Con la Dott.ssa Lara Quarleri - dietista ASDD con esperienza di oltre dieci anni in ambito ospedaliero e come docente, attualmente dietista indipendente presso il Polisanitario di Roveredo - proseguiamo il viaggio nel comportamento dei bambini a tavola, questa volta puntiamo l’attenzione su un argomento che preoccupa i genitori e che può diventare motivo di discussione e di frustrazione per tutta la famiglia.
Alzi la mano chi ha figli e non si è mai posto la domanda “mio figlio non mangia verdura, avrà problemi di salute in futuro?”.
Prima di chiedersi quali potranno essere le conseguenze di un’alimentazione povera in verdura e quindi in fibre alimentari, vitamine e minerali, proviamo ad interrogarci serenamente su cosa possiamo fare per migliorare la situazione, indipendentemente dall’età dei bimbi.
Possiamo iniziare con il dire che se i genitori mangiano tanta verdura e sulla tavola la frutta non manca, allora le tendenze alimentari dei bambini si orienteranno di conseguenza.
La selettività nell’alimentazione infantile
Per prima cosa, è bene chiarire che esistono diverse forme di selettività nell’alimentazione infantile, alcune del tutto fisiologiche, e altre più preoccupanti che devono essere discusse con il medico pediatra.
Facendo riferimento alle prime (quelle fisiologiche), nelle quali più o meno tutti ci siamo imbattuti come figli o come genitori, è rassicurante sapere che la spiegazione del rifiuto dei piccoli di fronte ad alimenti vegetali è in parte “genetica” e ci ha permesso di sopravvivere come specie.
In passato (molto passato!) i bambini non erano sorvegliati dai genitori in ogni momento, vivevano in spazi aperti, a contatto con la natura, avevano molti fratelli e sorelle ed erano lasciati liberi di esplorare la natura incontaminata in autonomia. Se, una volta in grado di camminare, si fossero portati alla bocca tutto quello che li circondava, probabilmente sarebbero morti avvelenati. L’innata e programmata repulsione verso alimenti del colore e della forma di bacche ed erbe velenose, ha fatto si che la specie umana continuasse e si evolvesse. Anche i sapori come l’amaro e l’acido hanno tenuto i bimbi lontano da alimenti non commestibili e velenosi.
Questo magico fenomeno evolutivo è lo stesso che porta i bimbi ad amare cosi tanto i cereali: pasta, pane, pizza, focacce sono tutti alimenti di colore tenue, catalogato nel cervello evolutivo del bambino come “cibo sicuro” che fornisce molte calorie, non velenoso e che permette loro di sopravvivere anche in caso di carestia. Di fronte ad alimenti “nuovi” con colori accesi e forme particolari, che magari hanno mangiato inconsapevolmente solo frullati (come nelle pappe in svezzamento), si pongono in uno stato di “allerta”. Quel cibo viene quindi per loro catalogato come “potenzialmente pericoloso”.
Ovviamente noi oggi non viviamo più nelle caverne e di certo il nostro bimbo non è a rischio di mangiare bacche velenose aprendo la dispensa, ma questa “allerta” è ancora presente!
Accorgimenti su come far spostare l’alimento dalla lista “cibo pericoloso” a quella “cibo sicuro”
• Se state affrontato uno svezzamento, non frullate tutto: la tecnica “frullare tutte le verdure in un passato cosi il bimbo non le riconosce e le mangia” è una strategia che funziona sul momento ma non fa altro che rafforzare il problema. Già dai 6 mesi (rispettando i tagli sicuri per evitare soffocamento), è possibile far approcciare il bambino alle verdure senza usare il frullatore. Sperimentare precocemente forme, colori e nomi delle verdure li farà sentire più fiduciosi nell’assaggiarle. Anche la letteratura scientifica dice che proseguire con un’alimentazione frullata oltre l’anno rende i bambini più selettivi in seguito.
• Se le verdure vengono rifiutate, non farle sparire dal menu di tutta la famiglia: i bambini crescono attraverso l’osservazione degli altri; se una verdura non viene mangiata dai genitori, come può un bambino approcciarsi ad essa in modo fiducioso? Non a caso nelle famiglie con genitori molto selettivi, ci sono figli con una dieta poco variata.
• Non forzarli a mangiare la verdura servendosi di ricatti e minacce: non li farà sentire più sereni nel provare nuovi cibi.
• Proporre le verdure anche fuori dai pasti principali ad esempio a merenda o prima del pasto, mentre si cucina. Soprattutto per i bimbi in fase di svezzamento, offrire della verdura in un momento in cui non sono particolarmente stanchi e/o affamati. Questo può aiutare ad assaggiare in modo più sereno come se fosse un gioco.
• Armarsi di tanta pazienza: spesso prima di vedere un assaggio, è necessario offrirlo 10-20 volte. E’ un lavoro molto lungo, ma ripaga!
• Comprare, lavare, pulire e cucinare le verdure insieme ai bimbi: in commercio esistono coltelli ergonomici speciali che possono essere usati già a partire dai due anni. La cucina per loro è un mondo magico dove ritroviamo aria, acqua, terra e fuoco!
• Non parlare delle loro condotte alimentari con altri in loro presenza: i bambini ci ascoltano, sempre. Mi rivolgo in particolare all’uscita dell’asilo: la carrellata di quanto e cosa ha mangiato (soprattutto non ha mangiato) può farli sentire fortemente a disagio e in colpa, in un momento in cui avrebbero forse solo bisogno di un abbraccio del loro genitore dopo una giornata lontani.
Quando preoccuparsi?
Se il numero degli alimenti accettati dal piccolo è inferiore a 5 è necessario parlarne al proprio medico pediatra, in questo caso il rischio di avere carenze in micro e micronutrienti è reale. In tutti gli altri casi, il nostro compito è fare del nostro meglio per aiutare i bambini anche nella “crescita nutrizionale” senza troppe paure e sensi di colpa.
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RSI Food 10.02.2021, 07:35
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