Società

Svizzera: una società sempre più diseguale

L’1,9% dei contribuenti più ricchi possiede una fortuna pari a quella del 98,1% della popolazione

  • 17 gennaio, 08:12
  • 17 gennaio, 15:20
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Di: Francesca Rodesino/red.

I dati del 2021 indicano che il tasso di povertà in Svizzera è in aumento e tocca una fetta importante della popolazione. Siamo attorno all’8,7%, all’incirca 745.000 persone. Su questo tema, Francesca Rodesino ha intervistato Jean Pierre Tabin, professore onorario di politica sociale alla “Haute école de travail social et de la santé Lausanne” (HETSL). Queste le sue considerazioni.

«In primo luogo, va ricordato che viviamo in una società inegualitaria, poiché l’1,9% dei contribuenti più ricchi possiede una ricchezza pari a quella del 98,1% della popolazione e l’1% dei più ricchi detiene il 42% della ricchezza netta. Quindi, prima di tutto, occorre dire che viviamo in una società inegualitaria.

In secondo luogo, occorre ricordare che la definizione utilizzata dall’Ufficio Federale di Statistica, che fornisce questa cifra dell’8,7%, è in realtà una definizione politica elaborata dalla Conferenza dei Direttori Cantonali degli Affari Sociali (cioè da rappresentanti eletti che fanno parte dei governi cantonali).

Questo standard, si basa su un’indagine realizzata unicamente sui bilanci delle famiglie (cioè sulle spese) inerenti il 10% più povero della popolazione. Quindi si basa su un paniere molto limitato e prende in considerazione solo le spese, senza dare alcuna indicazione su ciò di cui si avrebbe bisogno in termini di risorse finanziarie per vivere dignitosamente. Questo dato è dunque un dato politico che non offre una reale fotografia della povertà in Svizzera. Una comparazione con i parametri internazionali indica dati diversi, ovvero che in Svizzera il 14,7% della popolazione è povera, ossia 1,2 milioni di persone.

Inoltre, gli standard di assistenza sociale, che definiscono la povertà, sono ancora molto più bassi per alcune categorie della popolazione. Ad esempio, le persone in procedura di asilo o quelle respinte dalla procedura di asilo ricevono la metà o addirittura un quarto delle risorse stanziate dalla Conferenza delle istituzioni per l’azione sociale e questo peggiora ulteriormente la situazione della povertà nel nostro Paese».
                

Questo dimostra che le statistiche devono sempre essere interpretati. La povertà, lo sappiamo, dipende da una combinazione estremamente complessa di fattori. Cercando di fare una sintesi, quali sono le cause principali dell’aumento della povertà in Svizzera? Vogliamo provare a fare una mappatura?

«Le cause sono complesse, ma posiamo dire innanzitutto che i cittadini stranieri sono sovrarappresentati tra i poveri. E questo perché la legge svizzera stabilisce che il ricorso prolungato all’assistenza per sé o per una persona assistita può essere motivo di espulsione dal Paese. Quindi alcune persone non fanno richiesta di assistenza sociale, come abbiamo visto durante il covid, perché temono di perdere il permesso di soggiorno in Svizzera, anche se si tratta di un permesso europeo.

Per il resto della popolazione riscontriamo il problema della stagnazione dei salari e il problema dei lavoratori poveri. Non dobbiamo dimenticare che in Svizzera ci sono tra 150mila e i 300mila working poors, a seconda delle stime. Quindi persone che lavorano ma non guadagnano abbastanza per uscire dalla povertà. E poi ci sono i rapporti di genere che fanno sì che le donne siano particolarmente colpite dalla povertà. E questo a causa del modo in cui sono strutturati i rapporti tra uomini e donne nella società odierna».

Spesso la povertà ha degli effetti sulle persone che sono anche difficili da misurare, per esempio l’impatto sulla salute mentale e fisica oppure anche la compromissione di valori come l’uguaglianza e la libertà.      

«Prima di tutto è importante capire che l’uguaglianza di opportunità non è uguaglianza di risultati. In altre parole, non tutti partono dallo stesso punto per raggiungere lo stesso risultato. Nella formazione professionale, ad esempio, possiamo vedere molto chiaramente che le persone provenienti da contesti poveri hanno meno possibilità di successo rispetto ad altri perché non sono state messe in atto misure che consentano loro di raggiungere pari risultati.

Inoltre, sappiamo anche che la povertà ha un impatto sulla salute e persino sull’aspettativa di vita, perché i pagamenti diretti per la salute e le esigenze sanitarie che le persone devono pagare da sole, come le franchigie, ad esempio, portano tutta una serie di persone a non utilizzare il sistema sanitario. E questo ha un effetto sull’aspettativa di vita. L’aspettativa di salute delle persone povere è inferiore a quella delle persone più ricche.

Jean-Pierre Tabin veniamo ora alle misure di prevenzione di contrasto della povertà che sono state messe in piedi in Svizzera. Quali sono le principali? E poi, domanda più radicale, a suo giudizio è possibile sradicare completamente la povertà?

In Svizzera si sta adottando tutta una serie di misure di politica sociale, ma poche di queste affrontano la disuguaglianza di reddito. Chi si occupa di questa questione capitale: la questione della ridistribuzione, che permetterebbe alle persone di vivere meglio? Bisognerebbe interrogarsi anche sulla definizione di povertà, che dovrebbe prendere in considerazione non solo il sopravvivere ma il vivere dignitosamente. E poi se affrontiamo il tema più radicalmente, occorrerebbe forse riprendere le tesi di Roberto Ciccarelli, ovvero l’idea di un reddito di cittadinanza, che potrebbe aiutare a sradicare la povertà, o almeno di limitarla in modo più significativo.
                

La Svizzera e i suoi poveri

Alphaville 11.01.2024, 12:05

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