"Una minaccia per la Svizzera"

"È ora che i politici dotino l'incaricato federale alla protezione dei dati dei mezzi necessari per tradurre in pratica la legge, la cui applicazione è molto carente (...). C'è già un'enormità di dati su Facebook che concerne la Svizzera e ci sono state fughe di dati come quella che ha toccato 800'000 clienti della Swisscom". A dirlo è Paul Olivier Dehaye, titolare della società di consulenza personaldata.io, che collabora alle inchieste giornalistiche sull'uso improprio di queste informazioni e testimonierà davanti al Parlamento britannico sul caso della Cambridge Analytica.

"Il marketing trasforma il cittadino in consumatore di politica", afferma il matematico e informatico ginevrino, secondo il quale Facebook è un attore potente e influente che la Confederazione non ha per ora i mezzi di controllare. Questo costituisce "un vero pericolo per la sovranità" del paese.

La vicenda ora al centro dell'attenzione mondiale, spiega, ha assunto queste proporzioni perché attraverso le 270'000 persone che usavano l'applicazione incriminata si è arrivati alle informazioni di 50 milioni di loro amici e da lì è stato ricostruito il profilo di un quinto dell'elettorato statunitense, permettendo di "manipolare la circolazione dell'informazione e dirigere la discussione globale sull'elezione" presidenziale.

Tecniche simili "possono essere con successo in ogni sistema politico" e qualsiasi agenzia può adattarle alla Confederazione.

RG/pon