Lo stress, la dieta e la mente sono strettamente legati: mangiare male può farci percepire stress, tristezza o ansia, contribuendo a comportamenti alimentari compulsivi anziché consapevoli.
Vi sarà capitato, durante un pasto, di pensare già a quello successivo; oppure, una volta finito un pasto, non solo di non essere sazi, ma di avere una “voglia” fortissima di qualcos’altro (tipicamente di dolce o di salato): un po’ quello che succede anche nei momenti di compulsione irrefrenabile a mangiare (sicuramente non un piatto di verdure), o di avere il pensiero fisso sul cibo in condizioni di stress.
La spiegazione sta nel fatto che la sede di percezione e smistamento del senso di sazietà, fame, piacere, e “stress” (tensione emotiva, per esempio), è la stessa in tutti i casi e si chiama cervello limbico, e la sua attivazione - giusta o sbagliata - dipende, in sostanza, da come viviamo e cosa mangiamo.
Una giornata con situazione di stress sul lavoro (frustrazione, attività frenetica, o carenza di adeguato riposo), o nel campo degli affetti, viene letta dal nostro cervello primordiale e istintivo (quello limbico appunto con la parte ipotalamica, amigdalica e ipofisaria) alla stessa stregua di un pasto sbilanciato in zuccheri o sale. In altre parole, mangiare male ci farà percepire di essere stressati, tristi, ansiosi, depressi, o di avere ”semplicemente” la soglia di resistenza ai fattori stressanti molto bassa, o di essere dipendenti da quell’azione.
Le condizioni del momento in cui mangiamo alterano la percezione del pasto
State mangiando un piatto di gnocchi al sugo, oppure un bel piatto di lasagna o di carbonara, in un contesto conviviale che vi risulta poco piacevole - partner che vi sta facendo arrabbiare; capo ufficio che già vi sta facendo pensare al lavoro che farete dopo il pasto; un’amica che confida notizie poco piacevoli o problematiche -: il vostro cervello istintivo non percepirà quel momento come un pasto buono, gustoso e appagante, bensì agirà come se quel pasto non fosse proprio stato consumato, registrando solo lo stato di stress; di conseguenza, vi “tenterà” con la ricerca di qualcosa di dolce o salato (a seconda della vostra predisposizione) appena possibile.
Questo succede perché molecole non del cibo stesso, ma del sistema digestivo (ormoni specifici) e dell’attivazione dello stress (ormoni specifici e neurotrasmettitori), diventano messaggeri di una percezione alterata, che diventa comportamento o umore conseguente.
Zucchero e sale: “droghe” quotidiane per il nostro cervello, messaggeri di piacere e di dipendenza
Entriamo nel dettaglio del legame tra zucchero, sale e piacere. In altre parole, il contenuto di zucchero (glucosio) e sale in un pasto, influenzerà la nostra sazietà e la nostra voglia perpetua. Allo stesso modo, anche i grassi sbagliati lo fanno (alimentazione ricca in salumi, formaggi, dolci soprattutto industriali, etc.) ma hanno un impatto mentale più duraturo, associato a stanchezza fisica e mentale.
Queste sostanze diventano i messaggeri del piacere e della dipendenza alimentare, portandoci a fare scelte poco consapevoli e quindi la nostra apparente scelta di mangiare alimenti sbagliati (dolci, pizza, focacce, etc.) sarà frutto di una compulsione (non gestibile) piuttosto che di una necessità o consapevolezza di scelta.
Inoltre, la scelta di cibi ricchi di zucchero o di sale può condizionare la successiva decisione alimentare, influenzando molecole come la glicemia e l’insulina. La consapevolezza di questi legami può aiutarci a fare scelte alimentari più consapevoli e favorire un benessere complessivo.
Il potere delle micro azioni quotidiane
La consulenza 09.01.2024, 12:50
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Quello che noi mangiamo ad ogni pasto può condizionare la (non) scelta del pasto successivo, modulando il rialzo in circolo di alcune molecole: la glicemia, il sale (come elemento sodio), l’insulina sono tra le più immediate e con effetto precoce. Ed è proprio il contenuto dello “zucchero”(o meglio glucosio) e del sale di quell’alimento, o di quel pasto ad esserne responsabili.
Buono a sapersi - la prova pratica
Come comportarsi a colazione
Opzione 1:
Provate a mangiare solo tre biscotti dolci al mattino a colazione con una bevanda di the o caffè senza null’altro.
(Se proprio non potete rinunciare ai biscotti la mattina, provate a diversificare tra biscotti fatti in casa con ingredienti semplici e “noti”, oppure, se proprio siete bravi, selezionati per tipo di farine, tipo di burro, olio, etc., e i biscotti industriali: la prima scelta è sicuramente la più salutare.)
Opzione 2:
Invece dei biscotti, provate a mangiare pane tostato con un cucchiaino di ricotta o poco burro a crudo e un cucchiaino di marmellata o miele.
Perché l’opzione 2 è la scelta giusta?
Il pasto che più facilmente porterà a farvi (non) scegliere e ricercare o mangiare dolci tutto il giorno è il primo, mentre il secondo quasi sicuramente vi appagherà la voglia di dolce, dandovi anche una giusta energia per il resto della giornata, attivando, invece che spegnendo, il metabolismo mangiando.
L’opzione 1 porta a un repentino rialzo (picco) di glicemia, di insulina e possibile fermentazione intestinale legata a un pasto composto prevalentemente da zuccheri, con iniziale senso di “euforia” che poi diventa, conseguentemente al calo di glicemia, senso di stanchezza o semplicemente di necessità di mangiare ancora zucchero.
L’opzione 2, invece, punta alla scelta di un alimento non dolce (né fermentato in modo “sbagliato”) che però, a livello di gusto, appaga la voglia di “dolcezza”, nell’orario di massima esplosione dell’ormone gastrico legato alla voglia di zucchero (la grelina) che, se non assecondato, favorisce la ricerca di dolce per tutta la giornata.
E l’aperitivo tra amici?
Siete a un aperitivo e, accanto ad una bevanda dolce e alcolica, scegliete di mangiare anche stuzzichini come patatine, salatini o pizza, sapendo che poi andate a cena.
Con questo scenario, la maggior parte di noi, al momento della cena, sarà tentato di mangiare ancora qualcosa di salato o qualcosa di dolce a fine pasto, non accontentandosi della cena in sé: il pasto fatto prevalentemente di zuccheri (bevanda alcolica zuccherata) o di sale, condizionerà la scelta istintiva/compulsiva di continuare sulla stessa linea di ricerca durante la cena, non permettendo, tra l’altro, di soddisfarsi con una cena altrimenti già potenzialmente soddisfacente.
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Un esempio di menù per una giornata invernale saziante, disintossicante fisicamente e mentalmente
Colazione: tè o tisana a piacere, pane tostato (preferibilmente di farine integrali oppure di segale o farro o grano saraceno), poca ricotta (pecora o capra) e poco miele o marmellata.
Pranzo: riso rosso con le puntarelle.
Cena: vellutata legumi cannellini o borlotti (servita sempre con un cucchiaino di olio extravergine di oliva a crudo).