervista a Vandana Shiva, leader del movimento No patents on seeds

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Se localmente la creazione di biblioteche dei semi o “semenzoteche”, come quella istituita a Basilea da Prospecierara, rappresentano un importante tassello nella conservazione e nella diffusione delle varietà antiche, è imperativo mantenere un occhio vigile sulle iniziative globali e sulla rete di interessi che le circonda.

Dalla biodiversità agricola dipendono la salute degli ecosistemi, la qualità del suolo e l’approvvigionamento di micronutrienti per l’alimentazione umana. Ma come ricorda Vandana Shiva, i semi non sono solo germoplasma, sono esseri viventi capaci di adattarsi ed evolversi, soggetti con una storia, connessi a un sistema culturale e di relazioni di tradizione millenaria. Soprattutto, “il seme è la fonte della vita e il primo anello della catena alimentare. Il controllo sulle sementi significa un controllo sulle nostre vite, sul nostro cibo e sulla nostra libertà”.

ResSources

Insieme 23.12.2023, 19:40

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