Ancora giovani in cerca di una maturità nei film italiani passati sugli schermi del Lido di Venezia. Dopo la coppia in attesa di un bambino di Piuma di Roan Johnson, e dopo i due compagni di classe in vacanza a San Francisco di L’estate addosso di Gabriele Muccino, questa volta è il turno del gruppo di amiche protagoniste di Questi giorni di Giuseppe Piccioni.
Le quattro amiche durante il viaggio a Belgrado
Quattro ragazze intraprendono un viaggio alla volta di Belgrado per accompagnare una di loro a lavorare in un hotel per qualche mese. Ciascuna porta con sé una storia più o meno drammatica: la protagonista, innamorata del professore (Filippo Timi) con cui sta facendo la tesi, scopre poco prima di partire di essere malata di tumore; la suonatrice di violino aspetta un bambino da tre mesi; colei che starà in Serbia mostra di avere un rapporto conflittuale con la propria omosessualità, la quarta è innamorata di un ragazzo più altolocato che in fondo non accetta le sue origini umili (Sergio Rubini nel ruolo del padre caciarone della ragazza). Insomma ce n’è per tutti (troppi) i gusti e tutto è molto “rappresentato” con una grande distanza fra fiction e realtà. Non un film da concorso alla Mostra di Venezia, insomma.
Ma qualche scena indimenticabile c’è: come lo spassoso dialogo fra Il prof. (e qui Timi per la prima volta accentua sul grande schermo la lieve balbuzie che lo colpisce quando non recita) e la madre (Margherita Buy che per Piccioni è da sempre una musa) della protagonista verso la quale anche lui nutre dei sentimenti.
La domanda che resta è perché registi non più giovanissimi come Piccioni e Muccino - e con loro tanta parte del cinema italiano - scelgano di rappresentare tante storie legate all’adolescenza. Questioni di botteghino o di nostalgia?
Francesca Felletti
Dal TG20:
Il cinema italiano a Venezia
Telegiornale 09.09.2016, 20:00