C’è sempre un collegamento. Ripercorrendo a ritroso i passi di Alfonsina Storni e Carlo Pellegrini, famosi ticinesi emigrati in Argentina, Patricia Carminati è approdata in Ticino venticinque anni fa. Territorio che ha sentito subito come casa, che ama valorizzare con le sue offerte turistiche.
Radici lontane, cuore ticinese
Che tutto sia riconducibile alla nonna che la domenica cucinava per tutta la famiglia piatti tradizionali come la polenta o la pasta fresca? Forse.
Patricia è nata in Argentina, ma le sue radici raccontano una storia di emigrazione e contaminazione culturale. La sua famiglia d’origine è infatti un armonioso intreccio di influenze: da un lato il bisnonno paterno, originario del sud Italia, dall’altro la nonna materna, di origine spagnola. La stessa Patricia ci racconta che l’Argentina è una terra ricca di simili mescolanze: basta unire i migranti europei alla cultura locale per ottenere un ventaglio straordinario di proposte culinarie. Ma è del Ticino che Patricia ama soprattutto parlare.
Un’agenzia per esperienze autentiche
Dopo aver trascorso la maggior parte della sua vita adulta in Ticino, Patricia si sente ormai più svizzera che argentina. I suoi figli sono nati a Lugano ed è proprio qui che ha fondato la sua agenzia di servizi di accoglienza turistica, dopo una prima esperienza come guida.
Il suo progetto nasce da una passione sincera: offrire esperienze autentiche, personalizzate e radicate nel territorio. Dalle degustazioni enogastronomiche a piccoli tour alla scoperta di angoli nascosti del Ticino, ogni esperienza è un prodotto artigianale, creato su misura per i suoi ospiti, delle attività autentiche ispirate dal cuore e dall’anima accogliente del Ticino. Spesso le esperienze includono tour in bicicletta con tappe dedicate al vino locale, risotti e aperitivi ticinesi.
Durante la bassa stagione, Patricia esplora il territorio, incontra produttori e cuochi, seleziona luoghi speciali difficili da trovare per i non locali. È questo lavoro attento e minuzioso che l’ha portata a vincenti collaborazioni a cui sono seguiti importanti riconoscimenti.
Sono le persone che lavorano fuori dal turismo, ma che lo alimentano con i loro prodotti, a dare sapore alle nostre esperienze. È da lì che nasce il legame tra territorio, cultura e arte.
Agriesperienze: il Ticino che conquista il mondo
Nel 2025, grazie al Centro di Competenze Agroalimentari Ticino (CCAT), Patricia collabora al progetto Agriesperienze: un’iniziativa nata nel 2023 che quest’anno ha vinto due premi prestigiosi, il Global Best Of Wine Tourism Award 2025 per la categoria sostenibilità/ambiente e il Regional Best Of Wine Tourism.

Il Ticino turistico ha una novità: le agriesperienze
SEIDISERA 01.06.2023, 18:45
Contenuto audio
Secondo Patricia, a far vincere il progetto è stata la forza dell’autenticità: non un agriturismo di lusso, ma un Ticino agricolo vero, concreto, che mostra senza filtri il lavoro dietro ogni prodotto, come una bottiglia di vino o un formaggio ticinese. Come racconta Patricia: «Sono proprio le persone che, pur non lavorando direttamente nel turismo, sono coinvolte nella produzione dei prodotti che finiscono nei ristoranti, nei grotti e nei negozi delle eccellenze ticinesi, a dare quel sapore genuino, autentico e semplice che i nostri ospiti cercano. Da questa sfida è nata l’idea di creare un filo conduttore tra territorio, cultura e arte: un’intuizione felice, che è stata molto apprezzata dai giurati di entrambi i concorsi.»
Valorizzare il territorio significa anche dare valore a produttori e artigiani, mettendo in risalto la sapienza e il tempo che sta dietro alle loro eccellenze.
Un centro di competenze agroalimentari in Ticino
Millevoci 17.10.2017, 11:05
Contenuto audio
Contro il turismo “mordi e fuggi”
Molti ospiti, anche se hanno poco tempo, apprezzano la ricchezza delle esperienze proposte da Patricia, capaci di unire storia, cultura ed enogastronomia. Oggi, purtroppo, quando si parla di turismo si parla anche di luoghi troppo affollati: «Quando i locali non vivono più la propria città, il turismo perde senso. Le città devono essere accoglienti prima di tutto per chi ci abita. Solo così il turista può vivere un’esperienza vera. Per i turisti è interessante vedere la vita reale di una città: incrociare per strada chi va al lavoro, o assaporare un piatto ticinese gomito a gomito con una persona del posto che fa pausa pranzo. Lavorando nel turismo “mordi e fuggi” si può pensare che saturando l’offerta ci si guadagni, ma in realtà il lavoro veramente redditizio è a lungo termine, nel rispetto del territorio e della qualità di vita di chi lo abita».
Secondo Patricia, tutti dovremmo far parte della catena dell’accoglienza. Anche il cittadino comune, vivendo pienamente il proprio territorio, contribuisce a renderlo più autentico e un’esperienza arricchente per i visitatori.
E insiste sull’importanza dei prodotti locali: «Vedere più prodotti importati che locali mi fa male al cuore. Trovo sia importante proporre i prodotti locali con il nastrino Ticino e resistere alla tentazione di riempire i luoghi con negozi di souvenir».
Alcuni mi danno dell’idealista, ma per me il guadagno è in secondo piano. Tengo molto alle risorse che il Ticino offre e per me essere onesti offrendo buon vino, magari guadagnando meno, è il mio modo di accogliere con qualità.

