L’Okjökull, conosciuto come il ghiacciaio Ok, situato all’interno del cratere di un vulcano, è stato il primo dei circa 400 ghiacciai islandesi a perdere il suo status di ghiacciaio, a trasformarsi in un semplice residuo di acqua ghiacciata, a testimonianza di un cambiamento, quello climatico, inarrestabile. Nell’agosto del 2019, per ricordarlo, è stata installata una targa con la scritta:
Sappiamo cosa sta accadendo e cosa sarebbe necessario fare… Solo voi potrete stabilire se l’abbiamo fatto.
Un monito per le future generazioni, mentre le previsioni ci dicono che entro il 2200 tutti i ghiacciai islandesi potrebbero scomparire, compreso il Vatnajokull, il più grande ghiacciaio d’Europa.

La targa del ghiacciaio Okjökull
Slovenia e Venezuela sono i primi due Paesi al mondo ad aver perso tutti i loro ghiacciai: l’ultimo ghiacciaio venezuelano, l’Humboldt, nella Sierra Nevada de Mérida sulle Ande a circa 5’000 metri di altitudine, è scomparso nel 2024. Anche alle nostre latitudini la situazione è preoccupante, e chi frequenta l’alta montagna lo vede. A questi ritmi, come riporta il Dipartimento del territorio del Canton Ticino, nel giro di un decennio i ghiacciai della Svizzera italiana come quelli del Basodino, della Valleggia, dell’Adula e del Corno scompariranno.
2022, requiem dei ghiacci
RSI Info 24.10.2022, 18:53
A tutto questo si aggiunge la fusione dei ghiacci polari. Così, per sottolineare il profondo legame fra noi, i ghiacciai e l’importanza della loro preservazione, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) insieme all’UNESCO hanno proclamato il 2025 Anno internazionale per la preservazione dei ghiacciai, un’iniziativa che si aggiunge alla Giornata mondiale dei ghiacciai celebrata ogni 21 marzo, primo giorno di primavera, dal 2022. Ovunque si promuovono conferenze, mostre, attività e incontri sul tema, manifestazioni come il Festival diffuso L’uomo e il Clima, che a Lugano ha messo al centro della sua prima edizione proprio i ghiacciai.

L’uomo e il clima
Il giardino di Albert 08.02.2025, 18:00
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Ma perché sono importanti? I ghiacciai sono veri e propri archivi naturali della storia climatica e ambientale del nostro pianeta. Custodiscono microscopiche bolle dell’aria che si respirava sulla Terra milioni di anni fa, e una varietà enorme di informazioni, molecole e microscopici organismi che raccontano il passato del pianeta. Un patrimonio che rischiamo di perdere se non fosse per progetti come Ice Memory, di cui la Svizzera con il Paul Scherrer Institute di Zurigo è stata fra i promotori, un progetto che punta a salvare questa memoria, recuperando, studiando e archiviando in Antartide, a -50°C, le carote estratte dai ghiacciai di tutto il mondo.
VIDEO: Ogni estate, la calotta glaciale artica si scioglie fino a raggiungere quello che gli scienziati chiamano il suo “minimo” prima che l’abbassamento delle temperature porti nuovamente all’aumento della copertura di ghiaccio. Questa visualizzazione mostra l’estensione minima annuale del ghiaccio marino artico dal 1979 al 2020.
«Il rischio di perdere queste informazioni è molto alto – dice François Burgay, chimico ambientale dell’Università di Basilea, intervenuto a Lugano proprio in occasione della Giornata Mondiale dei Ghiacciai - uno studio pubblicato dal gruppo in cui ero nel 2024, presso il Paul Scherrer Institute, ha confrontato due carote prese dal ghiacciaio di Corbassière sul versante nord del massiccio del Gran Combin nel Canton Vallese, a due anni di distanza, nel 2018 e nel 2020, e la cosa che ha sconvolto tutti è che le due informazioni climatiche e ambientali contenute in queste carote non erano più confrontabili, la carota del 2020 era simile a quella del 2018 fino a una certa profondità, poi tutta l’informazione chimica più recente era stata dilavata via dall’acqua di fusione. È un gioco contro il tempo.»
Una memoria di ghiaccio
RSI Info 03.08.2024, 18:00
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François Burgay studia il fitoplancton intrappolato nei ghiacci, microscopiche alghe unicellulari fondamentali per la vita marina, e molecole come i PFAS, composti inquinanti prodotti dall’uomo, di cui al momento riusciamo a studiare solo un 20% di quelli che si trovano nei ghiacciai, e che con la fusione di questi potrebbero rientrare nella catena alimentare. «È allarme rosso – dice François Burgay - tutti i ghiacciai del pianeta, salvo rare eccezioni, come il plateau antartico, stanno fondendo e oltre alla perdita di questa memoria, ci saranno conseguenze sulle popolazioni dovute all’aumento del livello dei mari. Molte fra le città più popolose si trovano sulle coste, un aumento di pochi centimetri del livello del mare può avere ripercussioni enormi su milioni di persone, già entro la fine di questo secolo.»
