Territorio e tradizioni

Mangiare in tempi di guerra

Durante i conflitti mondiali anche la Svizzera ha dovuto adattare la sua alimentazione, trovare alternative ai cibi mancanti e creare ricette con quello che c’era

  • 10 gennaio, 11:30
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  • KEYSTONE/PHOTOPRESS-ARCHIV/Walter Studer
Di: Patrizia Rennis 

Durante la Prima guerra Mondiale la Svizzera vive la sua prima crisi di approvvigionamento su scala nazionale. Per non farsi cogliere nuovamente impreparata, nel 1938, in vista del secondo conflitto a livello mondiale, decide di organizzarsi rapidamente. Il programma del Paese va dal razionamento, alla sorveglianza dei prezzi, alla promozione della produzione agricola e cambia il modo di alimentarsi della gente.

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Razionamenti in tempo di guerra

Jonas Marti 29.10.2024, 10:44

Il razionamento degli alimenti in Svizzera

È ottobre del 1939 quando in Svizzera vengono razionati i primi alimenti: zucchero, legumi, diversi prodotti a base di cereali, grassi e oli. 

Il sistema di razionamento prevede che alcuni alimenti non vengano più venduti liberamente, ma possano essere acquistati solo tramite tessere e bollini. Lo scopo è contrastare l’aumento del prezzo delle risorse, scarse in tempi di guerra, e garantire che tutti ricevano un approvvigionamento adeguato

Il sistema di razionamento entra in vigore in tutto il Paese, ma tiene conto dei bisogni regionali e viene adattato in base alle disponibilità degli alimenti. Quando un prodotto torna ad essere disponibile in quantità sufficienti si modifica o si abroga temporaneamente il razionamento. Un esempio della flessibilità del sistema di razionamento svizzero è quello del pane: da luglio 1940 non viene più venduto fresco, da ottobre 1942 viene razionato e dal maggio 1943 viene prodotto con aggiunta di patate a causa della scarsità di cereali.

Tessera razionamento

Una tessera di razionamento risalente a giugno 1943 autorizzava l’acquisto mensile per persona di: 4 uova, 500 g di zucchero, 400 g di pasta e 6’750 g di pane che, però, poteva essere comprato solo raffermo.

Se inizialmente le razioni sono identiche per tutti, dal 1942 si comincia a tenere conto anche dell’età e dello sforzo fisico richiesto dal lavoro per gli adulti. Dal 1941 in poi anche la carne, il latte e le uova vengono razionati. Prima dello scoppio della guerra la produzione nazionale di carne era sufficiente per la domanda interna. La diminuzione del foraggio estero e la riduzione dei pascoli, però, ne riducono la produzione.

Oggi uno svizzero consuma in media 3’400 kcal al giorno, durante le Guerre Mondiali l’apporto calorico era inferiore alle 2800 kcal al giorno.

Obiettivo autoapprovvigionamento

Con l’idea di arrivare all’autosufficienza alimentare, la Svizzera decide anche di estendere le superfici coltivate. Grazie al cosiddetto Piano di Wahlen, nel 1940, l’allevamento di bestiame viene ridotto per aumentare la produzione agricola: tutti i parchi, le zone verdi e i terreni incolti vengono convertiti in campi.

Il piano non fa mai raggiungere l’autosufficienza alimentare al Paese, ma rafforza la determinazione del popolo svizzero a garantire la propria indipendenza e trasmette una percezione di riserve sufficienti. 

Grazie a questa politica la Svizzera è l’unico Paese dell’Europa occidentale che all’epoca non deve mai razionare patate, verdure e mele. Una famiglia su due riesce a rifornirsene in maniera autonoma.

La “cucina di guerra”

La mancanza di ingredienti di quell’epoca fa nascere la cosiddetta “cucina di guerra”: un modo di alimentarsi che cerca di ovviare alle restrizioni. Nelle ricette viene suggerito come sostituire la carne con legumi, formaggio e pane integrale. Si fa un uso oculato della carne con preparazioni come: fette di mortadella impanata, fegato saltato o impanato, gallina in umido – con galline giovani o vecchie - cavoli farciti con carne macinata. La patata è molto presente sulle tavole e la zuppa diventa un piatto fisso a pranzo e a cena. La scarsità di ingredienti porta a creare ricette come la gelatina fatta di bucce di mela o nuovi piatti fatti con i resti di pane. I cereali vengono macinati integralmente in modo da non perdere nessun valore nutritivo.

Burro e uova scarseggiavano, così la mia bisnonna faceva una torta con quello che aveva: farina, zucchero, acqua, cioccolato in polvere, cannella e chiodi di garofano in polvere. Pur essendo molto semplice, il suo buon sapore ha fatto sì che questa torta venisse tramandata di generazione in generazione e ancora oggi è una delle mie ricette preferite

Regula Notter , Ascoltatrice di SRF 1 

Torta di guerra
  • GraubündenVIVA

Sovracompensazione del cibo

Al termine del conflitto le misure di razionamento vengono progressivamente tolte e si ha un lento ritorno alla normalità. L’alimentazione degli svizzeri continua però ad essere influenzata dagli eventi vissuti. Secondo il ricercatore alimentare Dominik Flammer nel dopoguerra le persone cercano di compensare ciò che gli è mancato e iniziano a mangiare più carne e cibi più grassi. Si diffondono prodotti pronti da macelleria come il cordon bleu e gli uccelli scappati. 

Dal 1948 al 1950 il consumo di panna e burro aumenta del 50%. Salsicce e zucchero non mancano mai nella lista della spesa.

Fonti:

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