Turismo, 2024 da record
Telegiornale 20.02.2025, 20:00
Occhi aperti sul futuro del turismo enogastronomico
La creatività di Patricia non ha limiti, anche grazie al suo costante affidarsi agli occhi degli ospiti che accompagna alla scoperta del Ticino. Ci racconta infatti che spesso sono i clienti che le danno degli input, con la loro curiosità o anche chiedendo direttamente di fare delle esperienze specifiche.
«I miei clienti sono quasi tutti americani, ogni tanto qualche svizzero tedesco che già apprezza molto il Ticino, ma è interessante osservare come per i cittadini statunitensi la scoperta del nostro territorio corrisponda a una sorpresa inattesa».
Per Patricia è sempre bellissimo osservare il loro entusiasmo quando assaggiano prodotti dal sapore naturale, notando subito la differenza e la qualità dei prodotti che assaggiano rispetto al cibo al quale sono abituati: «Per loro, prodotti come il büscion sono spettacolari. Per noi sono quotidianità, ma non dovremmo mai darli per scontati!». Anche il semplice gesto di bere il mezz’ e mezz’ nel boccalino, o la scoperta della gazzosa con la chiusura a macchinetta, diventa occasione di stupore. Così come fare ciambelle o cucinare un risotto.
Per me ora queste cose fanno parte della normalità, ma spesso penso a quello che ho provato il primo anno che ero in Ticino e ne stavo scoprendo le ricchezze. Ancora oggi provo a fare l’esercizio di usare gli “occhi da cliente” per scoprire cose nuove e belle anche nella mia quotidianità.
Da qui nascono nuove idee, come la serie Art and Wine: visite a vigneti e cantine abbinate a laboratori con artisti e artigiani locali. Un esempio? Un evento presso il giardino della Fondazione Remo Rossi, un tempo atelier dell’artista, dove si degusta vino e si ascoltano storie sull’arte, sul Festival del film di Locarno e aneddoti curiosi: «È un progetto pensato per evolversi nel futuro, coinvolgendo sempre più produttori, artigiani, artisti e realtà che operano sul territorio»
Gli atelier di Remo Rossi
Alphaville 26.12.2022, 11:00
Contenuto audio
Tanti ospiti infatti, pur amando il vino, non sono così appassionati da voler approfondire tutti i processi produttivi. Cosa offrire oltre la visita del vigneto e alla catena di produzione? L’incontro con artisti locali ha permesso a Patricia di trovare sinergie e poter sviluppare un nuovo format: visitare i vigneti, la cantina, assaggiare del buon vino e contemporaneamente dipingere un paesaggio, oppure, dopo l’esperienza nel vigneto, raggiungere un artigiano locale per scoprirne i talenti.
Il consiglio di Patricia per i ticinesi D.O.C.
In primis, partecipare alle Agriesperienze, soprattutto per i più piccoli: «Molti bambini non sanno da dove arriva ciò che mangiano e che trovano in tavola tutti i giorni. Queste avventure sul territorio e a contatto con la natura permettono loro di capire da dove nascono i prodotti, ma anche perché alcuni prodotti sono più cari di quelli che si trovano al supermercato: richiedono tempo, cura e ingredienti sani».
E poi, prendersi il tempo per riscoprire il proprio territorio. Magari con una lista di località: «Val Onsernone, le terre di Pedemonte, Cardada, il San Salvatore, il Monte Bré, Mendrisio e il suo borgo tutto da scoprire, la Valle di Muggio, concedersi una pausa inebriante con una degustazione di vini da un piccolo produttore... E perché no, inserire anche dei luoghi che si tende ad evitare perché si pensano turistici e visitarli durante la bassa stagione.

Il turismo in vetta
Il Quotidiano 29.03.2025, 19:00