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“Superfood” in cucina: un mondo di alghe

Quali alghe commestibili si trovano oggi in commercio, come utilizzarle e come inserirle nella propria dieta in modo equilibrato

  • 23 ottobre, 11:30
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  • iStock - Plateresca
Di: Alice Tognacci 

Le alghe rappresentano una risorsa preziosa per la nostra salute (e per il pianeta). Grazie al loro profilo nutrizionale e alla versatilità in cucina, si stanno affermando anche fuori dalle dalle diete vegane o macrobiotiche e per questo sono facilmente reperibili sugli scaffali.
Vediamo quali sono e come possono arricchire i nostri piatti in modo semplice, ma soprattutto chiediamo all’esperta come inserirle nella nostra dieta in modo adeguato.

Le alghe non fanno parte della nostra alimentazione, tantomeno di quella prettamente mediterranea, eppure, oggi sono considerate un cibo del futuro.
Arrivate a noi dalla cucina asiatica - e negli ultimi anni anche da quella nordica - le alghe hanno riscosso grande popolarità, diventando un ingrediente sempre più usato anche nelle cucine casalinghe, sia per il loro sapore particolare, sia per i notevoli benefici nutrizionali. Sono infatti considerate un “superfood”: sono un’ottima fonte di proteine di qualità, contengono ferro, grassi polinsaturi come omega 3 e 6, vitamine tra cui quelle del gruppo B (B12 in particolare), e sali minerali come lo iodio.

Anche per questo motivo hanno conquistato lo spazio: la NASA ha introdotto la spirulina - una varietà di microalghe di acqua dolce - tra gli ingredienti dei menù degli astronauti.

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Microalghe spaziali

RSI Food 14.10.2024, 20:40

Quelle comunemente chiamate “alghe”, in realtà sono macroalghe e si differenziano dalle microalghe. Le prime sono quegli organismi provenienti da ambienti marini simili alle piante e oggi facilmente reperibili per cucinare (alga nori, wakame, kombu, etc.); le seconde, invece, sono minuscoli organismi fotosintetici che vivono anch’esse in ambiente acquatici, ma quelle ad uso alimentare provengono perlopiù da acque dolci (spirulina e clorella).

Tipi di alghe alimentari e il loro utilizzo in cucina

Le alghe non sono solo nutrienti, ma anche estremamente versatili in cucina grazie al loro marcato sapore umami e alla consistenza carnosa che aggiunge qualcosa in più al piatto. Ne esistono più di 20 mila specie e numerose di queste sono commestibili. Quelle destinate al consumo alimentare si dividono in tre gruppi, in base al loro colore:

  1. le alghe brune (wakame, hijiki, arame e kombu);

  2. le alghe rosse (agar agar, dulse e nori);

  3. microalghe di acqua dolce, erroneamente chiamate “alghe verdi-azzurre” (spirulina e clorella)

Istruzioni per l’uso

Le alghe provenienti da ambienti marini sono le più diffuse in campo alimentare. Se non riportato diversamente sulla confezione, vanno messe in ammollo circa 20 minuti prima di utilizzarle; una volta scolate e strizzate, si cuociono in 20 minuti.

L’alga più popolare: la Wakame

Giapponese Wakame Insalata di alghe marine

Le alghe Wakame

  • iStock

Sono le tipiche alghe che si trovano anche già reidratate e cotte, pronte in insalata.
La wakame essiccata è di colore marrone scuro, ma una volta reidratata e cucinata, assume una vivace tonalità verde smeraldo. Ha un sapore delicato e piuttosto dolciastro.

In cucina: è uno degli ingredienti immancabili nelle zuppe - si aggiungono a inizio cottura previo ammollo - o servite in insalata una volta ammollate e cotte.

Curiosità

La wakame cresce incredibilmente veloce, potendo raggiungere i 20 metri di lunghezza in pochi mesi. Questo la rende una risorsa sostenibile e rinnovabile, particolarmente apprezzata nelle coltivazioni marine. Per lo stesso motivo, però, è considerata una specie invasiva in alcune parti d’Europa e Nord America: è stata accidentalmente introdotta negli ecosistemi locali tramite le navi e, grazie alla sua capacità di crescita rapida, ha iniziato a competere con le specie marine autoctone.

Storicamente, e proprio perché rigogliosa, in Giappone quest’alga veniva servita ai matrimoni come simbolo di prosperità e fertilità.

L’alga “spaghetto”: l’Hijiki

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  • Iki Rahma - iStock

È scura, sottile, essiccata somiglia vagamente a una varietà di tè nero. Reidratandola in acqua assume un aspetto simile a degli “spaghetti” scuri.

In cucina: ha un aroma che ricorda quello dell’anice e ha un sapore delicato; è perfetta in piatti preparati con il wok, in zuppe o come semplice come contorno. Solitamente si fanno saltare in padella con altre verdure e si usano come accompagnamento al riso.
In Giappone, un piatto tipico a base di quest’alga è il Hijiki no nimono, una ricetta in cui l’alga viene cotta con carote, tofu e semi di soia, insaporita con salsa di soia e mirin. 

Curiosità

Essendo un alimento tradizionalmente consumato dalle classi contadine giapponesi, l’Hijiki è considerata simbolo di umiltà e semplicità, spesso utilizzata nei pasti quotidiani.

