Parlando di solanacee, la preziosa reperibilità di informazioni sul web può talvolta risultare controproducente. Possiamo leggere articoli discordanti e contradditori a distanza di pochi giorni. La ricerca in ambito nutrizionale è sempre difficile, soprattutto da interpretare.
Con la Dott.ssa Lara Quarleri - dietista ASDD, con esperienza in ambito ospedaliero e come docente, attualmente dietista indipendente presso il Polisanitario di Roveredo - facciamo chiarezza e vediamo perché certi alimenti vengono considerati “tossici”.
In questo periodo non possono mancare sulle nostre tavole le solanacee, una famiglia di piante di grande importanza per l’uomo dato che comprende molte specie utilizzate in tutto il mondo di ortaggi come le patate, le melanzane, i pomodori, i peperoni, e i peperoncini e piante da cui si ricavano droghe farmaceutiche (la belladonna per l’atropina, il tabacco, le bacche di Goji) e piante velenose. Anche varie erbe e spezie sono derivate da queste verdure, tra cui il pepe di Caienna, il peperoncino e la paprika.
Nel corso della storia, molte piante, grazie alle diverse sostanze contenute e principi attivi, sono state utilizzate come rimedi o veleni a seconda del tempo e dell’uso. Tutt’ora siamo circondati da alimenti contenenti componenti che, se ingerite in grandi quantità o da persone sensibili ai loro effetti, possono essere tossici (ad esempio il cianuro in noccioli di alcuni frutti, la miristicina nella noce moscata, etc.). Anche se le solonacee fanno parte di questa categoria.
Tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto.
Paracelso
Le solanacee sono pericolose per la salute?
Le solanacee contengono lectine e alcaloidi, dei composti considerati tossici se ingeriti in grandi quantità.
Questi composti sono presenti nella pianta perché si pensa che svolgano un ruolo protettivo contro batteri patogeni, virus, funghi e alcuni insetti predatori.
La solanina è un glicoalcaloide ed un’altra sostanza molto conosciuta presente in questa famiglia: è nelle patate (ma anche nei pomodori e nelle melanzane), principalmente nei fiori, nelle foglie, nei germogli e nella buccia, e in misura minore nel tubero.
Alcuni fattori genetici, ma anche le condizioni di conservazione, l’esposizione alla luce o addirittura le ammaccature prodotte durante la raccolta, possono aumentare significativamente il contenuto di solanina.
Un amaro marcato, o addirittura una sensazione di bruciore, possono far sospettare la presenza di un elevato livello di questo glicoalcaloide, sostanza solitamente impercettibile alle papille gustative.
La solanina diventa pericolosa se assunta in quantità superiore a 20 milligrammi per 100 grammi di prodotto fresco, ma non bisogna lasciarsi prendere dagli allarmismi. Infatti, perché si manifesti un inizio di intossicazione, è necessario che una persona del peso di 70 kg mangi, in un solo pasto, 2 kg di patate.
Studi su volontari standardizzate suggeriscono che esistono differenze individuali tra gli adulti nella sensibilità al consumo di glicoalcaloidi, e i bambini ne sarebbero più sensibili.
Inoltre, non ci sono prove che il consumo regolare di quantità normali di alimenti contenenti glicoalcaloidi durante la gravidanza possa rappresentare un rischio per la salute del feto.
Come consumare in modo sicuro gli alimenti contenenti solanina
Per tutelarci dal possibile effetto tossico è possibile adottare alcune precauzioni.
Conservate le patate in un luogo fresco, asciutto e al riparo dalla luce poiché il contenuto di glicoalcaloidi aumenta anche ad alte temperature o quando è umido.
Non mangiare patate germogliate e consumale prima che le patate diventino verdi, poiché la formazione dei glicoalcaloidi avviene prima della formazione della clorofilla (pigmento verde delle piante).
Sbucciare le patate, in quanto la buccia contiene un elevata quantità di sostanza tossica.
Bollire le patate e non riutilizzare l’acqua di cottura: cuocendo le patate in acqua, una parte della solanina finisce nell’acqua di cottura e può essere gettata via ma se vi si cuociono altri alimenti, la solanina potrebbe essere assorbita.
Non consumare patate dal sapore amaro.
Preferire frutta o verdura matura: la concentrazione di alcaloidi è più bassa rispetto a quando l’alimento è acerbo.
Preferire i pomodori rossi rispetto ai verdi.
Sbucciare le melanzane e rimuovere i semi può aiutare a ridurre la quantità di solanina, così come la salatura (lasciarle cosparse di sale per almeno un’ora). La cottura ne riduce comunque la concentrazione.
Non mangiare gli steli e le foglie delle solanacee.
Proprietà positive delle solanacee
Le piante alimentari della famiglia delle solanacee contengono anche molti ingredienti sani e costituiscono una parte importante della nostra dieta. Se consumati in quantità normali, possiamo anche beneficiare delle proprietà benefiche dei glicoalcaloidi.
E’ infatti doveroso sottolineare gli effetti positivi derivati dal consumo di questi vegetali.
Ad esempio, peperoni rossi e i pomodori sono ricchi di vitamine A e C, le patate contengono amido, potassio, fibra, vitamine del gruppo E, antiossidanti, e minerali. Inoltre, i pomodori contengono licopene, un carotenoide ad alta attività antiossidante, e molti studi hanno indicato effetti positivi della sua assunzione nella prevenzione di svariate patologie tra cui malattie cardiovascolari e osteoporosi.
Sono in corso molti studi per definire meglio gli effetti antitumorali dei molti composti bioattivi derivati dalle solanacee che hanno già ottenuto risultati favorevoli negli studi clinici preliminari.
Una review del 2022 pubblicata su “Cancer” ha messo il luce la correlazione tra piante solanacee e il minor rischio di sviluppare il morbo di Parkinson.
Fonti:
Revue Médicale Suisse. Fruits et légumes : peuvent-ils être dangereux? Août 2013. Matteo Pasquier, Fabrice Dami, Bertrand Yersin;
Cancers, Hidden in Plants—A Review of the Anticancer Potential of the Solanaceae Family in In Vitro and In Vivo Studies. Cancers (Basel). 2022 Mar; 14(6): 1455;
International Journal of Pharmaceutical Research and Applications, A Systematic Review on Solanaceae Family. Volume 7, Issue 2 Mar-Apr 2022, pp: 734-747;
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