Sono tantissime le aziende nel mondo che stanno facendo ricerca per trovare delle alternative alla carne, opzioni più sostenibili e più etiche che possano contribuire a mitigare l’impatto ambientale della produzione alimentare attuale. Tra le soluzioni che stanno venendo studiate c’è la carne coltivata: una carne che cresce in laboratorio e che, quindi, dovrebbe gravare meno sulle risorse del pianeta, evitando lo sfruttamento animale. Ci siamo quindi chiesti: com’è fatta la carne coltivata? È davvero una valida alternativa alla carne “tradizionale”?
Come viene prodotta la carne coltivata?
Per produrre carne coltivata si parte da un prelievo di cellule staminali da muscoli di animali vivi o cellule staminali pluripotenti da embrioni, queste vengono trasferite in un bioreattore, sterile e monitorato, che riproducendo l’ambiente di un corpo vivente e fornendo le condizioni e i nutrienti necessari, permette alle cellule di moltiplicarsi. Le cellule riprodotte vengono inserite su delle “impalcature” (scaffold) per diventare tessuti connettivi, fibre muscolari o grasso e poi combinati per formare diversi “tagli” di carne.
Carne da laboratorio
RSI Food 15.01.2024, 11:34
Dove la carne coltivata è già realtà
I primi tentativi di produrre carne coltivata risalgono agli anni ’90, ma la prima presentazione pubblica di questo genere di prodotto avviene nel 2013, quando una squadra di scienziati olandesi, presenta un hamburger prodotto in vitro che viene anche cucinato e mangiato, nel corso di una conferenza a Londra.
Il primo Paese al mondo ad autorizzare la produzione e la vendita di carne coltivata è, invece, Singapore. Qui, nel 2020, viene consentita la vendita di crocchette di pollo coltivate, prodotte da un’azienda californiana la Good Meat e la prima macelleria a proporne la vendita è la macelleria fondata da uno svizzero la Huber’s Butchery.
Singapore, la carne è servita
RSI Food 18.01.2024, 17:49
La carne coltivata entrerà nei nostri piatti?
Come sappiamo, il modello attuale di produzione della carne ha un gradissimo impatto ambientale. Coltivare la carne, oltre ad evitare la macellazione di milioni di animali, permetterebbe di produrre solo il prodotto che ci serve, senza scarti: sulla carta, quindi, potrebbe essere un modello meno inquinante. Per provare a misurare la sostenibilità della carne coltivata, sono stati fatti molti studi, ma non essendo ancora prodotta in larga scala, l’effettivo beneficio in termini di sostenibilità è ancora da definire. La produzione di carne coltivata, attualmente, richiede metodi e materiali complessi e l’uso di molta energia (nel bioreattore serve mantenere una temperatura costante di 37°c).
Secondo le proiezioni del Good Food Institute, rispetto agli allevamenti tradizionali, la produzione di carne coltivata nel 2030 potrebbe ridurre: del 92% le emissioni di gas serra, del 78% il consumo e del 90% l’uso del suolo agricolo.
Attualmente produrre carne coltivata costa molto, per renderla un’alternativa commercialmente valida dovrebbe essere riproducibile su larga scala, una delle sfide attuali per i ricercatori è proprio quella di abbassarne i costi di produzione. Di recente Wired ha dato la notizia che la carne coltivata non è più acquistabile in nessun locale che la proponeva a Singapore e negli Stati Uniti, una sospensione che pare sia momentanea e legata all’alto costo di produzione attuale.
Sono tanti i temi in discussione su questo novel food, non da ultimo quello della sicurezza e delle autorizzazioni nei vari Paesi.
Ad oggi la produzione e la commercializzazione della carne coltivata, come di qualsiasi alimento prodotto a partire da cellule o tessuti animali, non è autorizzata dalla Commissione Europea. Sono diversi i Paesi europei che si dichiarano titubanti sulla carne coltivata, tra questi spicca l’Italia, che lo scorso novembre l’ha vietata. La decisione di introdurre sul mercato un novel food, però, spetta all’Unione europea e all’Efsa (che ne valuta la sicurezza per la salute umana), la carne coltivata potrebbe, quindi, venire approvata nel mercato UE.
Molti produttori vedono la Svizzera come un mercato pilota. Questo perché è un mercato piccolo, ma diversificato e ha organi legilslativi più accessibili rispetto a quelli di un grosso mercato come quello dell’Unione Europea.
Diego Moretti, Ricercatore in nutrizione umana SUPSI/FFHS Zurigo
Oltre a Singapore, la vendita di carne da laboratorio è autorizzata in Israele e Stati Uniti. Anche in Svizzera potrebbe diventare realtà, nel luglio 2023 l’azienda israeliana Aleph Farms ha presentato all’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria la prima domanda europea di commercializzazione di carne coltivata. Potrebbero comunque passare diversi anni prima che questa carne si possa trovare in vendita sugli scaffali dei nostri negozi.
Carne da una piuma
RSI Food 12.01.2024, 11:10