Il livello del mare attraverso un oblò
RSI Info 20.03.2025, 16:08
Anche se le regioni più interne dell’Antartide non risentono ancora di questi cambiamenti, i ghiacci della Groenlandia e delle coste del continente antartico stanno perdendo massa a un ritmo preoccupante. L’IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change) prevede che entro il 2100 il livello del mare potrebbe aumentare di oltre un metro, con effetti devastanti sulle popolazioni costiere di tutto il mondo. «Nella penultima Conferenza sul Clima - continua François Burgay - anche alcuni paesi africani hanno firmato il documento sui ghiacciai… sembra strano che paesi che non hanno ghiacciai si preoccupino della loro fusione, ma ci sono stati come il Senegal che hanno coste molto popolate e quello che temono è proprio l’innalzamento dei mari.»
https://rsi.cue.rsi.ch/info/ambiente/Perch%C3%A9-il-riscaldamento-dell%E2%80%99Artico-deve-preoccuparci--2590350.html
Se poi consideriamo che i ghiacciai, bianchi come sono, funzionano come regolatori della temperatura terrestre, grazie alla loro capacità di riflettere la radiazione solare, il cosiddetto effetto albedo, capiamo come tutto questo rischi di accelerarsi. La loro fusione innesca una sorta di circolo vizioso, la diminuzione di aree bianche sul pianeta accelera il riscaldamento globale poiché riduce la capacità riflettente, facendo assorbire più calore agli oceani e alla superficie terrestre.
VIDEO: I dati satellitari indicano che tra il 2002 e il 2023 l’Antartide ha perso in media 150 miliardi di tonnellate metriche di ghiaccio all’anno, contribuendo all’innalzamento del livello del mare a livello globale. Le tonalità arancioni e rosse indicano le aree che hanno perso massa glaciale, le tonalità azzurro chiaro indicano le aree che hanno guadagnato massa glaciale. Il bianco indica le zone in cui ci sono stati cambiamenti molto limitati o nulli.
Senza contare che i ghiacciai rappresentano una delle principali riserve d’acqua dolce. Circa il 70% dell’acqua dolce è immagazzinata nei ghiacciai e nelle calotte polari, ed è una delle risorse più importanti che abbiamo. “Non è troppo tardi – commenta François Burgay - per quanto ormai i ghiacciai siano in parte compromessi, anche se smettessimo adesso di emettere anidride carbonica in atmosfera perderemmo il 30% della loro superficie entro il 2100, ma possiamo limitare i danni e questo dipende dalle scelte che facciamo, da quanto rapidamente andremo a decarbonizzare e se riusciremo a restare entro i 2°C di aumento della temperatura rispetto al periodo preindustriale. Se così fosse, riusciremmo a salvare tra il 25-35% dei ghiacciai rispetto al 2017.» Con essi salveremmo alcuni dei più affascinanti e preziosi ecosistemi che conosciamo, e salveremmo noi stessi.
Viaggio nel grande Nord
Il giardino di Albert 15.02.2025, 17:00
Conclude François Burgay: «L’unico modo per poter preservare i ghiacciai è ridurre le nostre emissioni di anidride carbonica e contenere l’aumento delle temperature globali entro quei 2°C, a cui siamo così vicini; i pochi tentativi sperimentati, come i teloni geotessili che ricoprono e proteggono i ghiacciai, non sono vere soluzioni, servono a rallentare un po’ un processo che tuttavia non si fermerà: è come curare un’influenza con l’omeopatia, non serve a nulla.»
https://rsi.cue.rsi.ch/info/oltre-la-news/Il-ghiacciaio-%C3%A8...-sotto-coperta--1224611.html
L’Anno Internazionale per la Preservazione dei Ghiacciai punta a rafforzare la consapevolezza pubblica, a stimolare l’azione politica e la mobilitazione di fondi per la ricerca finalizzata a proteggere questi ecosistemi. Purtroppo, le notizie dei tagli a importanti enti di ricerca e agenzie federali statunitensi che si occupano anche di clima e ambiente da parte dell’amministrazione Trump, oltre al dietrofront di paesi come gli Stati Uniti sull’impegno a favore dell’abbattimento delle emissioni non sono segnali positivi. Iniziative come la Giornata mondiale dei ghiacciai possono aiutare a mantenere alta l’attenzione e a promuovere una comunicazione e un’educazione sull’importanza di questi ecosistemi. Come sempre, ognuno di noi può dare il suo contributo, rendendo l’azione collettiva più incisiva.
François Burgay, chimico esperto di ghiacciai dell’Università Basilea, è ospite del Festival “L’uomo e il clima”, venerdì 21 marzo 2025 a Paradiso. I dettagli dell’evento, qui.
Dossier: ghiacci in crisi
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