Torna la rubrica “L’ora del tè” che si anima di contenuti legati al mondo della bevanda pomeridiana per eccellenza, con ricette, consigli, curiosità e tanto colore. Ad accompagnarci, ancora lei, Luisa J. Rusconi: nata in Ticino da padre svizzero italiano e madre inglese, non rinuncia mai a una tazza di earl grey; ama la cucina tradizionale inglese e ha una gran voglia di farci scoprire tradizioni e trend attorno alla teiera e… oltre! Tiene a dirci: “Afferra la tua tazza di tè, ma ti prego: niente zucchero, siamo inglesi!”
In Cina il tè si beve da più di 2000 anni ma è all'Inghilterra che il nostro immaginario associa immediatamente questo infuso.
Ma com'è che il tè è diventato la bevanda britannica per eccellenza?
Il tè approda in Europa a metà XVII secolo, inizialmente come bevanda curativa. In Inghilterra, sempre come medicinale, arriva nel 1653. Ma è con re Carlo II e grazie alla sua consorte Caterina che il consumo di tè si diffonde nel Regno. Caterina infatti porta con sé dal Portogallo una cassa della sua bevanda preferita, generando la curiosità dell'aristocrazia inglese. La leggenda narra che sulla cassa fosse impresso il marchio Tansporte de Ervas Aromaticas (Trasporto di Erbe Aromatiche) – in seguito abbreviato in TEA.
Inizialmente la bevanda viene servita nelle coffee houses, caffetterie riservate agli uomini dove ci si incontra per socializzare e fare affari. Nonostante sia uno status symbol il tè servito nelle caffetterie non è un granché. La bevanda, infatti, viene tassata sulla sua forma liquida, con dazi fino al 119%, e per poter essere controllata da un ufficiale prima della vendita l'infusione viene preparata al mattino, conservata in barili e scaldata quando necessario.
I dazi portano alla nascita di due fenomeni: il contrabbando e l'adulterazione del tè. Le foglie sono tagliate con salice, liquirizia e foglie di prugnola nei casi migliori o, nei casi peggiori, con foglie bollite con solfato ferro e sterco di pecora. I contrabbandieri, presenti lungo la costa e nelle campagne, diffondono il consumo di tè nelle aree rurali e, anche grazie a prezzi più accessibili, la bevanda diventa sempre più popolare. L'infuso diventa parte integrante della vita quotidiana degli inglesi.
Il tè inizia a fungere da collante sociale e attorno al 1730 i popolari giardini delle delizie di Ranelagh e Vauxhall, a Londra, iniziano a servirlo ad eventi danzanti. La diffusione del tè porta notevoli benefici alla salute dei sudditi britannici, soprattutto i meno abbienti. L'uso di acqua bollita riduce i malanni legati al consumo di acque contaminate e bevendo più tè si riduce l'abitudine di bere gin, spesso di scarsa qualità. Ma sarà Anna, settima duchessa di Bedford, colei che introdurrà l'usanza del tè pomeridiano nel 1840. La duchessa, spesso colta dai morsi della fame durante il pomeriggio, prende l'abitudine di bere una tazza di tè con un leggero spuntino. Da lì a poco il tè del pomeriggio diviene una moda che si diffonde in tutto il Regno e la tea hour diventa il momento ideale per prestare visita a parenti ed amici.
In epoca vittoriana nascono accessori bizzarri come la teiera con due beccucci, uno dei quali serve un'infusione meno forte, e la tazza da baffi che protegge il baffo del bevitore di tè dal bagnarsi. Nascono le prime sale da tè e la loro diffusione diventa capillare. Pochi sanno che la bevanda preferita dai britannici ha anche avuto un ruolo nell'emancipazione femminile. Le tea houses, infatti, furono i primi luoghi pubblici dove le donne potevano mangiare un pasto senza una scorta maschile. Le signore cambiavano d'abito per l'occasione, indossando abiti informali ma eleganti caratterizzati dal fatto di essere meno stretti in vita. Un sollievo per chi voleva concedersi qualche dolcetto in più!
Ma è solo durante la Prima guerra mondiale che l'importanza del tè viene riconosciuta dal governo. A causa dell'affondamento di navi da parte dei tedeschi, il suo prezzo sale e il governo britannico ne prende in mano l'importazione. Ad appena due giorni dallo scoppio della Seconda guerra mondiale, per scongiurare perdite in caso di bombardamenti, viene ordinato di disperdere le riserve di tè in magazzini fuori dalla capitale. Il Ministry of Food introduce una razione di 2 once di tè a persona a settimana e il tè viene inviato ai prigionieri di guerra britannici all'estero. La fine della guerra non segna la fine del razionamento, che rimane in vigore fino all'ottobre del 1952.
Le due guerre, il cambio dei costumi e non da ultimo della moda delle diete hanno portato un po' in declino la tradizione del tea time in Inghilterra. Ma una good ol' cuppa tea - una buona vecchia tazza di tè - non si nega a nessuno. Seppure non venga più sorseggiato in tazzine di porcellana finissime oramai soppiantate dalle più generose e resistenti "mugs", tazze cilindriche da circa 300 ml, il tè rimane il collante sociale per eccellenza. Ogni occasione è buona "to put the kettle on" o meglio, mettere l'acqua a bollire!
Fonti:
J. Pettigrew, "Il tè. Duecento ricette per le cinque del pomeriggio", Arcana Editore 1990
J. Norman, "Teas and Tisanes", The National Trust Little Library,1989
H. Simpson, "Ritz London Book of Afternoon Tea", 1986
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