L’alga immancabile nei brodi: la Kombu

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  • Jonathan Austin Daniels - iStock

La Kombu è un’alga bruna molto utilizzata nella cucina giapponese e coreana, nota soprattutto per il suo ruolo nella preparazione del brodo dashi. Ha un sapore umami intenso. Si presenta come larghe strisce o foglie piatte e lunghe che possono misurare da qualche decina di centimetri fino a diversi metri di lunghezza. Le foglie hanno un aspetto spesso e carnoso e il loro colore, quando essiccate, è molto scuro tendente al nero. Essiccata è rigida e friabile, ma una volta reidratata risulta gelatinosa.

In cucina: si utilizza soprattutto per la preparazione di brodi o zuppe, oppure aggiunta all’acqua di cottura dei legumi per renderli più digeribili. Può anche essere tagliata e listarelle e saltata con altre verdure o da sola. In Giappone è molto popolare mangiarla come snack: una volta reidratata, può essere fritta o arrostita fino a diventare croccante.

L’alga che non necessita di ammollo: la Nori

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  • Foto di Crystal Jo su Unsplash

Indubbiamente è tra le alghe più conosciute perché onnipresente nei piatti di cucina giapponese entrati nelle abitudini alimentari anche alle nostre latitudini. È una delle poche alghe che non necessita di ammollo prima di essere consumata, questo la rende comoda da usare in cucina e molto versatile.

In cucina: oltre ad essere utilizzata per il “sushi”, l’alga Nori può essere sbriciolata per insaporire semplici insalate o altri piatti, così come essere fritta e diventare un’ottima chips da aperitivo.

L’alga facile e veloce da utilizzare: la Arame

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  • aluxum - iStock

È un’alga bruna che cresce lungo le coste rocciose del Giappone e della Corea, particolarmente nelle acque temperate dell’Oceano Pacifico. Viene raccolta a mano, essiccata e utilizzata soprattutto nella cucina asiatica, dove è apprezzata per il suo sapore delicato e leggermente dolce.
All’aspetto confondibile con la Hijiki, l’alga Arame si presenta in filamenti fini e tendenti al nero quando essiccati - anch’essa estremamente simile al tè nero - per poi ritornare sulla colorazione marrone o verde oliva una volta reidratate.
In cucina: queste alghe si sposano molto bene con frutta secca e verdure dal sapore dolce come carote e porri; una spadellata di queste verdure, sfumate con del vino bianco o aceto di mele, salsa di soia, con l’aggiunta di pinoli, mandorle e alga Arame sono un ottimo piatto di verdura sano e particolare.

L’alga nordica: la Dulse

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  • Foto di Bakd&Raw by Karolin Baitinger su Unsplash

L’alga Dulse si presenta in foglie larghe e piatte, dai bordi irregolari o frastagliati.
Dal colore che varia dal rosso violaceo da fresca, al marrone o rosso scuro quando essiccata, quest’alga è originaria del Nord, cresce infatti principalmente lungo le coste di Irlanda, Islanda, Canada e alcune parti del Nord Europa, come la Norvegia e la Scozia. In queste regioni l’alga Dulse è raccolta tradizionalmente e fa parte della dieta locale.
Una volta reidrata riprende la sua consistenza setosa e morbida.

In cucina: il suo sapore è leggermente piccante e si abbina particolarmente bene a zuppe a base di legumi, cereali e soprattutto avena. Possono anche essere utilizzate crude aggiunte all’insalata.

Precauzione al consumo: la parola all’esperta

Come per ogni alimento, anche le alghe - benché considerate “superfood” - devono essere consumate in misura controllata, tenendo conto di alcuni aspetti che abbiamo chiesto a Chiara Jasson, nutrizionista specializzata in alimentazione naturale e sportiva:

1. Contenuto di iodio: le alghe, specialmente la Kombu, sono molto ricche di iodio. Un consumo eccessivo può disturbare la funzione della tiroide, causando ipotiroidismo o ipertiroidismo. Si consiglia di moderarne il consumo o di consultare un medico se si hanno problemi tiroidei.
2. Contaminazione da metalli pesanti: alcune alghe, soprattutto quelle che crescono in ambienti inquinati, possono accumulare metalli pesanti come mercurio o arsenico. È importante acquistare alghe da fonti controllate e biologiche per ridurre questo rischio.
3. Allergie: anche se raro, alcune persone possono essere allergiche alle alghe. Si consiglia di iniziare con piccole quantità se non si ha esperienza con questi alimenti.
4. Contenuto di sodio: le alghe contengono naturalmente molto sodio. Chi soffre di ipertensione, o deve limitare l’assunzione di sale per altri motivi, dovrebbe consumarle con cautela.

Sono tante altre le alghe diffuse, ma più difficili da reperire alle nostre latitudini benché provengano dal Mediterraneo o altri mari temperati. Ne sono un esempi la lattuga di mare (Ulva Lactuca) dal colore verde brillante, raccolta per lo più in primavera e in autunno quando il livello di nutrienti è al massimo. Un altro esempio di alga di origine europea è quella nota come “spaghetti di mare” (Himanthalia Elongata), un’alga bruna tipica del Nord Europa che oggi risulta essere l’alga più raccolta in Europa per scopi alimentari.

Fonti:

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