In palio ci sono i 751 seggi del Parlamento europeo per un periodo di 5 anni. Un appuntamento che, in tempi ordinari, non suscita grandi entusiasmi fra gli elettori (42,6% nel 2014) anche perché l’Europarlamento non gode di tutti i poteri generalmente attribuiti ai poteri legislativi nazionali.
Quest’anno tuttavia i motivi d'interesse non mancano a cominciare dai risultati che raccoglieranno le formazioni euroscettiche quali il Rassamblement national di Marine Le Pen e la Lega di Matteo Salvini, determinate a rafforzare la loro presenza a Strasburgo, unitamente agli altri partiti nazionalisti, in modo da creare un forte fronte che gli analisti vedono attorno ad un terzo dei seggi.
L'appuntamento europeo vede anche lo “strano voto” del Regno Unito, organizzato all’ultimo momento e destinato a ad eleggere dei deputati per soli 5 mesi prima che la Brexit venga sancita definitivamente ormai senza Theresa May.
Ad essere sotto pressione sono indubbiamente il Partito popolare europeo ed i Socialdemocratici fino ad oggi capaci insieme di far passare i testi legislativi. Molto probabilmente questa egemonia finirà con queste elezioni e all’orizzonte si stagliano i possibili nuovi alleati come i Liberali (compresi gli esponenti del partito del Presidente francese Emmanuel Macron) o i Verdi. In gioco vi è anche la futura nomina del successore di Jean-Claude Juncker alla testa della Commissione europea, per cui già da martedì sono previsti i primi colloqui preparatori fra i Capi di Stato e di Governo.
Di tutto ciò a Modem discutono:
Yves Mény, politologo francese;
Mario Telò, Professore di relazioni internazionali all’Università libera di Bruxelles;
Jan Zielonka, Docente di politiche europee all’Università di Oxford.
Modem su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay
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